Una partita di calcio. Uno stadio. La Dacia Arena può contenere poco più di 25.000 spettatori. I rossoneri sono abituati a ben altre cifre ma l'Udinese si è sempre dimostrata ostica sul campo (amico e non) per la squadra allenata dal Coach Parmense.

Il campo. Gli spalti. Il tifo. Il razzismo. Ricordo che un'altra formazione, che si trova a 238 km di distanza, il Verona, macchiò la sua fama di Cenerentola che era riuscita a vincere uno scudetto contro società più ricche e blasonate con uno striscione appeso in curva che mostrava qualcosa di più di uno slogan. Era una missione.

In quel lenzuolo blu con testo in giallo alcuni pseudo tifosi scrissero: "Noi odiamo tutti".

Quando ho sentito i cori cantati da altri sfortunati (perlopiù si trattava di versi scimmieschi e chi li emetteva non era certo dotato d'intelletto) che hanno incalzato Mike Maignan a ogni rinvio, il nostro portiere, e assistito impotente a quella ridicola sospensione temporanea del gioco (è cambiato qualcosa, forse, nel comportamento di questi decerebrati?) io ho rivisto quello striscione veronese.

Sì, perché se fosse stato un puro atto di razzismo l'obiettivo delle rimostranze della tifoseria non si giustifica col silenzio e incitamento rivolto all'alto numero di calciatori non bianchi presenti nelle file dell'Udinese. No. Ritengo inoltre offensivo che l'arbitro non abbia sospeso l'incontro e assegnato il 3 a 0 a tavolino e credo che alla fine la società friulana pagherà per questa bravata un'ammenda pecuniaria. Credo che essa sia una vittima dei suoi tifosi e di un sistema calcio che va assolutamente riformato. Poteva capitare a tutte le società, anche al Milan stesso, però da qualche parte occorre pure iniziare.

Gli ululati a Napoli contro Leao, quelli durante un’amichevole con la Pro Patria rivolti a Kevin-Prince Boateng qualche anno fa, l'ex calciatore delle giovanili del Milan e del Benevento Seid Visin morto suicida, possono essere solo episodi sporadici se guardiamo da un'altra parte e non ci concentriamo su ciò che accade sugli spalti. A proposito, i colpevoli sono stati individuati? Non si è forse costruito i nuovi stadi in funzione della comodità dello spettatore ma anche delle autorità nel rilevare comportamenti delittuosi? Come al solito, la politica nello sport è sempre ricca di fuffa e di poca sostanza.

Tuttavia, ritengo che l'obiettivo dei tifosi non sia stato realmente il colore della pelle di Maignan quanto più la frustrazione che alcuni soggetti che andrebbero identificati avevano bisogno di sfogare. La nostra Società (quella Umana, non Sportiva) crea i presupposti per odiare profondamente "gli altri" e non mi stupisce che le menti (mi scuso per l'involontario complimento che faccio alle persone che si sono macchiate di questo gesto) più deboli paghino per entrare in uno stadio ed esercitare quella pratica collettiva stimolata dal Governo del Grande Fratello nel 1984 orwelliano: i due minuti di odio.

Russi e ucraini, iraniani e pakistani, israeliani e palestinesi, repubblicani e democratici, fascisti e comunisti, friulani e milanisti, bianchi e neri... bianchi, neri, come i colori sociali di una squadra che immagino abbia cercato di sopraffare "sportivamente" l'avversario con tattica, agonismo e forza di volontà. Non posso credere che a voler uccidere lo spirito del nostro Iron Mike Maignan sia stato un piano concertato e studiato a tavolino. Piuttosto, ritengo questa scelleratezza sia stata frutto di forte mancanza di cultura sportiva e arretratezza intellettuale ed educativa.

Il centrocampo rossonero ha sofferto tanto. La questione non è il rendimento di Adli e Reijnders ma come si può giocare con due soli frangiflutti e impostatori quando la squadra avversaria nello stesso settore gioca con cinque elementi. Non ho mai capito perché il nostro Coach non cambi modulo e passi almeno a 4 centrocampisti quando ci troviamo a dover affrontare un simile comparto. La questione non è qualitativa ma numerica. Persino Maradona poteva esser messo in naftalina (quasi) se aveva sempre tre o quattro avversari che lo braccavano.

Comunque, in ogni caso, questa sciocchezza da ubriachi molesti non ha portato alcun giovamento all'Udinese e alla sua città. Il Milan ha vinto con due gol su tre marcati da atleti di colore. Dopo il gol del vantaggio di Loftus Cheek (pressoché identico a quello segnato in precedenza contro l'Empoli) su assist di Theo Hernandez, il pareggio siglato da Samardzic al rientro in campo dopo la sospensione e una dormita di Simon Kjaer, si arriva alla scomfort-zone milanista (questa volta è il 62°). Se il gol precedente nasceva da un errore di un singolo calciatore il raddoppio dell'Udinese è un autentico regalo di Natale posticipato, confezionato dall'intera difesa rossonera.

A marcare la rete del vantaggio friulano questa volta è Thauvin, entrato in campo da soli sei minuti. Poi, quando le speranze dei tifosi si stavano riducendo al lumicino, segna Luka Jović all'83°, ribadendo in rete un tiro di Giroud e cambiando l’abbrivio alla gara. Chiude i giochi Okafor ancora su assist del francese. Le statistiche dicono che il Milan esce vittorioso nel possesso palla (70%), nei tiri totali (10) e in quelli centrando i pali (7).

Il livello dell'arbitraggio è stato in linea con quello riservato finora al Milan a questo punto del campionato. Credo che chiunque dopo l'ottava pinta di birra avrebbe saputo offrire maggior concentrazione e sangue freddo con un fischietto ma tant'è... io sono solo un complottista.