“M’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama…”, dice chi sfoglia la margherita, e avanti così finché non avrà tirato via l’ultimo petalo.
Alla Continassa il dilemma non è tanto M’ama o non m’ama… quanto vendere o non vendere.
Ovviamente in riferimento a Matais de Ligt, il difensore olandese arrivato a Torino nell’estate 2019 anche su suggerimento di Cristiano Ronaldo che al termine dl Juventus Ajax gli propose di raggiungerlo a Torino per rinforzare la Juve.
Un investimento particolarmente oneroso per il nostro club: 75 milioni di euro più una commissione per Mino Raiola pari a 10,5 milioni e 8 MLN netti più 4 di bonus facilmente raggiungibili (quindi 12) all’anno come ingaggio
Cifre che lo hanno reso il secondo giocatore bianconero più pagato della storia della Juve secondo solo a Cristiano Ronaldo e alla pari del Pipita Gonzalo Higuain.
Eravamo nell’epoca pre covid, un'epoca nella quale l’ambiziosa Juventus di Andrea Agnelli poteva permettersi acquisti particolarmente costosi ed infatti il gioiellino olandese uno dei più giovani e promettenti difensori presenti all’epoca sul calcio internazionale arrivò all’ombra della Mole un solo anno dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo (un investimento quello del fuoriclasse lusitano tra cartellino ed ingaggio di circa 300 MLN di euro per la Juve).
Matais che non è stato particolarmente fortunato in questi suoi tre anni bianconeri.
Prima l’Annus horribilis di Sarri, con la sua difesa altissima, mai sperimentata fino ad allora dall’olandese, con la stagione interrotta a marzo dalla pandemia di Covid – 19 e ripresa solo nel giugno successivo, situazione che ha reso tutto più difficile.
Poi l’operazione alla spalla, e l’arrivo di Andrea Pirlo, allenatore alla sua prima panchina che anche a causa di questa mancanza di inesperienza non ha saputo supportare adeguatamente l’olandese nel suo percorso di crescita, al di là di un rapporto personale con il “maestro” mai sbocciato completamente.
E poi con l’arrivo di Allegri, tecnico che propone un modo di difendere totalmente diverso sia da quello di Sarri che di Pirlo.
Ecco perché nonostante la sua indubbia qualità tecnica, fisica e di personalità, per de Ligt non è stato facile ambientarsi in Italia.
Già per un difensore che proviene dal calcio olandese non è facile adattarsi ad un calcio molto tattico come quello Italiano (ricordiamoci sempre che stiamo parlando di un classe 99), a maggior ragione se in tre anni ci si trova a dover cambiare non solo altrettanti allenatori, ma con concezioni tattiche opposte tra loro.
Ecco perché De Ligt forse non è cresciuto quanto si pensava potesse fare, con una frangia della nostra tifoseria che lo descrive come un giocatore forte ma non un campione, più bravo ad usare le mani che i piedi.
In realtà De Ligt è uno dei più forti difensori centrali in circolazione e a solo 22 anni ed è già un top player.
E non credo che sia corretto dire che in queste tre stagioni italiane non sia cresciuto, anzi.
Ha capito il calcio italiano, e pur tra i più giovani in rosa ha assunto sempre più i panni del leader sia morale che tecnico rappresentando il perno della difesa bianconera di questi ultimi anni.
Tutto ciò, disponendo comunque di enormi margini di crescita enormi considerato che nel calcio moderno i difensori mostrano il meglio di sé dai 28 anni in su.
Non è infatti un caso che uno dei maggiori club europei come il Chelsea stia pensando di arrivare anche a spendere i 120 milioni rappresentati dalla sua clausola rescissori pur di portarlo via da Torino.
Ed infatti Matthijs de Ligt nel corso degli ultimi giorni si è trasformato nel “caso” del mercato estivo della Juventus.
Avvisaglie relativamente a qualche “mal di pancia” del ragazzo olandese c’erano già state quando dal ritiro della sua nazionale durante gli ultimi impegni di Nations League rilasciò dichiarazioni che fecero discutere.
Affermazione attraverso le quali in buona sostanza De Ligt avvisava la Juve che non era per nulla contento di giocare per una squadra che, come obiettivo, avesse solo il quarto posto nella serie A italiana.
Ma il tutto non mi stupì dal momento che un giocatore forte ed affamato di successi (come è giusto che sia per un campione) ambisce a traguardi ben più prestigiosi.
Così come non mi ha per nulla stupito che a fronte della proposta della Juve di prolungare il contratto per almeno altri due anni (e quindi con la nuova scadenza fissata non prima di giugno 2026) con una riduzione rispetto all’attuale ingaggio di 12 MLN annui (8+4 di bonus facilmente raggiungibili) de Ligt non abbia fatto i salti di gioia.
