In una serata in cui tutto sembra andare per il verso giusto, il Milan si complica la vita e spreca più di un'occasione per facilitarsi le cose per mettere in cassaforte la partita di ritorno.
La prima domanda, però, che sorge spontanea è: se è un sorteggio a determinare chi gioca in casa l'ultimo incontro degli spareggi, come mai ai rossoneri tocca sempre il ruolo di ospite?

Bella domanda.
Chissà qual è la risposta.
Sfortuna?
Banale ma possibile.

Ciò che è certo è che in poco meno di mezz'ora di non gioco, il Milan si trova in superiorità numerica e non c'è nemmeno Di Bello ad arbitrare o un Barella qualunque a rotolarsi nell'erba come nemmeno un tarantolato riesce a fare (Pulisic, sempre lui, si limita a cascare in terra, in modo correttamente sobrio, per quello che è stato uno dei pochi falli seri commessi dagli avversari che non hanno subito una sola ammonizione per tutta la restante parte dell'incontro).

Al trentaquattresimo, un sonnacchioso Leao mette al centro un pallone che chiede solo di trovare un colpitore di testa nell'area piccola, un Olivier Giroud per esempio, per essere trasformato in gol, anticipando l'incerta copertura di portiere e difensore.
Uno a zero.
Superiorità numerica.
Ci sono tutti gli ingredienti per una goleada controllata.
E invece no.
Due minuti più tardi, l'eurogol che non ti aspetti porta gli ospiti in parità. Ecco... una volta era il secondo portiere rumeno Tătărușanu a prender gol su ogni tiro che inquadrava i pali della porta rossonera. Oggi, che lui non c'è più in rosa, sembra che il francese ne abbia ricevuto l'eredità. I rossoneri incominciano a vedere più fantasmi che in un film in puro stile Ghostbusters o Poltergeist.

Matteo Gabbia, altra autorevole partita giocata dal difensore, colpisce di testa al quarantunesimo angolando il tiro e indirizzandolo in una posizione impossibile da ribattere. Impossibile... quasi impossibile perché Stanek vola letteralmente deviando in calcio d'angolo la conclusione, manco fosse Mike Maignan.
Fortunatamente, al quarantaquattresimo ci pensa Tijjani Reijnders a bucare la porta avversaria sul palo più vicino al portiere con un tiro da lontano e palla ricevuta da calcio d'angolo (il Milan che segna così, i lettori mi scusino, fa notizia). Meno male che ogni tanto qualche giocatore rossonero si ricorda che per segnare occorre calciare verso la porta avversaria. Altro calcio d'angolo e, prima del riposo, il Milan segna ancora, con l'inglese Loftus-Cheek, ancora di testa.

La ripresa si snoda nello stesso identico modo.
Ad un Milan lento e compassato nella manovra, si contrappone un avversario dinamico e atleticamente preparato che per fortuna ha ferri da stiro al posto dei piedi dei suoi attaccanti.
Su un calcio di punizione al sessantacinquesimo, anziché marcare a uomo, i rossoneri fanno l'elastico e lasciano completamente libero l'uomo più lontano, Schranz, entrato solo cinque minuti prima, che, Indisturbato, segna con un irriconoscibile Maignan, fermo come lo stipendio di un lavoratore italiano.
Prima dello scadere, all'ottantacinquesimo, quando i tifosi rossoneri avevano esaurito tutti i Santi a cui votarsi, il portoghese Leao si ricorda di avere un talento superiore alla media e mette una palla tra i pali della porta avversaria che Christian Pulisic sospinge per la più facile delle reti. Fatti salvi il solito Gabbia e il distribuisci palloni Adli, tutti i rossoneri hanno giocato sotto tono (con Theo Hernandez e Maignan sugli scudi in questa speciale classifica negativa).

Chi invece ha meritato il titolo di MVP (Most Valuable Player) dell'incontro è stata l'intera tifoseria rossonera che, imbeccata in modo particolare dalla curva, è sembrata colmare le lacune del proprio Coach, strigliando la propria squadra durante i lunghi momenti in cui perdeva la concentrazione e esortandola a fare del proprio meglio per assicurarsi il passaggio del turno nei rimanenti. Questo obiettivo non sarà facile da raggiungere visto il brutto spettacolo offerto durante la partita ma con una tifoseria così essere eliminati sarebbe blasfemo.

Pier Giorgio Tomatis
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