Padre Gianni (Balzarini) da Cremona era mezz’ora buona che era lì, in quella caspita di auto, nel tentativo (vano) di far funzionare l’app per la registrazione dei video del nuovo ordigno tecnologico, che a scopo promozionale gli avevano concesso in comodato d’uso. Preoccuparsi di questi aspetti non era decisamente il suo forte, ma da quando Mediaset aveva perso i diritti televisivi: liberi tutti, dal mitico Sandro Piccinini, all’ottimo Sandro Sabatini, dal sempre lucido Graziano Cesari alla sempre impeccabile Monica Vanali, e altri ancora, ognuno si era “aggiustato” in qualche modo. Tutti comunque alla costante ricerca di un po’ di companatico da inserire tra le due fatidiche fette di pane.

Il nuovo smartphone proprio non ne voleva sapere di attivarsi, ma ad un certo punto, quando ormai col magone il Balza nazionale stava per desistere, finalmente la fatidica luce rossa con la scritta “rec” si accese: ancora una volta i fan di Padre Gianni avrebbero potuto seguire l’omelia del loro Youtuber preferito, rilasciata lì, sciatta come sempre, con la solita incorreggibile trasandatezza, massaggiandosi per metà del tempo la collottola, assolutamente indifferente a ogni problematica di bon ton, come del resto anche tecnica, legata a posizionamento luci e scenografia, spesso inesistenti, e tutto ciò che normalmente dovrebbe almeno un minimo preoccupare uno youtuber che voglia in qualche modo offrire ai suoi iscritti o spettatori occasionali un prodotto, non dico piacevole, ma almeno minimamente fruibile.

Qualsiasi youtuber che voglia definirsi tale, oltre ovviamente ad avere uno straccio di idea di cosa ha intenzione di dire, si preoccupa anche di mettere su un accenno di scenografia. Lo sfondo che i suoi fan vedranno posizionato dietro di lui.

Ma lui no. A Padre Gianni stava troppo a cuore l’aspetto pedagogico di ciò che avrebbe detto per avere in mente anche altre preoccupazioni. E i concetti che avrebbe espresso, lui per esperienza già lo sapeva, avrebbero richiesto molto tempo, e molte pause, per permettere all’uditorio di comprendere l’importanza dei concetti che egli avrebbe espresso, e che fortissimamente voleva venissero compresi.

Sempre per poter contare su un piatto di lenticchie sicuro, Padre Gianni aveva persino accettato di buon grado di dare vita ad una campagna per la prevenzione di potenziali attacchi di narcolessia. In occasione di omelie particolarmente soporifere, Padre Gianni aveva accettato, per un pugno scarso di legumi in più, di far aggiungere in sovrimpressione all’inizio e alla fine delle sue omelie, una scritta per mettere in guardia gli spettatori da possibili stati di sonnolenza indotti dalla visione delle prediche, invitandoli ad interrompere momentaneamente la guida di automezzi , o l’eventuale uso di macchinari pericolosi.

Ancora una volta la lucetta rossa si era (finalmente) accesa, l’omelia poteva avere inizio: “ragazzi…” a cui segue una pausa talmente lunga da indurre alcuni a pensare che ci fosse stata un’interruzione della registrazione. Pausa durante la quale, serissimo, si massaggiava faccia e pelata, senza soluzione di continuità fra le due parti anatomiche.

Per svariati, lunghissimi istanti, con fare di rimprovero, evidentemente deluso da alcuni commenti, espressi da qualcuno, non dei suoi, naturalmente, che aveva avuto l’impudenza di andare a sentire anche altre campane per farsi un’opinione più articolata, non solo basata sulle informazioni ed opinioni dell’Allegriana Tele Kabul (l’ufficio stampa bianconero).

O forse solo provato dalle fatiche del vivere quotidiano di chi è costretto a dare un colpo al cerchio, ed uno  alla botte, nell’impossibile tentativo di essere al contempo Youtuber critico nei confronti di tecnico e società, ma anche giornalista prono, impegnato nella difficile selezione di cosa dire, e di cosa invece solo bofonchiare in modo incomprensibile nel corso delle sue omelie.

