Angel Di Maria, soprannominato El Fideo, “spaghetto”, per la sua particolare struttura fisica, longilinea e con braccia magre e lunghissime, nella giornata odierna sarà finalmente a Torino per incominciare la sua nuova avventura in bianconero.
Un calciatore che certamente non sarà più quello di cinque, dieci anni fa, ma ancora uno dei pochi al mondo capace di fare la differenza grazie alla sua qualità fatta di talento e personalità.

Nato a Rosario in Argentina nel 1988, già a sei anni con la palla faceva quello che voleva.
Non a caso gli allenatori del Rosario lo portarono nel loro settore giovanile pagandolo la “bellezza” di 36 palloni alla squadretta del suo quartiere, il Perdriel, zona ovest nella provincia di Mendoza, dove Angel abitava con papà Miguel e mamma Diana.
Calciatore mancato il padre del Fideo, a causa di un grave infortunio al ginocchio che lo portarono dall’essere una promessa del River Plate a sporcarsi le mani e a spezzarsi la schiena in una miniera di carbone assieme a sua moglie Diana e ai tre figli (tra cui Angel) che aiutavano mamma e papà consegnando il carbone che i loro genitori estraevano dal sottosuolo.
El Fideo, che alternava quindi le consegne di carbone agli allenamenti e alle partite di calcio, esordisce in prima squadra nel 2005 anno nel quale incomincia la sua carriera professionistica con il Rosario Central, dove grazie a prestazioni di assoluto livello viene acquistato per 6 milioni di euro dal Benfica.
Arriverà poi il Real Madrid nel destino dell’argentino, blancos dove rimase per quattro anni e nella stagione 2013-2014, con Carlo Ancelotti in panchina conquista la Champions League giocando nel ruolo di mezzala.
Nel 2014 va in Premier, a Manchester sponda United, per 60 milioni di sterline ma l’estate successiva si trasferisce sotto la torre Eiffel dove rimarrà fino al termine della stagione da poco terminata.
Straordinaria anche la sua esperienza internazionale con la bellezza di trentadue trofei vinti fra competizioni nazionali e internazionali sia con squadre di club che con la maglia albiceleste.
Che Di Maria non sia più di primo pelo, essendo un classe '88, è chiaro a tutti, ma quando ad una società come la Juventus si apre la possibilità di tesserare un fuoriclasse di questo calibro, tra l’altro, a parametro zero, è difficile se non impossibile potervi rinunciare.
Pur con la consapevolezza che non si tratterà né di un investimento per il futuro né un’operazione economica vantaggiosa a lungo termine, ma al contempo, con Di Maria in campo il tasso qualitativo dell’organico a disposizione di Max Allegri schizzerà alle stelle, così come la sua grande esperienza internazionale rappresenterà un formidabile valore aggiunto per tornare a vincere fin da subito.

Trattativa lunga e laboriosa quella che ha portato El Fideo sotto la Mole, una lungaggine che stava finendo per far saltare i nervi a tutto il management bianconero. E se non fosse stato per Massimiliano Algeri, suo grand estimatore e suo principale sponsor, che ha praticamente imposto alla società di aspettarlo ad oltranza, l’affare con ogni probabilità sarebbe saltato.
E quindi almeno, al buon esito di questa operazione, dobbiamo dire grazie a Massimiliano Allegri, tecnico che, come detto pocanzi ha contribuito in modo determinante all’arrivo a Torino di Angel Di Maria.
Tutto questo per il partito degli Allegri Out, fazione che se avesse prevalso, non avrebbe visto El Fideo vestire la maglia della Signora nella stagione ormai alle porte.
Alla fine, l’argentino fortunatamente ha deciso di vestire di bianconero, anche per prepararsi al meglio in vista del mondiale in Qatar.
Un piccolo azzardo per il club bianconero, che solo il rettangolo verde ne sancirà la bontà o meno.
Da più parti si dice che la vera scommessa riguarda la carte d’identità del giocatore, che riporta trentaquattro alla casella età. Senza però considerare che il solo numero di primavere non sia un parametro esaustivo per valutare un giocatore, ma i trentaquattro anni di Di Maria vanno rapportati sia alla sua condizione fisica che alla tenuta atletica.
Giocatore El Fideo che non ha avuto infortuni di particolare gravità in carriera; l’unico risale alla stagione 2015-2016, quando rimase fuori una cinquantina di giorni a causa di un problema muscolare ad una coscia. Poi i classici problemini come hanno tutti i giocatori del mondo; un dato che mette in rilievo la perfetta integrità muscolare e articolare del giocatore.
Inoltre, i giocatori stagionati hanno sempre portato bene al club della famiglia Agnelli: Altafini, Zoff, Wiercovood, Buffon, Del Piero, Pirlo (solo per citarne alcuni), tutti giocatori che da over trenta hanno vinto in bianconero.
E riguardo alle motivazioni, state tranquilli che fuoriclasse di questo genere, con la personalità del Fideo, uomini che non ci stanno a perdere nemmeno quando giocano a tombola in famiglia la sera di capodanno, tutto possono accettare tranne che il chiudere la loro straordinaria carriera nel calcio che conta con una stagione a tinte sfuocate.
Tecnicamente credo non ci sia molto da dire per chi conosce minimamente il calcio
Mancino, grande dribbling, capacità di saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. Velocissimo palla al piede nelle sue proverbiali corse in verticale. Classe, fantasia, straordinario nella gestione del pallone grazie alla sua tecnica eccelsa, elemento determinante nell’aiutare la squadra nei momenti in cui c’è da tenere palla.
Grande abilità nel fornire assist deliziosi ai compagni, tiro da lontano forte e preciso così come specialista dei calci piazzati.
E, cosa anomala per un giocatore con tali caratteristiche, la grande disponibilità al sacrificio nei recuperi difensivi, così come a ripartire appena recuperata palla in fulminee transizioni offensive.
Molto adattabile da un punto di vista tattico, elemento che consente al proprio allenatore di schierare più moduli, con l’argentino che può essere messo in campo indifferentemente da esterno alto indifferentemente a destra o a sinistra sia in un 4-3-3 che in un 4-2-3-1 ma anche schierato come sottopunta.
Di Maria che nel corso della sua lunga carriera è stato schierato anche come trequartista in un 4-3-1-2 o in un 4-3-2-1 (centrodestra o centrosinistra) e per finire, in caso di necessità, anche come mezz’ala in un centrocampo a tre, proprio come lo schierò Ancelotti nell’anno in cui vinse la Champions con il Real. Dal 2010 a oggi solo Messi e Thomas Muller hanno servito più assist ai propri compagni rispetto al Fideo nei cinque tornei più importanti d’Europa.
Passaggi gol con cui ha consentito a dieci suoi partner d’attacco nelle sue ultime tredici stagioni di diventare capocannoniere nei rispettivi campionati.
Insomma, un ipotetico tridente formato da Di Maria-Vlahović-Chiesa, supportato da Pogba alle loro spalle fa sognare i tifosi della Vecchia Signora. E fino a che non ci sarà Federico Chiesa al massimo, a completare il tridente composto dal Fideo e da Dusan Vlahovic ci saranno con ogni probabilità Nicolò Zaniolo o Filip Kostic, e perché no tutti e due, magari alternandosi tra loro in campo.
Con Zaniolo sempre più vicino alla Signora e un Alvaro Morata che Max Allegri è disponibile ad attendere fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno di mercato ritenendolo il miglior vice Vlahovic possibile grazie sia alla sua poliedricità che alla capacità di essere decisivo da subentrante in gara in corso.