Con l’olandese che per ora ha rifiutato il rinnovo stesso o per meglio dire che ha risposto con un “ni” nel senso che non vorrebbe prendere una decisione nell’immediato, a mercato aperto, e quindi senza sapere come sarà la Juventus 2022-2023 così come quelle degli anni a venire.
Ma non solo, Rafaela Pimenta, l’avvocatessa che ne cura gli interessi avrebbe dato la disponibilità a parlare di un possibile prolungamento contrattuale, mantenendo sì lo stesso ingaggio di oggi, ma abbassando l’attuale clausola rescissoria da 120 milioni ad un massimo di 70/80.
Una posizione legittima quella dell’olandese così come altrettanto legittimo il fatto che l’AD bianconero Maurizio Arrivabene ha immediatamente messo in moto la macchina da guerra bianconera al fine di dare una risposta adeguata al diniego del giocatore di andare verso un rinnovo.
Anche perché… Quando deciderà De Ligt?
Prima del 31 agosto?
Prima del Mondiale?
Dopo il 1° gennaio 2023?
Nessuno lo può sapere.
Ed ecco perché se la decisione del giocatore continuerà ad essere quella di non rinnovare, il nostro club sarà inevitabilmente costretto a prendere in considerazione qualsiasi opzione.
Compresa quella di cederlo già da questa sessione di mercato, cosa tutt’altro che da scartare dopo l’intervista rilasciata ieri da Maurizio Arrivabene a Tuttosport nella quale il nostro dirigente ha ampiamente fatto capire come l’olandese voglia andare via da Torino e la Juventus non ha nessuna intenzione di trattenere a forza chi non è contento di rimanere.
In buona sostanza Arrivabene ha sentenziato quello che sarà il probabile divorzio dal centrale olandese già in questa sessione di mercato.
Per come lo dipingono fin dai tempo della Ferrari, Arrivabene è un osso duro e quindi in prima istanza cercherà di avvalersi della clausola rescissoria (125 milioni) per poi, in caso si aprisse con qualche club una trattativa, ragionare su cifre comunque non inferiori a 90 milioni di euro.
Cifre che non spaventano i maggiori club inglesi così come il PSG. Con il Chelsea in primis che, su precisa indicazione del tecnico Tuchel che stravedere per De Ligt, parrebbe essere pronto ad investire una somma a due zeri per assicurarsi quello che considera uno dei difensori più forti in circolazione e particolare non trascurabile, di soli ventitré anni.
E quindi che fare? Vendere o non vendere?
Con la nostra tifoseria come sempre divisa al 50%.
Da un lato il partito di chi pensa che l’olandese non andrebbe venduto per nessun motivo e per nessuna cifra al mondo andando ad accontentarlo su tutto ciò che chiede (ingaggio, fascia da capitano, clausola rescissoria, rinforzamento della squadra) pur di farlo firmare.
E dall’altro di chi pensa che cedere De Ligt, a fronte di un’offerta cash irrinunciabile, una somma in grado di cambiare il mercato bianconero, possa essere la cosa migliore.
Sulle falsariga ci ciò che avvenne nel 2001 quando Moggi cedette al Real Madrid quello che in quel momento era considerato il miglior giocatore al mondo, Zinedine Zidane, per oltre 100 miliari di lire, risorse con cui poi i bianconeri ricostituirono la squadra comprando Buffon, Thuram e Nedved.
Dando vita ad una delle più grandi Juventus di sempre, distrutta solo da Calciopoli.
Ecco perché c’è chi pensa che cedere l’olandese per cento milioni di euro sarebbe un’operazione in perfetto stile Juve.
Quel che è certo è che cederlo subito ci consentirebbe di incassare un cifra compresa probabilmente tra gli 80 e i 90 MLN, sufficienti per acquistare due difensori di livello (perché se esce l’olandese di difensori centrali ne serviranno due e non uno soltanto) con l’avanzo di qualche decina di milioni di euro utili per arrivare magari a quel centrocampista che ancora manca alla mediana bianconera.
Al contrario, non vendere ci consentirebbe di avere in organico per un altro paio d'anni uno dei difensori più forti del mondo sperando di riuscire nel frattempo a convincerlo a rinnovare magari mettendolo di fronte ad un progetto di squadra di grande livello, e quindi con una Juve piena di grandi campioni e all’assalto di trofei non solo in Italia ma anche in Europa.
Ma qualora così non dovesse essere e se l’olandese decidesse di rimanere sulle posizioni attuali, l’estate prossima la Juve si troverebbe a “svendere” il ragazzo, perdendo potere contrattuale ad un solo anno dalla scadenza del contatto del giocatore.
Con l’ulteriore rischio di perderlo a zero, fattispecie che sarebbe un peccato delittuoso a fronte di un investimento così costoso fatto solo tre anni fa e considerata l’età del ragazzo.

