L’imperativo a Torino riguardo alla prossima stagione è sia tornare a lottare per lo scudetto, e perché no a vincerlo, così come migliorare il percorso in Champions, dopo tre stagioni in cui la Juve non è riuscita ad andare oltre gli ottavi.
Ecco perché Cherubini sta setacciando ogni angolo di mondo così come non sta lasciando nessun terreno imbattuto pur di assicurarsi più campioni possibili, quei giocatori di grande qualità tecnica che andrebbero senza alcun dubbio ad accrescere il patrimonio qualitativo del club del Presidente Agnelli.
Ma l’idea che per assemblare una grande squadra siano sufficienti calciatori di grande tecnica è figlia di un visione limitata dello sport, dal momento che non tiene conto di un elemento altrettanto importante rispetto al talento e alla fantasia: le qualità di leadership.
Credo sia stato visibile a tutti quanto nella Juventus della scorsa stagione, oltre a tutti i limiti tecnici di cui tutti siamo stati spettatori, si sia notato un vero e proprio baratro riguardo la presenza di uno o più leader in campo, così come nello spogliatoio.
Una squadra può anche disporre dei migliori talenti in circolazione, metterli in campo con il modulo più azzeccato possibile, preparali alla perfezione dal punto di vista atletico, ma non otterrà mai nessun grande risultato se in quel gruppo non vi saranno grandi leder.
Anche perché l’essere un portiere para tutto, piuttosto che uno spietato marcatore, un raffinato regista o uno spietato finalizzatore, non significa necessariamente possedere anche la patente di leader.
Massimiliano Allegri, più che consapevole di tutto ciò, sa benissimo che riguardo alla prossima stagione necessiterà proprio come un assetato nel deserto di "collaboratori”, di questo tipo. Quegli uomini capaci di assumersi responsabilità nei momenti topici delle gare, piuttosto che in grado di compattare il gruppo nei momenti chiave della stagione.

Esistono diversi stili di leadership: una di queste nella prossima Juve sarà impersonificata da Leo Bonucci, l’ultimo dei moicani della magica BBC e capitano della Juve che sta per nascere. Leo che per la nuova Juve non sarà importante solo per il contributo che saprà dare in campo ma anche e soprattutto per quanto darà fuori dal prato verde. A 35 anni, con 476 presenze in bianconero conosce perfettamente quelle che saranno le sue responsabilità, anche e soprattutto quando verrà lasciato in panchina da Allegri. Bonucci che dopo undici anni di bianconero conosce anche i meandri più profondi dell’universo bianconero e sarà fondamentale per iniettare in quantità industriale il DNA Juventus a chi si affaccia al mondo Juve, magari anche alzando la voce quando ve ne sarà bisogno.
Un altro leader, dotato di una leadership totalmente opposta a quella di Leo sarà Danilo, totalmente diverso a livello caratteriale da Bonny.
Da soli tre anni alla Juve il trentenne brasiliano pare essere un senatore e da questo punto di vista è stata un’assoluta scoperta.
A differenza di Bonucci, Danilo è un silenzioso, di quelli che parlano poco ma agiscono. Sia in campo, con grandi prestazioni e fornendo preziose indicazioni ai suoi compagni. Così come fuori dal terreno verde, ad esempio nei momenti più complicati, magari dopo brucianti sconfitte. Il brasiliano non ha nessun problema a presentarsi davanti alle telecamere mettendoci sempre la faccia, proprio come fece il giorno dopo l’eliminazione con il Villareal con un apprezzatissimo di scuse ai tifosi bianconeri.
Ed infine il terzo tipo di leadership: quella tecnica. Che nella prossima Juventus sarà impersonificata sia da Paul Pogba che da Angel Di Maria.
Il polpo torna a Torino dopo sei anni e lo fa da uomo maturo, con il principale compito di apportare qualità e fosforo al mediocre centrocampo della scorsa stagione grazie alla sua tecnica, alla sua visione di gioco, alla sua corsa, ai suoi dribbling, ai suoi assist e ai suoi gol.
Tutte quelle cose che consentono ad una squadra di spaccare le partite.
E molto simile sarà il tipo di leadership che con ogni probabilità poeterà in dote Angel Di Maria.
El Fideo, un sogno di tanti tifosi della Signora che da oggi è diventato realtà.
La sua classe, la sua fantasia, l'abitudine a vincere e spesso a decidere le finali, rappresenteranno un balsamo per la nuova Juventus non solo per lenire le sue ferite ma anche di compiere il salto di qualità.
Di Maria che con i suoi assist sarà un dono del cielo soprattutto per Vlahovic; un altro, il serbo, a cui l’unica cosa che non manca è la personalità.
E sono certo che chi nutre dubbi sul fuoriclasse argentino si ricrederà guardandolo giocare sul terreno verde con la maglia bianconera indosso.
E quindi… benvenuto Angel Di Maria o se preferite, Di Magia.

Quattro giocatori, quelli di cui vi ho appena parlato, che dovranno diventare i veri e propri punti di riferimento per quei colleghi che leader non sono così come per quei giovani calciatori che per la prima volta si affacciavano al mondo Juve.
Anche perché dobbiamo sempre tener conto che la vita è un po’ come una grande stazione.
Così nella prima come nella seconda transitano infatti sia locomotive che vagoni.
Le locomotive, in riferimento all’animo umano, sono quelle persone che trascinano, a differenza dei vagoni che necessitano di qualcuno che sia in grado di trainarli.
In ogni ambito, così come in ogni squadra di calcio, c’è bisogno di entrambe le figure.
Non potrebbe esistere una grande squadra fatta solo di locomotive così come non potrebbe esistere una squadra fatta solo di vagoni.
Locomotive e vagoni… leader e gregari. Due tipologie di uomini che non potrebbero esistere gli uni senza gli altri.
I leader offrono il meglio di sé quando possono caricarsi il gruppo sulle proprie spalle.
I gregari hanno la necessità che esista qualcuno che li riesca a veicolare per poter rendere al massimo.
Ecco perché, al di fuori di ogni disquisizione tecnico-tattica, gli arrivi di Pogba e Di Maria potranno essere di grande aiuto per costruire una juve forte e vincente.
E vi dico di più. Se Nicolò Zaniolo arriverà, una volta capito e conosciuto il mondo Juve, pur a dispetto della giovane età potrà essere anch’esso un nuovo leader bianconero.
Un possibile leader tecnico dal momento che abbina forza fisica, qualità, corsa e un’intelligenza tattica nettamente superiore rispetto alla sua età. Ma anche un possibile leader emotivo considerato che tutti i suoi ex compagni raccontano di Nicolò come un ragazzo sincero, solare, disponibile, comunicativo.
Uno di quelli capaci di sdrammatizzare, di grande aiuto per abbassare l’ansia, per tranquillizzare il gruppo, favorendo altresì l’insorgere di un clima positivo all’interno dello spogliatoio.
Una serie di elementi che porrebbero Nicolò Zaniolo, qualora dovesse arrivare a vestire la maglia bianconera, come uno dei futuri leader della Vecchia Signora.

Ecco perché, al di fuori di ogni disquisizione tecnico-tattica, Arrivabene e Cherubini sono alla ricerca sì di giocatori di qualità dal punto di vista tecnico, ma ancor prima di quegli uomini dotati di grande leadership.
Calciatori, ma come detto poc'anzi, ma ancor prima uomini, capaci di parlare a tutti anche solo attraverso uno sguardo, una parola, una giocata, fino ad arrivare a toccare le corde più profonde dell’animo umano.