Nella gara di sabato a Roma, contro la Lazio, si apre per i bianconeri un mini-ciclo di tre partite nelle quali è rigorosamente vietato fallire.
Lazio, Chelsea, Atalanta. Tre sfide in sette giorni che determineranno per gli uomini di Massimiliano Allegri buona parte del cammino stagionale sia in Europa che in campionato.
Bianconeri che saranno di scena all’Olimpico quantomeno senza tre giocatori infortunati. Mattia De Sciglio, fermo per i postumi della lesione muscolare che lo tiene ai box da tempo, capitan Giorgio Chiellini, che proverà a recuperare per la gara con l’Atalanta e Federico Bernardeschi, che ha riposato una lesione di basso grado al muscolo ileopsoas destro che lo terrà fermo una quindicina di giorni circa.
Tutte da verificare le condizioni di Paulo Dybala, che nella notte tra mercoledì e giovedì rientrerà a Torino dopo aver saltato Argentina-Brasile per un problema al soleo. Per la Joya, nel miglior dei casi si prospetta una panchina precauzionale per vederlo in campo in caso di necessità nei secondi quarantacinque minuti di gioco.
Una partita quella contro gli uomini di Maurizio Sarri nella quale, al di là del gioco di squadra, saranno le giocate dei singoli a determinarne l’esito finale, e per quei calciatori che dispongono dei colpi per poter fare la differenza è arrivato il momento di gettare la maschera.
Uno di questi è senza ombra di dubbio Federico Chiesa, per il quale queste tre gare arrivano nel momento più opportuno per dimostrare a tutti il suo reale valore, dopo le critiche ricevute nelle ultime partite disputate in maglia azzurra.
Chiesa che, dopo essere stato giustamente esaltato dall’ultimo Europeo è stato normalizzato da questo inizio di stagione, nel quale ha alternato grandi partite, come quelle in Champions contro il Chelsea a gare decisamente sottotono, dove non è stato in grado di incidere come avrebbe potuto fare.
Ma soprattutto molti oggi ancora si chiedono: qual è il vero ruolo di Chiesa?
Federico è un calciatore completo, in grado di fare sia l'esterno che l'attaccante, ma l’impressione è che per esprimere appieno il suo potenziale necessiti di grandi spazi davanti a sé.
Non è un caso che Chiesa abbia disputato le sue migliori partite quando si è trovato ad affrontare squadre che giocano e che lasciano giocare, squadre che concedono spazi, così come ha trovato ben più difficoltà quando è stato costretto a confrontarsi con squadre chiuse, quelle che difendono abbassandosi al limite della propria area di rigore piazzando dieci uomini dietro la linea della palla, chiudendo spazi e linee di passaggio. Ed infatti la Juventus ha terribilmente faticato a trovare la via del gol proprio contro formazioni chiuse, come Udinese, Sassuolo, Verona, Empoli. Tutte squadre che non hanno concesso spazio ai bianconeri e soprattutto non hanno lasciato campo davanti ai piedi di Chiesa.
Considerazioni che lasciano pensare come il Federico Chiesa di oggi non sia una punta. Può fare l’attaccante in determinate condizioni, ma non è certamente né un Cristiano Ronaldo, né tanto meno un Mbappè. Se andassimo a cercare in questo giovane e forte calciatore la punta che ormai da troppo tempo manca alla Juventus finiremmo solo per snaturarlo, arrestandone la crescita e creando un ulteriore ibrido dopo l’altro Federico, quel Bernardeschi che a Torino è stato utilizzato in tutti i ruoli tranne in quelli di portiere e difensore centrale.
A Firenze, Iachini schierava Chiesa come esterno a tutta fascia e Antonio Conte, prima di acquistare Hakimi, aveva pensato proprio al talento ex viola come laterale capace di svolgere al meglio la doppia fase ed in grado di coprire quindi tutto l'out di destra della sua Inter, per consentirgli di esprimere il suo potenziale lasciandogli molto campo davanti a sé.
Certo, facendolo giocare come quinto di centrocampo lo si allontana dalla porta, e tutti sanno quanto Federico sia letale quando si trova nei pressi dell'area di rigore avversaria. Ma nello stesso tempo, partendo da una porzione di campo più arretrata, con la possibilità di sviluppare per intero tutta la corsa e la potenza di cui dispone in progressione, Chiesa diventerebbe una spina nel fianco per tutte le difese avversarie così come una vera e propria arma letale per i bianconeri.

Il capolavoro Massimiliano Allegri lo potrebbe compiere costruendogli attorno un assetto tattico confacente, magari affiancandogli un centrocampista in grado di coprirgli le spalle durante le sue scorribande, in modo da trovarlo spesso e volentieri anche in zona gol. Un po’ quello che accade in terra bergamasca con Hateboer e Gosens, esterni con caratteristiche simili a quelle di Chiesa, che hanno contribuito in larga misura a rendere grande l’Atalanta di Giampiero Gasperini.