In sintesi
Se la Juve lo vene quest’estate il prezzo lo fa lei.
Se lo vende nella prossima estate il prezzo lo fanno gli altri.
Se non lo vende neanche la prossima estate, lo perde a zero. Ecco perché scegliere non sarà semplice. E forse, se il club londinese, o lo United del suo ex allenatore ai tempi dell’Ajax, o perché no il PSG si presentasse con cifre folli, rinunciare sarebbe impossibile.
Un primo vertice di mercato con il Chelsea c’è già stato ma al momento la posizione della Juventus è chiara: solo cash e un deciso non se ne parla neanche alla prima proposta dei londinesi che prevedeva 40 - 45 milioni più il cartellino di Timo Werner.
Con uno spiraglio riguardo ad un eventuale contropartita che potrebbe interessare alla Juve solo qualora quest’ultima fosse rappresentata da Jorginho (cero, anche da Kantè, ma ritengo impossibile che gli inglesi possano privarsi del campione francese) accompagnato comunque da un assegno non inferiore ai 50/60 milioni di euro.
Sicuramente sarebbe stato più semplice compiere tale scelta se non si fossero commessi gravi errori di valutazione da parte della passata dirigenza, e mi riferisco essenzialmente a quelli commessi da Fabio Paratici, con la cessione di giovani difensori che sarebbero potuti tornare molto utili in un momento come l’attuale.
Gravi errori di valutazione, o più probabilmente giocatori sacrificati sull’altare delle plusvalenze in un momento in cui in casa bianconera l’occhio che vedeva meglio guardava più che all’aspetto tecnico a quello finanziario.
Non mi riferisco tanto a Demiral, giocatore troppo irruente, istintivo, falloso, poco attento nelle letture, che non mi ha mai convinto completamente; anche se in un calcio di vacche magre come questo poteva comunque risultare utile.
Mi riferisco invece al signor Romero che abbiamo ammirato la sera del 2 giugno scorso in Italia Argentina a Wembley, quando in mezzo all’area dei sudamericani ha spadroneggiato per decisone ed efficacia
Un duro, come nella tradizione dei migliori difensori, un marcatore spietato ma bravo anche con il pallone tra i piedi così come a comandare la linea difensiva. Un giocatore che la Juve acquistò nel 2019 a soli 19 anni senza mai però utilizzarlo nemmeno per una partita, mandandolo in giro per l’Italia con più prestiti fino ad arrivare alla sua cessione definitiva.
Un grave errore che oggi paghiamo con gli interessi, proprio trovandoci davanti a questo dilemma. In caso di cessione la Juventus ha già le idee chiare e punterebbe tutto su Kalidou Koulibaly, anche se non sembra per nulla semplice convincere il difensore senegalese, non particolarmente allettato dall’idea di lasciare il Napoli per gli acerrimi nemici della Juve.
Molto più semplice mettersi d’accordo con De Laurentis, uno che a parole tiene alte le carte ma poi appena fiuta l’odore dei soldi, diventa ben più malleabile.
E per Koulibaly, visti i 31 anni e il contratto in scadenza nel 2023, 30 - 40 milioni di euro potrebbero essere più che sufficienti.
Altri nomi su cui la Juventus si potrebbe gettare a capofitto sono il sempre verde Bremer con il brasiliano che pare però essere già stato promesso da Cairo all’Inter o in subordine a più di un club di Premier.
Mentre decisamente più abbordabili le piste che conducono a Manuel Akanji, ventiseienne nazionale svizzero di proprietà del Borussia Dortmund e Kimpembe, classe 1995 in uscita dal Paris Saint Germain, club nel quale nell’ultima stagione ha messo insieme 41 presenze con il proprio club.
Difensore centrale quest’ultimo adattabile anche al ruolo di terzino sinistro, nazionale francese con una trentina di presenze con i transalpini di Deschamps, e considerato un giocatore di prima fascia internazionale.
A Maurizio Arrivabene, Federico Cherubini l’ingrato compito di questa scelta tutt’altro che semplice.
Scelta che avrà un sicuro impatto sulla costruzione di quel puzzle che rappresenterà la nuova Juventus. Mosaico di cui diversi pezzi si stanno incastrando in questo rovente mercato estivo 2022 e mi riferisco a Pogba e Di Maria, ma che potrebbe perdere un pezzo altrettanto prezioso rappresentato proprio da Matais DeLigt.
Giocatore che qualora dovesse partire andrà a rappresenterà una grave perdita per Max Allegri, tecnico che da sempre ha puntato su grandi difese per raggiungere i suoi principali obiettivi.
Quello che conta, qualsiasi decisione verrà presa, sarà agire tempestivamente per evitare bagni di sangue sia tecnici che economici.