Verona-Juventus non sarà mai una partita banale, magari ai tifosi Bianconeri non dirà nulla di particolare rispetto a qualsiasi altro match contro una squadra di provincia, ma sulle rive dell’Adige è probabilmente la seconda gara più sentita a livello di tifo, a pari merito col Milan ma staccata dal derby col Vicenza. Verona-Juventus non è una partita banale neanche per me personalmente, in quanto alcuni dei ricordi più belli di gare dei Gialloblu riguardano sfide ai 36 volte campioni d’Italia e anche la storia sportiva conserva memorabili avvenimenti nel segno di questo match.
Abbiamo quindi capito che Verona-Juventus è un grande appuntamento per la città scaligera, che ha risvolti storici molto piacevoli e un po’ controversi ed io sono molto legato ad uno avvenuto il 9 febbraio 2014, alcuni sicuramente sapranno già chi è l’uomo di cui voglio parlare ma meglio andare con ordine.

Il ritorno in Serie A
La Serie A 2013-2014 è stata la prima stagione che mi ha fatto conoscere il mondo del calcio, ero ancora piccolo e non ne sapevo molto ma una cosa l’avevo già capita, sono di Verona perciò tifo l’Hellas, anche se il concetto di tifo vero e proprio non mi era familiare. Andando a riguardarla adesso, credo che quel campionato possa essere inserito almeno nella top 5 dei più belli mai disputati dal Verona, personalmente secondo solo a quello dello scudetto, si trattava di una squadra neo promossa in Serie A dopo 11 anni di calvario tra cadetteria e addirittura la Prima Divisione della Lega Pro, alla guida c’era Andrea Mandorlini, uno dei tecnici più amati a Verona e riportato in Italia 3 anni prima da un veronese doc quale l’ex presidente Giovanni Martinelli, a cui vanno molti meriti per la risalita, anche economica, dell’Hellas. La squadra era il più classico dei gruppi neo promossi, qualità non eccelse, qualche rivelazione straniera in ogni reparto e la punta di diamante, l’uomo che ti svoltava le partite, il “vicesindaco” Luca Toni. Partiti per giocare di compattezza e con furbizia, nel corso della stagione viene fuori l’impronta del mister che col suo 4-3-3 riesce a far rendere ognuno al massimo delle sue potenzialità. I pilastri del gruppo erano presenti ancora dalla Serie C, ossia il portiere Rafael, poi capitan Maietta, Halffredsson e il prodotto delle giovanili Jorginho. Le rivelazioni per eccellenza quella stagione sono senza dubbio l’ex Fiorentina Romulo, che diverrà capitano al ritorno da un’infelice esperienza proprio con la Juventus, e un detonante esterno paraguayano preso in prestito dal Porto sul gong del calciomercato, Juan Manuel Iturbe, autore di una stagione strepitosa che convincerà Setti a riscattarlo per rivenderlo alla Roma, dove non avrà fortuna, per più di 20 milioni di euro. Tra loro due, i super riflessi di Rafael in porta, i rigori infallibili di Jorginho e il ritorno del numero 1 Luca Toni là davanti gli idoli non mancavano ma, come ho già detto, quella stagione fu la prima che mi avvicinò a questa passione quindi non guardavo tutte le partite e ho ricordi solo alcune, l’esordio vittorioso per 2 a 1 sul Milan, il 3 a 5 con gli amici Viola e il 2 a 2 contro la Juventus. A quella partita il Verona ci arrivava dopo una sola vittoria nelle precedenti 4 gare, mentre la Juventus aveva perso solamente a Firenze per 4 a 2 e pareggiato solo altre 2 volte in tutto il campionato, ma al Bentegodi non era, e tutt’oggi non è, facile per nessuno, il risultato bisogna sudarselo e il vantaggio di Tevez dopo 4 minuti non fa paura ad una squadra che non ha nulla da perdere. Lo stesso argentino raddoppia al 21esimo, poi una serie di occasioni da entrambe le parti, palo di Osvaldo, Jankovic in campo aperto sbaglia un 1 contro 1, Rafael e Buffon provvidenziali fino al pareggio, ovviamente di testa, di Toni che riporta speranza. Al minuto 90+4, in modo simile al gol dell’1 a 2, accade l’apoteosi, Juan Ignacio Gomez Taleb, Juanito, insacca alle spalle di Buffon e fa 2 a 2, Curva Sud in estasi e io che dalla tv non avevo ben chiaro cosa stesse accadendo, ma quel giocatore era diventato un eroe.