“Ragazzi…” e parte un’altra sessione di massaggi shiatzu alla nuca e al collo, utile, quest’ultima, a lasciar intravedere a scopi promozionali, l’appoggiatesta con inserti in pelle, cuciti a mano, di una vettura chiaramente alta di gamma, altrettanto chiaramente non corrispondente alla sua vera auto, più volte intravista nel corso di cento altre occasioni: probabilmente l’automobile più orrenda della storia dell’auto a livello mondiale (con buona pace dei fieri possessori della Duna color beige): una Chevrolet Matiz della versione restyling del 1997, verde metallizzato.

Ragazzi… davvero non so più come fare con alcuni di voi.” Pausa lunga un chilometro. “davvero! Non so più come fare…”.
E poi, ancora… “Non è con la logica del tutto e subito che si ottengono le cose!”, a cui seguono almeno altri 20 secondi buoni, utilissimi per permettere agli ascoltatori che avevano necessità fisiologiche impellenti di espletare con tutta calma le loro esigenze, senza timore di essersi persi nulla.

Si trattava di concetti di vitale importanza, i quali richiedevano, evidentemente, di essere espressi coi tempi e l’enfasi giusti: “non è con la logica del tutto e subito che si ottengono le cose!”. Il concetto era chiaro e condivisibile, ma tra le tante banalità che Padre Gianni avrebbe potuto partorire, e ne partoriva sempre di nuove, sempre di più banali; in una continua sfida con sé stesso, era lecito chiedersi perché proprio questa. Perché proprio lì, perché proprio in quel momento.

Insomma, Padre Gianni, campione incontrastato di ecumenismo, colui che era stato capace di ridicolizzare persino il Jovanotti degli anni migliori, che ai tempi si dichiarava senza il minimo imbarazzo seguace di Che Guevara, Madre Teresa, Malcon X e Ghandi, si può sapere con chi ce l’aveva?
Juventibus, la creatura di Zampini, la realtà juventina coi maggiori ascolti, con le presenze fisse dell’idolatrato Moggi, di Momblano, il Di Marzio de noantri, l’unico rimasto ad appresentarsi in TV ancora con la cravatta lucida, quella “tirata fuori dal cilindro” e prodotta in milioni di esemplari in esclusiva dall’UPIM. Quella, per intenderci, che grazie al suo successo di vendite, fu in grado, da sola di risollevare il comparto tessile biellese, a cui facevano in quegli anni riferimento anche Standa e Rinascente. Dell’esilarante Edoardo Mecca, della Nicotra, proprio non poteva essere.

Padre Gianni decisamente non aveva le stigmate del martire, e decisamente mai si sarebbe messo contro Zampini, il piacione romano più amato dal pubblico juventino, e il suo drappello di potentissimi direttori di giornale.
Mai e poi mai! Neanche se Zampini stesso, in un momento di follia, chiaramente sotto l’effetto di sostanze psicotrope, avesse potuto dire o fare qualcosa di così grave da riuscire a rovinare i suoi ottimi rapporti con la società Juve. Nemmeno di fronte ad una evenienza di questo tipo, Padre Gianni avrebbe mai avuto il coraggio di mettersi contro Juventibus.
E non poteva neanche essere Zuliani
! Di questo tutti i parrocchiani di padre Gianni potevano star certi. Le due parrocchie non sarebbero mai potute entrare in conflitto, in quanto, a ben vedere, si trattava della medesima parrocchia, con solo piccole sfumature a differenziarne il carattere degli adepti.
I primi, osservanti e praticanti ortodossi della dottrina juventina, completamente privi di qualsiasi forma, anche solo embrionale di verve, i secondi meno ortodossi e più inclini ad immaginare spiegazioni e ricostruzioni della realtà, anche facendo uso di massicce dosi di fantasia e di ironia.
Per Padre Gianni, aprire una disputa contro colui che un tempo, e per anni, aveva occupato una carica importante come quella di direttore della J-TV, dimostrando qualità giornalistiche non da poco, dettando con successo la linea editoriale del club, portando avanti in modo credibile il processo di beatificazione di Andrea Agnelli come nessun altro avrebbe saputo fare: tenendolo su un piedistallo sotto il sole cocente, così come nel bel mezzo della peggiore delle bufere, in un mirabile gioco di equilibri, senza essere mai né troppo critico, né troppo servile. Alla maniera sabauda: accondiscendenti ed ossequiosi, ma con dignità. Zuliani era e rimane colui che meglio di tutti incarna queste mirabolanti doti.
No, a meno che padre Gianni non avesse deciso di suicidarsi professionalmente, decisamente non poteva essere Zuliani il soggetto della sua invettiva.

