Il Milan batte il Sassuolo, guadagna due punti sull’Inter, tiene lontana la Fiorentina, stoppa i fischi di San Siro e chiude l’anno con una vittoria.
Davanti a Marco Van Basten, tre volte Pallone d'Oro, ospite speciale in tribuna VIP, seduto in tribuna accanto al vicepresidente onorario Franco Baresi, i rossoneri forniscono una prestazione incolore sottolineata per lunghi tratti della partita dai fischi giustamente impietosi dei tifosi di quasi tutti i settori dello stadio. Chissà cosa deve aver pensato l’olandese che quando vestiva una maglia con quei colori trebbiava gli avversari con tutta la forza della sua classe. I suoi eredi, non soltanto gli attaccanti, sono lontani anni luce dagli atleti che allenavano Sacchi e Capello. Certo, quei calciatori erano inarrivabili, hanno scritto la storia rossonera e non si può paragonarli alle scommesse di Furlani e Moncada. Nemmeno a Leao. Ieri, il portoghese ha di nuovo fatto rimpiangere i soldi spesi per rinnovargli il contratto. Nel calcio è così. Il prezzo delle prestazioni di un atleta si decide a bocce ferme, purtroppo. A volte ti va bene e paghi poco un rendimento altissimo. Altre volte va male e strapaghi una serie di magre performance.

Ha esordito Zeroli (pochi minuti, per la carità) e paradossalmente il Milan ha giocato meglio quando si è ritrovata a contrastare gli avversari senza molti titolari segno che la sua crisi è più nella testa degli atleti che nelle loro gambe. Le statistiche della squadra dicono che i rossoneri hanno tirato 20 volte nella porta avversaria contro 12 degli ospiti, mentre hanno peccato in precisione centrando i pali solo 2 volte contro 6 degli avversari. Il possesso palla è stato di 59% a 41 in favore del Milan così come i passaggi (513 a 355). I calci d’angolo 6 a 5 per la squadra di casa.

Chi ha veramente deluso in partita è stato il Sassuolo. La prestazione del Milan è sembrata troppo simile a quella contro la Fiorentina solo che in questo caso l’avversario non era ben vivo e vegeto. Berardi e soci hanno deluso, forse anche più di quanto hanno fatto i rossoneri. La reazione al gol di Pulisic (ironia della sorte segnato prima della scomfort zone milanista che va dal 60° al 75°) è stata sufficiente a alimentare i mugugni dei tifosi ma non tale da impensierire il Maignan di questo periodo. Il Milan batte il Sassuolo di corto muso. Allegri sarebbe felice di vedere che la sua filosofia sta facendo proseliti. I tifosi rossoneri che si stanno juventinizzando si saranno esaltati perché la vittoria conta più di come si è giocato per ottenerla.

Gli orfani del bel “giuoco” di berlusconiana memoria avranno fatto una smorfia di disgusto e contratto lo stomaco davanti alla prestazione da dopolavoro ferroviario fornita dall’11 del Coach parmense. I musi lunghi e i fischi dello stadio la dicono tutta sui numeri delle due anime dei tifosi rossoneri e dalla scala di valori presente sugli spalti. Le facce toste di alcuni addetti ai lavori intervistati dai giornalisti a fine partita, poi, non mi sono affatto piaciute. Su tutti quelle del Coach e peggio ha fatto Florenzi. La prestazione contro il Sassuolo è stata imbarazzante e non si può considerarla come la battaglia di Zama della Seconda Guerra Punica. Piuttosto, ricorda il capolavoro di Robert Louis Stevenson. In campo si è visto il debole e fragile Dottor Jekyll. Davanti ai giornalisti è andato in onda il suo alter ego, il trasfigurato, lo sgradevole e aggressivo Mister Hyde.

Però, l’anno 2023 è passato. I rossoneri hanno trecentosessantasei giorni nuovi di zecca per far digerire ai propri tifosi quanto fatto prima e chiudere un incontro con un clean sheet e zero infortuni è già un grosso successo che va ben al di là del risultato e del gioco espresso.
In questi anni di vacche magre ci si attacca a tutto pur di riacquistare il sorriso. È il senso della vita.