Ci sono partite di calcio che, per fare della cronaca seria e pertinente, occorrerebbe analizzarle partendo dalle premesse che le hanno generate. Prima della trasferta in Repubblica Ceca, a Praga, all’Eden Aréna, il Milan ha passato qualche giorno di “trepidazione”. Poco più di quarantott’ore prima, la sede di Via Aldo Rossi e l’abitazione dell’Amministratore Delegato Giorgio Furlani sono state perquisite dalla Guardia di Finanza per sospette “irregolarità” nelle comunicazioni con la FIGC, evento che a momenti non accade nemmeno in casi d’insider trading per la Consob. Le voci su possibili penalizzazioni e multe hanno turbato più i sonni dei tifosi maggiormente sensibili che quelli della schiera di avvocati messa in allarme dalla Proprietà americana. Tra l’altro, questa perquisizione è giunta quasi in contemporanea con una dichiarazione pubblica del Sindaco di Milano su una presunta “impossibilità” di costruire uno stadio nella zona di San Donato.
Coincidenza? Forse. Lo scopriremo. Prossimamente.

L’altra circostanza che non può non aver condizionato la prestazione dell’undici rossonero (me lo auguro) è l’eliminazione dagli ottavi di finale della Champions League della squadra che rappresenta la Società più cartonata e soccorsa (cari arbitri…) d’Italia.
La gara contro un incolpevole Slavia Praga, credo, ha risentito di queste due premesse, negativa la prima, superpositiva la seconda. È vero, per il cosiddetto ranking UEFA occorrerebbe sostenere le squadre italiane. Ne va dell’orgoglio nazionale. Infatti, da buon italiano, mi sono spiaciute le eliminazioni di Lazio e Napoli (la seconda anche immeritata). Punto.

Con queste premesse, i rossoneri sono scesi in campo giocando contro un avversario che si è schierato con sei elementi su undici con una chiara e forte propensione offensiva. Il Milan, invece, ha saggiamente posizionato Yunus Musah in coppia con Yacine Adli a spaccar legna a centrocampo e rilanciare l’azione. Un errore velenoso del francese poteva costare caro e qualcuno (sbagliando) deve aver rimpianto Krunic, dimenticando un Milan Celtic in cui il bosniaco si rese protagonista di un pasticcio difensivo per il quale si scusò pubblicamente con i propri compagni e i tifosi. Lo stesso Ismaël Bennacer, nei primi due anni della sua esperienza rossonera, non è stato immune da colpe. Toccando duecento palloni a partita è quasi matematico che ciò accada. I calciatori sono degli uomini e non dei robot… per ora.
Dopo un primo quarto d’ora di arrembanti assalti dei padroni di casa, caratterizzati più da spirito agonistico che da classe calcistica sopraffina, l’arbitro svedese Glenn Nyberg estrae un giusto cartellino rosso nei confronti di Holes (al 20°, per un pestone rifilato a Capitan Davide Calabria) e il Milan si trova per la seconda partita di coppa consecutiva in superiorità numerica. Iron Mike Maignan esce per infortunio (un precedente scontro di gioco con un avversario) e viene sostituito da Marco Sportiello. Sul taccuino dell’arbitro finiscono anche Doudera e Trpisovsky. Il tempo di vedere che gli animi dei padroni di casa si sono calmati e Christian Pulisic porta il Milan in vantaggio. Capitan America sblocca il risultato ben imbeccato da Rafael Leao, girandosi alla Olivier Giroud e indovinando il rasoterra sul palo più lontano. Uno a zero e palla al centro.
Appena le due squadre si dispongono di nuovo sul rettangolo di gioco e i rossoneri raddoppiano. L’inglese Ruben Loftus-Chhek raccoglie un assist di Theo Hernandez per la più comoda delle reti. È il 36° del primo tempo e la pratica è quasi messa nel cassetto. La squadra ceca dovrebbe segnare almeno quattro reti (e in inferiorità numerica). Il Milan, in versione praghese, non si concede distrazioni e dopo una stupida ammonizione di Fikayo Tomori porta a tre il suo bottino con un tiro a giro da fuori area di Leao che s’infila nel sette alla sinistra del portiere avversario. Le due squadre vanno al riposo.

Il secondo tempo si apre con l’avvicendamento di Calabria con Pierre Kalulu, Tomori con Malick Thiaw, prosegue con una ammonizione a Matteo Gabbia, la sostituzione di Pulisic con Samuel Chukwueze, Loftus-Cheek con Tijani Reijnders. Il Milan va in controllo fino alla fine dell’incontro, concedendo il solo gol della bandiera a 6 minuti dalla fine a Jurásek e un cartellino giallo a Leao.
I cechi lo hanno meritato per la sportività e l’attaccamento dei suoi tifosi.
Slavia Praga Milan finisce 1 a 3. Missione compiuta. Ottavi superati… e non ci di-spiaze.