Max Montaina, che ad occhio e croce non è mai stato un gran simpaticone, ma tra le caratteristiche positive che, pur non essendo un suo fan, gli ho sempre riconosciuto, c’è quella di essere incapace di mentire, ed anzi, capacissimo di sbattere in faccia alla controparte, senza nessun filtro inibitore, tutto ciò che pensa di lui. Max Montaina era chiaramente l’opposto di Padre Gianni e andava lasciato stare, se non si volevano rischiare reazioni la cui entità sarebbe poi stata difficile da prevedere e contenere.
Tra l’altro, pur non essendo coperto da particolari poteri politici, di sicuro Max non è di quelli che si spaventano, neanche quando capiscono di essere entrati in rotta di collisione con i grandi potentati massonici occulti. Padre Gianni, invece, in questo risiko di poteri forti era il don Abbondio della situazione: sicuramente dispiaciuto di non poter fare e dire di più, ma dopo la costernazione e l’indignazione, entrambe sincere, non c’era da dubitarne, puntuale arrivava il momento di gettare la spugna con gran dignità.

La combriccola di Kinoshi, squinternata quanto divertente, non poteva certo rappresentare un rischio per nessuno. L'obiettivo di Kinoshi era evidentemente quello di strappare una risata, una monetizzazione, e nulla più. Nessuna velleità di voler cambiare il calcio, che dal suo punto di vista di Youtuber, Balzarini o non Balzarini, andava già egregiamente bene così.

Insomma, per farla breve, non poteva certo essere indirizzata verso Kinoshi e i suoi accoliti, che di morale poco si interessavano, l’invettiva che invece l’ipotricotico padre Gianni sentiva fortemente di dover esternare, col suo solito, vibrante, paternalistico sdegno.
Col suo stile
fatto di interminabili, anomiche pause, tra le quali uno s’immagina possa celarsi un qualche significato, un messaggio ermetico da decifrare. Ed invece, magari dopo settimane, dopo mesi, persino dopo anni in cui hai provato a capire cosa ci fosse, scoprivi non esserci niente. Il nulla, sotto vuoto spinto.

“Davvero!” e il j’accuse riprendeva vigore: “con alcuni di voi non so più come fare” pausa extra large: “ma volete capirlo? Volete finalmente mettervelo in testa, che non è con la logica del tutto e subito che si ottengono le cose!”

Per esclusione rimanevano “Nati per vincere”, che Padre Gianni neanche considerava tra i suoi possibili interlocutori, per via dei gravissimi contenziosi aperti con la scuola dell'obbligo sicula, regione d’origine dello Youtuber più sgrammaticato del panorama calcistico juventino; contenziosi che solo facendo ricorso ad un'amnistia tombale si poteva sperare di veder sanati.

