L’ultima sessione di mercato ha portato a Firenze tutto ciò che la società voleva, gioventù e spavalderia sia in campo, col ritorno dal prestito positivo al Cagliari di Sottil e dall’arrivo di Nicolas Gonzalez, fresco campione del Sud America, mentre in panchina si è riusciti a portare a termine una delle telenovele dell’estate, infatti dopo svariati tira e molla conditi da forti tensioni, Vincenzo Italiano è stato liberato dallo Spezia insieme a tutto il suo staff per intraprendere questa nuova avventura in Toscana. Un altro tassello fondamentale è stata la conferma di Vlahovic, nonostante circolassero voci di interessamenti dei più grandi club italiani ed europei, tra riscatti e rientri dai prestiti nelle rotazioni del mister di Karlsruhe stanno trovando spazio anche Igor, Duncan e il suo fedelissimo Saponara. Nell’ultima settimana di calciomercato, la dirigenza viola ha messo a segno due colpi internazionali che avrebbero dovuto alzare il tasso di esperienza a giocare partite importanti di tutta la squadra seppur si tratti di giocatori ancora giovani, il primo è il terzino di proprietà del Real Madrid Alvaro Odriozola e il secondo è una vecchia conoscenza della Serie A, il centrocampista uruguaiano Lucas Torreira, ed è proprio di quest’ultimo che voglio parlare oggi. Arrivato in Italia tramite il Pescara, già l’anno dell’ultima promozione nella massima serie dei Delfini era un perno della squadra, è sbocciato definitivamente nel biennio alla Sampdoria sotto la guida di Marco Giampaolo con prestazioni così importanti che gli valsero la chiamata dell’Arsenal, il quale lo spedì in prestito all’Atletico Madrid dopo due stagioni poco positive per i Gunners, prima di fargli fare ritorno nel Belpaese.

L’identikit di Lucas Torreira
Quando parliamo di Torreira non possiamo definirlo solamente un mediano o un regista, perché lui è entrambi questi ruoli in più ci aggiunge un ottimo tiro da fuori che non fa mai male.
Partiamo analizzando le sue due stagioni in Blucerchiato: Giampaolo utilizzava come modulo di base un 4-3-1-2, lui giocava al centro della linea a 3 in mezzo al campo, partito inizialmente come giocatore d’interdizione, e non si direbbe visto il fisico, man mano col passare del tempo ha trovato sempre più coraggio mettendo davanti agli occhi di tutti le sue qualità. Quando la Sampdoria recuperava palla capitavano due cose, i difensori centrali la passavano immediatamente a lui che era anche vittima del pressing alto degli avversari, eppure ha un’incredibile capacità di mettere il corpo davanti alla sfera, proteggerla e, siccome nel mentre è riuscito a dare un’occhiata per la scelta migliore da prendere successivamente, smistarla ai compagni dopo aver saltato la prima linea di pressing, elemento fondamentale per andare in superiorità numerica e creare seri pericoli manovrati oppure ripartire in contropiede velocemente. Una volta liberatosi del marcatore aveva diverse possibilità, la prima era quella di aprire sui terzini che intanto salivano in progressione sulle fasce, la seconda era quella di triangolare e scambiare velocemente con le sue due spalle, ossia Linetty e Praet, finché qualche altro compagno non faceva dei movimenti a smarcarsi per ricevere o a creare spazi e la terza era la verticalizzazione veloce verso il trequartista che poi aveva il compito di inventare e mettere le due punte, o le mezz’ali a seguito di uno dei tantissimi inserimenti, davanti al portiere. Tra l’altro di giocatori di classe sulla trequarti ne passarono visto che quel ruolo lo ricoprirono Bruno Fernandes prima e Gaston Ramirez poi. L’anno dopo venne fuori che Lucas aveva pure una gran visione dello specchio della porta da distanze considerevoli quindi i top club mondiali si fiondarono su di lui. Arriva quindi il trasferimento all’Arsenal nell’estate del 2018, al primo anno post Wenger, con Emery in panchina, il quale molto spesso ha utilizzato sistemi di gioco che prevedevano un doppio interno di centrocampo, non esattamente la situazione preferita da Lucas, ma l’evoluzione del centrocampo a due nelle grandi squadre spesso porta a non essere solamente giocatori rocciosi che schermano l’avanzata avversaria, come spesso capita se si lotta per l’obbiettivo minimo, ma si muovono e scambiano le posizioni di continuo per non dare riferimenti agli avversari e trovare sempre qualche spiraglio per i giocatori più estrosi, così il primo anno è comunque positivo nonostante la concorrenza lo porti più spesso a subentrare e non avere più il titolo di inamovibile come a Genova. La stagione successiva, 2019-2020 è ovviamente particolare per tutto ciò che è successo e come se non bastasse, a dicembre la dirigenza londinese aveva già cambiato allenatore per la seconda volta ma trovando colui che attualmente ricopre ancora questa carica, un grande ex come Mikel Arteta. Il suo stile di gioco è sulla falsariga di quello adottato da Emery, ma la scintilla con Torreira non scatta e gli preferisce spesso altri profili relegandolo ad un ruolo sempre più di comprimario. Nella sessione estiva di calciomercato del 2020 si trasferisce quindi in prestito all’Altetico Madrid del Cholo Simeone dove gioca solo 7 partite da titolare su 26 match in cui ha calcato il campo, infatti davanti a lui si è ritrovato il giocatore più importante, se mi permettete, di tutta la banda Colchonera, il canterano Koke.

