Se RedBull mette le ali ai piedi, anche passare gli ottavi di Coppa quando i tuoi rivali nella stracittadina vengono quasi contemporaneamente eliminati dal torneo superiore deve regalare un bel po’ di energie, tanto da trasformare dei birilli del bowling (così sono sembrati sino a oggi i rossoneri) in atleti scattanti e reattivi.
Alle ore 15,00 la formazione milanista si presenta allo stadio Marcantonio Bentegodi per il match valevole per la 29a giornata del Campionato di Serie A con poco turnover. In difesa la coppia centrale è quella dello scudetto: Fikayo Tomori e Pierre Kalulu.
Sulle fasce si schierano Theo Hernandez e Davide Calabria.
A centrocampo si vede un solo avvicendamento nella formazione tipo ma due rispetto a quella messa in campo nel giovedì di Coppa: Yacine Adli e Yunus Musah rimangono in panca in favore di Ismaël Bennacer e Tijjani Reijnders.
L’inedito trio d’attacco è formato da Capitan America Christian Pulisic a destra, il portoghese Rafael Leao a sinistra e lo svizzero Noah Okafor al centro.
Il modulo di gioco per entrambe le squadre è il 4-2-3-1.

I rossoneri partono forte e la cosa è già una notizia. Dalla catena di sinistra, Theo e Rafa, nascono i maggiori problemi difensivi per gli scaligeri. Che però, piano piano, cerca di rispondere colpo su colpo allo strapotere dei milanisti, tanto da sfiorare il gol in alcune occasioni. Al 30° Tomori viene punito dal direttore di gara con un’ammonizione. In precedenza, al 6° minuto, era stato il gialloblu Serdar a finire per essere annotato nel tabellino dell’arbitro. Pulisic colpisce clamorosamente la traversa in una delle sue solite arrembanti azioni. Il calcio, però, non è matematica e proprio quando i gialloblu esprimono il loro miglior calcio il milan passa in vantaggio. Al 44°, Theo Hernandez apre le marcature dopo che un suo tentativo di cross è stato ribattuto. La difesa aveva murato questa iniziativa. Al secondo tentativo, l’insistenza del francese viene premiata e il pallone scivola nel sacco passando tra palo e portiere. Un minuto dopo, sia Theo che l’allenatore dei padroni di casa (Baroni) finiscono per vedersi sventolare sulla faccia il cartellino giallo. Il francese trasecola e chiede più volte spiegazioni all’arbitro in merito. Con il vantaggio rossonero, le due squadre scendono negli spogliatoi.

Al ritorno in campo, il Coach parmense presenta Matteo Gabbia in sostituzione di Pierre Kalulu che sembra aver riportato un infortunio nella prima frazione di gara. Non c’è nemmeno il tempo di veder scaldare i muscoli ai nuovi subentrati (Gabbia, appunto e Silva per gli scaligeri) che Capitan America va in gol. Okafor ruba una palla a Dawidowicz, entra in area e tira. Montipò respinge ma Pulisic è lestissimo a insaccare prima del ritorno del portiere. Due a zero. La partita sembrerebbe finire qui. Il Milan prova a controllare ma il Verona deve giustificare la sua presenza in campo e Noslin (che di nome fa Tijanni, quasi a ricordare Reijnders) al 64° s’inventa un eurogol che se cercasse di rifare non gli basterebbe una carriera lunga quanto tutti gli anni vissuti da Matusalemme.
A questo punto, anche per spezzare gli entusiasmi della formazione scaligera, il Coach sostituisce l’Autore del gol con Olivier Giroud e l’inglese Ruben Loftus-Cheek (la sua prestazione fino a quel momento è stata impalpabile) con l’altro americano Musah. Leao sbaglia un gol facilissimo. Otto minuti più tardi è la volta di Okafor che va a fare la doccia anzitempo, rimpiazzato dal nigeriano Samuel Chukwueze. L’oggetto misterioso del mercato rossonero scalda appena i muscoli delle cosce e entra nel tabellino dei marcatori, raccogliendo una respinta della difesa scaligera a seguito di un corner battuto da Bennacer. Il gol spezza ogni entusiasmo ai padroni di casa. Il Coach effettua un cambio tattico. Esce Tomori (per Simon Kjaer, all’84°) e poi Reijnders si fa ammonire all’87.
Il Milan controlla l’incontro sino al fischio finale dell’arbitro Mariani e rosicchia altri due punti alla Juventus reduce dal pareggio casalingo col Genoa. La partita in sé è tutta qui. Il Milan è stato volenteroso e gli scaligeri hanno picchiato come dei fabbri.

L’incontro non aggiunge molto al palmarès dei rossoneri, ma serve come oro colato per metter pressione e dare apprensione agli avversari che stanno dietro e affermare che il Milan è tornato… e ha sempre più le stimmate di un “duro” come Zlatan Ibrahimovic (oltre che il talento di Leao).

Pier Giorgio Tomatis
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