La partita di Coppa Italia tra Milan e Cagliari insegna poche ma interessanti cose. Innanzitutto che i rossoneri possono fare la differenza se stanno in piedi e perciò il vero problema di questa annata è, e forse resterà, l’infermeria. Tuttavia, la formazione schierata inizialmente e che ha giocato larghe fette di partita è figlia del turn over (da ambo le parti, forse più per gli isolani). L’undici sceso in campo non è stato quello titolare e nemmeno dei rincalzi ma un minestrone composto da un po’ tutte queste componenti miscelate con innesti provenienti dalla cantera. Il risultato finale, sotto tutti i profili, è stato largamente positivo, segno che anche senza andare sul mercato la formazione meneghina ha nel proprio DNA ciò che serve per raggiungere gli attuali obiettivi.

Verifichiamo l’esattezza di quanto affermato settore per settore.

La difesa è sembrata maramaldeggiare l’avversario. Simic e Theo Hernandez paiono giocare assieme fin dalla nascita anche se è chiaro che non è così. La prestazione dell’ex (?) terzino sinistro è stata sontuosa quanto il Santuario della Madonna di Las Lajas in Colombia. Lo strappo col quale ha fornito la palla del secondo gol a Luka Jović non è una novità nel suo repertorio ma il difensore ci ha fatto dimenticare (negli ultimi tempi) che è in grado di farlo, sempre e in qualunque occasione. Non è un caso che l’azione appena citata sia partita dal settore sinistro, proprio quello che fino a poco tempo fa è stato di competenza del francese. Guarda un po’ le coincidenze, in questa partita a dover sbrigare questo compito è stato il giovane canterano (mezzo rossonero, mezzo madridista) Jiménez. Supporre che Theo si sia sentito pungolato dal ragazzino che ha giocato con piglio e sicurezza sulla sua fascia, facendo quel che voleva anche a destra (sì, perché in realtà persino lo spagnolo giocava fuori ruolo), è ai limiti della disinformazione ma qualcuno ha insegnato a noi della generazione X che “a pensar male si commette peccato ma quasi sempre ci si azzecca”.

A tutt’oggi, avere una opinione (questa ) non è ancora pienamente un reato e perciò me la tengo.

Il centrocampo ha visto Adli illuminare il gioco insieme all’olandese Reijnders e al giovane Romero. Il diciannovenne argentino è sembrato ancora acerbo ma forse ha solamente bisogno di qualcuno che creda in lui e lo faccia giocare nelle partite giuste per raggiungere un affiatamento coi compagni che, al momento, ancora non c’è. Lo stesso discorso si può fare per il francese. Il suo rendimento è stato nettamente diverso, però. Contro il Cagliari è sembrato più convinto dei propri mezzi e privo di ansie di sorta. La sua classe non può esser messa in dubbio e sulla sua velocità è così impensabile lavorarci sopra? Io ricordo cosa diventò la Juventus quando inserì in formazione un certo Pirlo. Antonio Conte (che non è certo uno stupido) aveva capito che se lo avesse protetto e svincolato da compiti d’interdizione e marcatura sarebbe stato un ottimo iniziatore del gioco offensivo della sua formazione. Ai tempi, l’ex rossonero diventò il fulcro del centrocampo (a 5) col quale il tecnico vinse tre scudetti consecutivi. Adli non è Pirlo, ovvio, lo capirebbe anche un bambino di due anni di età, però ha classe e sarebbe un grosso peccato perderla perché il francese forse non è in grado di aggiungere a essa una significativa velocità negli scatti brevi. Un discorso a parte va fatto per Zeroli (subentrato con i cambi) ma in questo caso ammetto di non essere obiettivo. Io stravedo per il canterano e secondo la mia modesta opinione il ragazzino dirà presto la sua anche in prima squadra.

L’attacco ha dimostrato, se ancora ve ne fosse stato bisogno, che i rossoneri anche con un terminale offensivo solo sufficientemente bravo sono in grado di segnare quel che serve per vincere una partita senza affanni di sorta. Non sostengo che il serbo sia scarso, anzi, il suo controllo di palla è decisamente pregevole. Tuttavia, non è un centravanti che fa reparto a sé. Non è Ibra e nemmeno Lukaku. È un signor centravanti, dotato di senso della posizione e che da del tu alla palla. Nel momento in cui la macchina rossonera macina il suo gioco, Jović fa il suo. Lo farebbe anche Giroud, a mio avviso. Il centravanti transalpino quest’anno è nei colpi di testa un autentico cecchino. Peccato che dalle fasce non arrivino almeno tre o quattro cross decenti da ribattere a rete e a questo punto mi chiedo a cosa possa servire avere un buon sportellatore come lui se si ha intenzione di tenerlo sempre in un cono d’ombra. Il nigeriano Chukwueze ha ancora deluso e il giovane Traorè, che sostituiva il portoghese Leao, ha fatto il suo dimostrando che ha classe ma che è ancora acerbo. Vedremo se gli sarà data la possibilità di giocare le sue carte. Nondimeno, la sua prestazione di gioco col Cagliari un ottimo risultato lo ha ottenuto e non mi riferisco al gol segnato nel secondo tempo bensì allo sprone inconsapevole che ha esercitato sulla stella lusitana che, guarda caso, è entrata nella ripresa e ha segnato un gol, forse per marcare il territorio. Penso male? Forse sì, forse no, dopotutto, l’orgoglio può anche essere una gran bella bestia
Evviva l’animalismo.