Tra gli youtubers, invece, verso cui Padre Gianni periodicamente, con veemenza, si scagliava per via dei suoi video sempre, invariabilmente infarciti di livore, rancore e odio indiscriminato per qualsiasi cosa che facesse parte del mondo Juve, c’era Simone Avsim.
Anche decidendo di non andare per esclusione per capire di quale youtuber o giornalista si stesse parlando, era davvero difficile non immaginare fin da subito che Padre Gianni stesse parlando di colui che ormai rifiutava di definirsi tifoso della Juventus, ma piuttosto anti-tifoso della Allegrentus. Erano ormai lontani i tempi in cui Simone Avsim era animato da sentimenti positivi, da tifoso juventino e persino sostenitore di Andrea Agnelli, ritenuto da lui fino a qualche anno fa uno dei migliori presidenti della storia della Juventus, legata indissolubilmente alla storia nella famiglia Agnelli.
Stavolta la bugia (stando a quanto sostenuto e documentato da Avsim) su cui Allegri aveva deciso nelle sue ultime affermazioni in sala stampa di basare la propria ennesima difesa d'ufficio, consisteva nell'affermare che quest'anno la Juventus, basandosi molto più degli altri anni sull’utilizzo dei giovani, non poteva non peccare a volte di ingenuità. Ancora una volta, quindi, stando alla requisitoria di Avsim, Allegri spostava l'attenzione lontano dal proprio operato, chiamando in causa i propri giocatori.

Inutile dire, quindi, che il più volte ripetuto: “ragazzi… non è con la logica del tutto e subito che si ottengono le cose!”, col quale padre Gianni stava cercando di ammonire, col senno del poi, i suoi devoti parrocchiani, tenendoli lontani dai facili entusiasmi legati “all’utilizzo” incontrollato di giovani, senza che questi fossero prima passati dalla solita, sadica, mortificante trafila nel campionato d’Eccellenza, ad Allegri tanto cara.
Immediata e veemente era giunta da Benevento, in un videomessaggio la replica di Avsim, che quando sentiva certe affermazioni di Padre Gianni, che ribadivano, a suo dire, pappagallescamente il “pensiero” allegriano, dette poi con quel modo di fare sardonico, come a voler dire: “sapeste quante potrei dirvene e non posso” letteralmente non ci vedeva più.

A detta di Allegri
, maestro del mettere le mani avanti, la rosa della Juve di quest'anno è inesperta, e quindi, anche a detta del suo ventriloquo di fiducia, è normale e giusto che questa rosa paghi dazio alla propria inesperienza, senza sperare di poter subito ottenere qualcosa di buono.
A differenza di Padre Gianni, però, Avsim è invece maestro nel corroborare le sue tesi con valanghe di dati, nella convinzione, a dire il vero, un po’ infantile che più dati consideri, più un concetto diventa vero. Entrando quindi nel merito delle affermazioni del buon Padre Gianni, secondo cui la squadra di Allegri può definirsi inesperta, Avsim dedica una video-maratona sfiancante, per far conoscere la “verità”, e cioè che l’esperienza questa squadra già ce l’ha, e pure in abbondanza!

Conseguenza immediata di questa constatazione è dunque che non venga più ritenuto accettabile continuare a giocare dichiarando obiettivi diversi dalla vittoria dello scudetto, cioè con obiettivi che non sono mai stati né dovranno mai essere da Juve, come ad esempio il raggiungimento del quarto posto.
Avsim, re dei talebani, refrattario a qualsivoglia compromesso, ai colpi di fioretto di Padre Gianni preferisce andare giù di sciabola: “O scudetto, e relativa partecipazione alla Champions per l’anno successivo o niente. L’Europa League fa schifo, che se la tengano ben stretta società come la Roma, La Lazio, il Napoli, e tutte le altre che non hanno mai avuto nella storia nulla da spartire con noi.

Dopo questa chiara apertura al dialogo, le danze dei luoghi comuni possono finalmente partire sulla scorta di un’evidente disponibilità di fondo a venirsi incontro:
Avsim: “Sei il servo devoto di Allegri. Vergognati! Siete la rovina del calcio italiano

Balzarini stava per rispondere ai cannoneggiamenti quando dal backstage si sente arrivare uno: “STOOOOP, buona la ventitreesimaaa!”.
La scena clou dell’episodio pilota della miniserie “Vita da Balza” era andata.
Mancava ancora qualcosina, ma nel complesso, trailer compreso, c’erano tutti gli ingredienti per mettere su un bell’episodio introduttivo, scoppiettante, piena di situazioni comiche ma anche di momenti di riflessione su quello che oggi è il calcio, e nello specifico il mondo del giornalismo sportivo.

Con la promessa di tenervi aggiornati, un caro saluto dal vostro Piccio di Sonno