Presidente, rampollo della famiglia industriale più potente d'Italia, Tue sono le lodi e i ringraziamenti per un decennio memorabile e inarrivabile.
A te solo, Presidente, vanno tributati onore e gloria, capitoli indelebili della più recente storia bianconera.
Cosa buona e giusta, allo stesso modo, non omettere gravi responsabilità nell'inesorabile declino che ci attanaglia.

Laudato si', Presidente, per fratello Beppe Marotta, messo alla porta per essersi opposto alle manie di grandezza di chi lo circondava. Ceduto, senza troppi rimpianti, alla concorrenza, la cui gestione manageriale dell'ultimo triennio è risultata decisiva per ridurre il gap oceanico tra loro e la Juve, culminato con il tricolore dello scorso campionato.

Laudato si', Presidente, per fratello Fabio Paratici, scellerato direttore dell'area sportiva. Acquisti a casaccio, plusvalenze fittizie scaturite da valutazioni gonfiate, urla, schiamazzi ed esami di lingua, organizzati per aspiranti cittadini italiani. Dai ricavi d'oro pre-Cardiff alle perdite sanguinose post-scoppola. Mica poco, mi' signore!

Laudato si', Presidente, per tuo vice Pavel Nedved, Pallon d'Oro e plumbea scrivania. Piedi fatati, sul terreno di gioco, dichiarazioni improbabili in sala stampa. Non basta esser stato gran campione, per meritare la poltrona dirigenziale. E, per favore, non lo faccia mischiare con gli affari di mercato, quale frate Schick(ke!).

Laudato si', Presidente, per la stella luminosa, CR7, colpo ad effetto da annali storici. Fiumi di denaro, visibilità in ascesa e assalto all'Europa. Peccato che l'astro di Funchal non fosse la panacea di ogni malanno continentale, acuito nelle ultime primavere-estati da sodalizi batavi, galli e lusitani. Affiancare Alex Sandro, Rabiot o De Sciglio al suddetto è la peggior strategia mai pensata, per sollevare al cielo la Coppa dalle grandi orecchie. Il Real Madrid non avrebbe vinto quattro Champions in cinque anni senza l'apporto dei vari Modric, Kroos, Casemiro, Ramos o Benzema. Da qui la fuga d'oltremanica.

Laudato si', Presidente, per prezioso centrocampo, cuore pulsante dell'agognata vittoria. Smantellarlo e indebolirlo, per carità, idea infelice dei Tuoi sottoposti. Tuttavia, partita dopo partita, non pare sia arrivato un consiglio saggio e illuminato dalle Tue labbra. Dai fasti del quartetto (Marchisio-Pirlo-Pogba-Vidal, ndr) ai rottami (e\o) strapagati (Ramsey-Rabiot).

Laudato si', Presidente, per maestro Max Allegri. Fu amore a prima vista, nella cornice londinese che precedette la finale teutonica dell' A.D. MMXIII. Fu vittoria e sofferenza neglli anni di convivenza. Fu amara e lacrimata e separazione, avallato dai quei sottoposti di cui sopra. Poi avvenne il pentimento. E lo sventurato rispose, ahilui.

Laudato si', Presidente, per sorella Superlega. Al tavolo dei potenti facesti gli onori di casa. Un'idea foriera di rivoluzione, osteggiata da benpensanti e malelingue. Peccato non sia decollata, peccato sia stata illusione non baciata dallo Spirito Santo, in viaggio fra Pasqua e Pentecoste. Abilmente uccellato, frate Ceferin, si è dovuto arrendere alle sentenze dei tribunali, le quali gli hanno intimato di non perseguitare le pecorelle smarrite dell'ovile UEFA. Ma frate Ceferin ha, comunque, raggiunto il proprio scopo, uccidendo il vitello grasso, dopo aver scorto all'orizzonte i nove figlioli prodighi far ritorno a casa (pur chiedendo loro trenta denari per il tradimento non consumato).

Laudato si', Presidente, per evidente delirio di onnipotenza. Da presidente ECA si è distinto, col senno di poi, quale grande tessitore di quanto declamato nel paragrafo precedente. Se la Superlega piange, la Juve non ride. La politica del calcio ha scalzato dall'interesse presidenziale quella splendida creatura, rimasta intrappolata nel Millennium Stadium di Cardiff e mai più uscita. L'orizzonte assai cupo non lascia presagire nulla di buono.

Laudate et benedicete il Presidente, ringraziandolo per aver regalato un decennio di grandi emozioni. Non voltatevi, però, dall'altra parte, nell'analizzare gli eventi più recenti. Perché è anche la noncuranza di Costui ad aver accelerato la caduta verticale della Signora bianconera.