NOTA della redazione per i blogger: per il mese di febbraio, sono stati sospesi i voti agli articoli, ecco perché tutti i blogger ricevono una bassa valutazione con il voto 1; vogliamo dunque chiarire che non è un giudizio negativo al pezzo qui proposto. Grazie per continuare a scrivere su VxL.


Piove sul bagnato in casa Juve. Le recenti precipitazioni che hanno interessato buona parte della Penisola, si sono manifestate questa sera sull’Allianz Stadium sotto un’altra veste. Sulle teste dei giocatori bianconeri, dopo la sconfitta interna con l’Udinese, sono piovuti fischi e, speriamo, qualche goccia d’acqua, non piovana, ma frutto dell’attività delle ghiandole salivari. A dir la verità, dopo una caduta come quella di ieri, il sottoscritto è fra gli juventini ad attendere con ansia il ritorno della pioggia, quella vera, per non piangere in solitaria. Aveva ragione Faber, tra le note di quel capolavoro dedicato ai bombaroli: l’acqua che scende dal cielo è la cornice ideale per manifestare il malessere sotto forma di lacrime.

Nella stessa canzone il cantautore genovese afferma con vigore: qui, chi non terrorizza, si ammala di terrore. Nel mondo delle esplosioni, come nell’attuale mondo del calcio, la frase di cui sopra è un mantra da scolpire nelle coscienze. Per anni ha fatto capolino la guerra fratricida fra gli appassionati del pallone, che ha visto contrapporsi gli amanti del risultato agli affezionati del bel gioco. Non ha vinto né l’una, né l’altra fazione, ma la posta in palio è stata divisa. Il calcio del 2024 ha bisogno dei risultati per portare a casa il bottino finale, ma anche di una basilare componente estetica per presenziare sul rettangolo verde.

Qualcuno lo dica a Massimiliano Allegri. Il fatto di allenare una squadra a strisce bianche e nere deve averlo fuorviato completamente dagli standard contemporanei. Già, perché è dalla metà degli anni settanta che la televisione ha assunto le sembianze e le colorazioni che conosciamo tuttora. Sono cambiati i televisori (dal tubo catodico allo schermo ultra-piatto), si sono evoluti i formati (dal 4:3 ai 16:9 e così via), così come a incaricarsi di ospitare le frequenze televisive non è più il mero tivù analogico, ma la più recente tecnologia afferente al digitale terrestre.

La Juventus di Massimiliano Allegri, nel 2024, presenta degli modelli, estetici e nei risultati, da far ribrezzo persino se si traslasse questa situazione nel decennio sopra citato. Attenzione: il sottoscritto non fa riferimento alla sola condizione dell’attuale stagione. Perché è dal 2021 che la creatura allegriana è uno sgorbio, degno dei primi esercizi di scrittura compiuti da un bambino di prima elementare. In più, quest’anno, anche per i più strenui difensori del tecnico livornese, è presente un elemento da non sottovalutare: l’esclusione della Juve dalle coppe europee. In teoria: la Juve dovrebbe preparare una partita a settimana. In pratica: ciò che emerge dal responso del campo è la visione di una squadra che si dedica alla sola fase difensiva, con enormi fatiche a imbastire azioni offensive e pericolosità effettiva sotto porta. Il secondo posto attuale non è un miracolo. È metà del proprio dovere.

Nulla di personale verso Max Allegri, allenatore vincente, il più vincente e il più longevo del decennio passato. Ma il rispetto e la reverenza non sono più così scontati quando si offende l’intelligenza altrui. Non vincere per quasi tre anni, in casa Juve, dovrebbe essere drammatico.
Nel frattempo, Allegri si diverte  a prendere in giro dirigenti, stampa e tifosi.
Come? In che modo? Conferenze stampa monotone: buttiamola in caciara per mettere pressione sugli avversari, i quali, puntualmente, precedono in classifica la Juve. Dichiarazioni post-partita di totale de-responsabilizzazione della squadra in caso di sconfitta e invocazione di miglioramenti dopo qualsiasi risultato, senza poi appurare se questi ultimi siano avvenuti o meno. Chiedere all’Inter: Allegri vive questa sfida come il più infuocato degli ultras, tanto che gli uomini di Inzaghi, dal 2021, si sono fatti beffe della Juve, soprattutto in campo, innescando l’ira funesta di Max.
Episodi: finale di Coppa Italia 2022, Allegri espulso; sempre in Coppa Italia, 1-0 nerazzurro, Juve eliminata e Allegri che insulta qualsiasi essere vivente negli spogliatoi. Roba da matti!

L’errore storico è stato compiuto a monte. Andrea Agnelli ha richiamato, in primis, un allenatore che non si è adattato ai cambiamenti nati nel calcio post-Covid. Quest’ultimo, rifiutando, come è noto, il Real Madrid, ha scelto la propria comfort zone torinese. Gli è stato affidato il compito di creare la base di partenza juventina su cui fondare i futuri trionfi. Roba da non credere: un quadriennale a sette milioni e mezzo a stagione solo per programmare il futuro (?).
La squadra di cui dispone attualmente Allegri non può avere la stessa gestione e, in parte, lo stesso stile di gioco di una squadra infarcita di campioni, come nel ciclo precedente. Giocatori più giovani e inesperti vanno guidati e allenati costantemente, quasi in maniera pedagogica, non gestiti e usati come carne da macello per le barricate difensive.

Massimiliano Allegri, all’età di quarantasei anni, è un allenatore che, per scelta propria e per i motivi elencati qui sopra, si è auto-consegnato agli annali della storia. Senza velleità di lasciare una nuova impronta nella storia del calcio italiano.
In casa Juve c’è ancora qualcuno che elargisce credibilità a un lavoro privo di frutti e che sta, soprattutto, stroncando sul nascere l’avvenire di giocatori talentuosi o in via di consolidamento, per dar vita a idee di gioco pressoché inesistenti. Pensare, nel 2024, di poter controllare qualsiasi istante di una partita, cercando di limitare la pericolosità offensiva di un avversario, ma anche limitando drasticamente la propria produzione nell’area avversaria è roba da medioevo calcistico. Da ciò deriva che il fattore imponderabile, lato irrazionale e meraviglioso di questo sport, non è contemplato oppure rappresenta, paradossalmente, un vantaggio per le squadre avversarie più quotate. Soprattutto perché non fanno fatica a preparare le sfide che le contrappongono alla Juve. 
Mai avrei pensato di poterlo dire: mi hai rotto il calcio, Max!