Dall’Argentina all’Italia con Verona nel destino
Arriviamo dunque a parlare del protagonista di questa storia, Juan Ignacio Gomez Taleb, per tutti Juanito, il mio primo “giocatore preferito”. Partito a 18 anni dal settore giovanile dell’Arsenal, non la squadra inglese ma la compagine di un sobborgo di Buenos Aires, dove un altro Gomez, Alejandro detto il Papu, è diventato ancora più grande vincendo la Copa Sudamericana nel 2007, è arrivato in Serie D al Ferentino tramite la Salernitana, per poi essere acquistato dalla Triestina, gemellata col Verona, e girato nuovamente in prestito stavolta in C2 al Bellaria Igea Marina, dove al secondo anno segnerà 7 reti in 32 presenze. Nell’estate del 2008 il Verona lo acquista in compartecipazione, acquisto non preventivato in quanto, come Gomez stesso ha rivelato, l’ex direttore sportivo Gialloblu Riccardo Prisciantelli era andato in missione per un terzino. L’impatto non è il migliore, 6 gol in due stagioni, un infortunio, messo fuori rosa e passato nel gennaio del 2009 in prestito al Gubbio dove farà vedere per la prima volta ciò di cui è capace. Con gli umbri conquista una doppia promozione, dalla C2 alla B, categoria che mancava da 63 anni, mettendo a referto 18 marcature nel campionato di Prima Divisione 2010-2011, di cui più di una proprio al Verona. La squadra vincitrice dei play-off del 2011 fu l’Hellas che come il Gubbio avrebbe dovuto disputare la Serie B e non c’era mossa migliore da fare se non quella di far valere il controriscatto a favore e riportare Gomez all’ombra dell’Arena. Il giocatore, però, non era convinto di riprovare una nuova avventura in maglia Gialloblu, ma le parole di mister Mandorlini, che stravede per lui, gli fecero cambiare idea, scelta che lo porterà alla consacrazione definitiva nella storia della società scaligera. In due anni di Serie B scrive il suo nome sul tabellino dei marcatori 24 volte, con l’approdo e l’esordio in Serie A lo spazio si riduce e anche i gol, 11 in due stagioni, cifre comunque buone per una riserva di una provinciale. Nel 2015-2016 e nel 2016-2017 perde ancora più posto e feeling con la porta, segnando solo 2 volte e arrivando alla rescissione consensuale del contratto. Lascia l’Hellas dopo 225 partite e 46 reti, diventando l’unico nella storia Gialloblu ad aver segnato in tutte le competizioni nazionali a cui il Verona ha preso parte, dove ha sempre messo in campo il suo sacrifico e la sua duttilità, anche per questo è entrato nei cuori di tutti. Dopo due tentativi negativi con Cremonese e Sicula Leonzio, Gomez capisce che per ritornare ai fasti di qualche anno prima deve andare dove la gente lo ama, così nel 2019 firma nuovamente col Gubbio dove in altri due anni segnerà 15 gol e dimostrandosi ancora valido per la Serie C. Sebbene la storia con l’Hellas sia finita da 4 anni, il legame con Verona non svanirà mai, così il 10 luglio scorso lo mette sotto contratto il Legnago, che si era appena conquistato la possibilità di giocare in Serie C per la seconda stagione consecutiva tramite i play-out.

Verona-Juventus, i precedenti storici
Mi sono dimenticato di dire una cosa di Gomez, il 30 maggio 2015, ultima giornata di Serie A, in Verona-Juventus segna nuovamente la rete del 2 a 2 a tempo quasi scaduto, se non c’è la mano del dio del calcio qui… La trasferta di Verona negli anni 2000 non è mai stata facile per la Juventus, ha vinto solo 2 volte su 9, nel 2000/2001 e nel 2017/2018 con un super Dybala che ribaltò il gol dell’ex di Caceres. Oltre alle due gare già citate, si ricorda con piacere anche la doppietta di Cammarata del 30 aprile 2000 e la più recente vittoria per 2 a 1 con rigore di Pazzini che coronò la settimana perfetta da neo promossa dopo i pareggi a Milano col Milan e a Roma con la Lazio. Anche l’ultima giornata del 2015-2016 vide scendere in campo Verona e Juventus in terra scaligera, con i Gialloblu già retrocessi e i Bianconeri già campioni d’Italia, la vittoria per due a 1 dei padroni di casa risultò più il tappeto rosso per l’addio al calcio di Toni, che segnò su rigore con il cucchiaio. Andando più indietro negli anni si va ovviamente al 2 a 0 della stagione dello scudetto col gol senza scarpa di Elkjaer, alla gara di andata degli ottavi di Coppa Campioni 1985-1986 0 a 0 al Bentegodi prima della scandalosa partita di ritorno, la vittoria per 2 a 0 nella finale di andata della Coppa Italia 1982-1983 e svariati risultati positivi a cavallo degli anni ’60 e ’70, dove il Verona vide passare tra le sue file gente come Clerici, Zigoni, Domenghini, Mascetti, Busatta, in panchina il campione d’Europa del 1968 e vicecampione del mondo 1970 Ferruccio Valcareggi e al comando di tutto Saverio Garonzi.

Sabato allo stadio sarà una grande serata, tornarci per la prima dopo la pandemia l'arricchirà ancora di più e visti i trascorsi tra le due squadre non mancheranno le emozioni, nella speranza che sbocci un nuovo Juanito Gomez.