La carriera in panchina di Italiano
Spostiamo adesso l’attenzione sull’uomo che dovrà far girare la Fiorentina con l’inserimento in pianta stabile di Torreira, proprio lui che fu definito “Il regista perfetto” da Carlo Sabatini. Italiano fin dagli esordi come allenatore ha sempre giocato allo stesso modo, in qualsiasi categoria, dai dilettanti alla Serie A, un calcio offensivo, d’inventiva, che si espone alle ripartenze avversarie le quali si cerca di fermare tramite ferree marcature a uomo. Lo definiremmo un calcio Zemaniano, ma molti negli ultimi anni hanno ricevuto questa etichetta, così a giugno lo stesso Zdenek ci ha liberato di questo peso definendolo lui stesso il suo erede. Fin dai tempi di Trapani il suo gioco aveva il punto cruciale di sviluppo sulle fasce, le ali convergono per cercare un cross in mezzo dalla famigerata zona 14 e creare spazi attaccabili dai terzini che salgono in progressione mentre intanto anche le mezz’ali si inseriscono per creare densità in area di rigore mentre la punta si libera dalla marcatura per venire a giocare come regista aggiunto insieme al vertice basso del centrocampo disponendosi in linea retta in verticale con questi. Il suo interprete perfetto di questo compito lo aveva trovato in M’Bala Nzola, che lo ha seguito anche a La Spezia, seppur con sei mesi di “ritardo”, risultando un elemento decisivo per la promozione in Serie A dei Bianconeri con 7 reti da gennaio a giugno 2020 mentre nella prima parte della personale stagione d’esordio nella massima serie mise a segno 10 reti tra la settima e la diciassettesima diventando l’idolo della curva ferrovia.

L’integrazione nella Fiorentina
Arriviamo dunque al punto più importante di tutto il discorso, le prospettive di Torreira all’interno dei dettami tattici di Italiano. Arrivato quasi sul gong perché è stato realizzato che serviva qualcosa in più di quello che poteva garantire Pulgar, giocatore dalla gran visione sul lungo ma per il resto più da diga davanti alla difesa e macchinoso nello stretto, così la scelta di prendere l’ex Arsenal, per garantirsi più dinamismo, più velocità nella manovra e più soluzioni dalle quali accingere per sviluppare l’azione. È stato fatto anche un tentativo quasi disperato di recuperare Amrabat provandolo regista, ma con scarsi risultati, purtroppo è solo un lontano parente dello splendido giocatore ammirato a Verona. Quando Torreira è stato in campo si vista nettamente la differenza con gli altri giocatori che gli contendono la maglia da titolare e ha dimostrato tutte le sue qualità, nella gara con l’Inter il suo marcatore veniva costantemente saltato sul pressing appena ripartita la manovra, mentre nel match contro l’Udinese lo abbiamo visto anche inserirsi più di una volta e tentare pure il tiro da fuori, a conferma del fatto che ha il piede caldo, per colpire anche da calcio piazzato.

Spero veramente che Italiano lo cominci a far giocare titolare tutte le gare perché con un metronomo come lui in mezzo al campo che ti accelera in un secondo la velocità dell’azione, ti trova soluzioni improbabili ma efficaci e calma i ritmi in attesa di trovare un varco oppure per far rifiatare la squadra nei minuti finali di pressing forsennato degli avversari e il rischio che te la perda è ridotto, la qualificazione ad una competizione europea a discapito di una delle nuove sette sorelle oppure tramite la vittoria della Coppa Italia, sarebbe un successo dal valore gigantesco, è tutt’altro che preclusa