Il Milan che affronta l’Atalanta per la terza volta nella stagione 2023/24 si presenta a San Siro con il vestito della festa e con la migliore formazione che il momento permette.
Mike “non più Magic” Maignan tra i pali, Alessandro Florenzi e Theo Hernandez sulle fasce, Malick Thiaw e Matteo Gabbia centrali difensivi, a centrocampo Yacine Adli a destra e Ismaël Bennacer a sinistra con Ruben Loftus-Cheek avanzato a collegare i reparti, Christian Pulisic e Rafael Leao a partire dalle ali e Olivier Giroud punta.

Al 3° minuto il portoghese segna un eurogol, tacitando i suoi detrattori che lo criticano da inizio stagione. I contratti sono un ottimo incentivo per render sempre meglio ma a volte possono essere un’arma a doppio taglio, un boomerang, condizionandoti e aumentando a dismisura le aspettative di tifosi e addetti ai lavori.
A rovinare l’ottimo rendimento in campo dei rossoneri fino a quel momento e l’umore di una tifoseria intera ci hanno pensato il VAR e l’arbitro (arbitro… insomma) Orsato che mettono in scena un remake del film del 1994 “Scemo e più scemo” (Dumb & Dumberer). Pellicola statunitense diretta da Peter Farrelly, con Jim Carrey e Jeff Daniels in una forma smagliante. Emil Holm, terzino destro di ruolo della Dea, stramazza al suolo coprendosi il viso con entrambe le mani manco fosse stato colpito da un calcio rotante di Chuck Norris e non sfiorato su un fianco da Olivier Giroud.

Le regole sono regole, ma in questo caso, mi si consenta, si rasenta l’obnubilamento. È il 42° della prima frazione di gioco. Calcia il rigore Koopmeiners e come da copione Maignan non para. Ai milanisti incalliti cinefili sarà venuto in mente un altro film americano, di genere comico sportivo, con Walter Matthau: “Che botte se incontri gli Orsi” (The Bad News Bears).
Ebbene, dalla serata della partita, a San Siro, il film sarà ribattezzato con molta ironia inChe botte se incontri Orsato”. Cambia lo sport di riferimento, mentre la pellicola a stelle e strisce trattava di baseball quella messa in scena dal collegio arbitrale contro i rossoneri è indubbiamente di stampo calcistico (anche se di sportivo non ha niente).

Il primo tempo si chiude così in parità. Il Diavolo e la Dea hanno raggiunto il pareggio con una pesante manipolazione che con le questioni di campo ha pochissimo. Mi domando come facciano gli addetti ai lavori ad assistere impassibili di fronte a queste scempiaggini senza prendere alcun tipo di provvedimento, anche solo per dimostrare che importa loro qualcosa.

Il copione della ripresa non cambia di molto. Il Milan paga parzialmente lo sforzo profuso nella prima frazione di gioco e concede il pallino del gioco agli avversari. Il rendimento di Adli è alto e significativo in quanto fino a questa partita aveva dimostrato di soffrire la condivisione del ruolo con l’algerino Bennacer, suo compagno di reparto. I due, davanti ai colori nerazzurri della Dea, invece, dimostrano di intendersi a meraviglia e di avere ancora qualcosa da dire sull’argomento e da mostrare in campo. Ismaël, con una forma fisica in netto miglioramento, è entrato nel vivo del gioco da protagonista assoluto. L’inglese Loftus-Cheek ha fatto il suo.

In attacco, il portoghese Leao e l’americano Pulisic hanno fatto faville mentre, stranamente, è stato il francese Giroud a marcar visita, steccando la prestazione. Il portiere dei bergamaschi, Carnesecchi, trova anche le luci della ribalta chiudendo a saracinesca la porta della formazione allenata da Gasperini, mentre De Katelare mostra di avere un serio problema con lo stadio di San Siro. Davide Calabria, al rientro dopo l’infortunio, rintuzza le fantasie di Lookman e la competizione dei cartellini gialli viene vinta questa volta dalla Dea per 4 a 2. De Roon, Holm, Lookman e Lourenço da Silva finiscono per essere annotati sul taccuino dell’arbitro per la formazione bergamasca, mentre i rossoneri compaiono con Leao e il Coach Parmense.

Al fischio di chiusura gli ospiti escono dal campo soddisfatti, convinti di aver guadagnato un punto. Probabilmente, si attendevano un Milan diverso ma un pareggio strappato in questo modo contro un avversario di questo genere vale tanto oro quanto pesa. I rossoneri possono solo recriminare per i due punti perduti, sottratti a loro a tavolino e non sul campo.

Intanto, la Juventus (che ha ripreso a vincere) e il secondo posto si allontanano di altri due punti e dalla quinta posizione alla quarta sale il Bologna (che ora è a 5 punti di distanza).
In un vecchio motto calcistico si sostiene che “Chi vince festeggia mentre chi perde protesta”. Capita anche, e a oggi al Milan accade sempre più spesso, che orrori arbitrali siano sinonimi di sconfitte e pareggi e che vengano seguiti da un silenzio assordante, senza che in Società nessuno reagisca e si faccia valere in opportuna sede. Il Proprietario americano e i Dirigenti rossoneri sembrano così distratti dalle sirene arabe che paiono dimenticarsi di guardare quel che succede alla loro squadra in Italia e in Europa e protestino in qualche modo.

Se tre indizi fanno una prova (e in questo caso sono molti di più) non bisogna chiamarsi Hercule Poirot per capire verso chi indirizzare le indagini per risolvere il giallo.
Toc, toc.
USA?
Are you ready?