La partita contro la Roma a San Siro ha evidenziato ancora una volta come la società Milan non sia un potere forte nel panorama del calcio italiano (in Champions i tifosi se n'erano accorti diverso tempo prima).

Chi ha visto la partita ha potuto assistere impotente all'ennesimo rigore a favore valutato con un metro di giudizio non depositato presso il Bureau International des poids et mesures di Sèvres e all'ulteriore penalty subito (almeno questa volta regolare per una ingenuità di Calabria).
Due falli evidenti, due misure correttive differenti.
Nel primo caso la massima punizione non si fischia nemmeno in caso di amputazione diretta degli arti di Loftus Cheek da parte di Kristensen.
Nel secondo vorrei mica negare che il pestone del capitano ci sia stato?
Nooooo... per la carità.
Si falserebbe la regolarità di un campionato che con gli strumenti elettronici, a tutt'oggi, è il più corretto della Storia del calcio (se si guardano le partite con una spessa benda sugli occhi).

Tuttavia, il peso politico di una Società si misura proprio dal suo appeal in sala VAR e con le ex giacchette nere (che forse per motivi politici non sono più tali e a questo proposito si sentono in dovere di mostrare ai tifosi nefandezze "di tutti i colori").
L'Alto Prelato e la Dirigenza rossonera (nonostante la presenza di Scaroni e Furlani) dimostrano di contare quanto il due di picche a briscola.

Si sa, però, che la fortuna è cieca e aiuta gli audaci e in una notte fredda e buia, di questo inverno targato 2024, tra venti di guerra e forte recessione climatica ed economica, l'Adli che molti non si aspettavano (parecchi altri sì, Coach escluso, ancora orfano di suo figlio Krunic) sfodera una prestazione maiuscola e apre le danze con un gol che ricorderà per sempre.

Nel secondo tempo, della scomfort-zone milanista (che ricordo va dal 60° al 75°) Oliviero il rossonero scalda gli animi dei tifosi assiepati allo stadio meglio del passaggio dei trattori degli agricoltori tedeschi in Germania che protestano contro le folli Leggi emanate dall'Unione Europea e di testa indirizza la palla suggeritagli da Simon Kjaer dove il portiere avversario non può arrivarci.

A proposito, non me ne voglia il nostro anziano e rispettabile difensore ma... c'è del marcio in Danimarca.
Sono anni che al Milan, in questa parte di stagione, piovono polemiche infinite per il corteggiamento di questo o quel calciatore della rosa che, ricevendo una offerta monstre da qualche grande Club (nel caso di Krunic si è trattato addirittura di uno piccolissimo), smettono di allenarsi a dovere o comunque contribuiscono a destabilizzare lo spogliatoio ogni volta sfogliando la classica margherita e dicendo a se stessi: «Me ne vado o non me ne vado?».
Questo è il problema, verrebbe voglia di risponder loro.
Ebbene, fino alla stagione scorsa si dava la colpa all'inesperienza di Maldini, suppongo che quest'anno non si possa ritenere ancora colpevole l'ex terzino sinistro sacchiano. E, inoltre, perché questo strano fenomeno si tinge solo dei colori rossoneri? Non mi pare che Lautaro Martinez o qualche altro "campionissimo" della squadra... d'Italia abbia mai ricevuto proposte indecenti da parte di Club degni di questo nome.
Perché?
Cosa spinge atleti alle dipendenze di un imprenditore cinese sull'orlo del fallimento e di un esperto Amministratore Delegato nonché Consigliere della Lega Nazionale Professionisti di Serie A a giurar loro eterna fedeltà senza mai cedere alle lusinghe della vil pecunia?
È possibile che le società di calcio inglesi, spagnole e tedesche, guardino solo le partite della squadra rossonera e quando vogliono corteggiare a lungo un calciatore non riescano mai a scorgere atleti in forza alla squadra finalista di Champions League?

Per fortuna, dopo il rigore trasformato da Leandro Paredes e un naturale periodo di sbandamento, la partita si è messa nei giusti binari con il gol di Theo Hernandez.
Prima del fischio di chiusura c'è stato ancora il tempo per tributare una standing ovation a Yacine Adli, che usciva dal campo e veniva sostituito da Kevin Zeroli, forse il presente e il futuro del centrocampo rossonero.
Finita la partita e incamerati i tre punti vien quasi voglia di cantare una vecchia canzone di Marco Ferradini, parafrasandone un po' il testo allo scopo di dare alcuni suggerimenti ai piani alti di via Aldo Rossi: «... e fuori dal campo nessuna pietà!».

Buon Campionato e Buona Vita a Tutti.