Ci sono istantanee, partite particolari e reti simboliche nel corso della vita di un giocatore che valgono più di tutte le altre e che lo rendono indimenticabile ai tifosi per la portata del gesto che ha compiuto, talvolta così impattante da far quasi dimenticare quanto fatto nel resto della carriera.
I primi esempi che mi vengono in mente sono sicuramente quello di Sheringham e Solskjaer nella famosissima finale della Champions League 1998-1999 contro il Bayern Monaco, in cui segnarono rispettivamente il loro primo e secondo gol in quell’edizione della competizione che però valsero la vittoria e la conquista del treble al Manchester United a tempo quasi scaduto, mentre per noi italiani Fabio Grosso è l’immagine dei mondiali 2006 con il suo timbro contro la Germania e il rigore decisivo in finale contro la Francia. Ogni club ha annoverato tra le proprie fila giocatori che hanno inciso poco o che hanno sempre fatto il loro lavoro senza mai emergere in maniera evidente, ma che un giorno, nel momento più importante, hanno scritto il loro nome nella storia, one night showman appunto, vediamo chi lo è stato per il Verona.

Lo scandalo della telefonata e la trasferta a Terni
Alla fine della Serie A 1973-1974 il Verona arrivò quart’ultimo con 25 punti e si salvò, con retrocesse Foggia, Sampdoria e Genoa. Già prima della fine del campionato però cominciarono a circolare voci riguardanti una telefonata del presidente del Verona Saverio Garonzi all’attaccante del Napoli ed ex gialloblu Sergio Clerici, in cui all’italo-brasiliano fu promessa una concessionaria FIAT nella sua nazione se il Verona avesse vinto la partita col Napoli, cosa poi avveratasi. Una volta che il Foggia lo scoprì cominciò l’iter giudiziario per fare chiarezza sulla vicenda, Garonzi smentì ma Clerici e l’allenatore del Napoli Vinicio confermarono, il risultato fu la retrocessione a tavolino del Verona, ma non fu la squadra pugliese a trarne vantaggio bensì la Sampdoria ripescata, perché in tutto questo si scoprì anche che il presidente dei foggiani tentò di corrompere la terna arbitrale nella partita contro il Milan e quindi in Serie B ci andarono Foggia, Genoa e Verona.
L’anno successivo in divisione cadetta Foggia e Genoa disputarono una stagione anonima, conclusa a pari punti al 7° e 8° posto, distanti anche dallo spareggio, sorte questa che invece toccò al Verona, il 26 giugno 1975 si giocherà al Libero Liberati di Terni lo spareggio per assegnare l’ultima posizione valida per la promozione in Serie A tra Verona e Catanzaro.
Il Verona era più forte, giocava consapevole delle sue capacità tecniche, il Catanzaro poteva contare sulla migliore difesa del torneo e sull’apporto di 30.000 persone giunte in Umbria quel giorno. Un tifoso del Catanzaro morì prima della partita, non per uno scontro tra ultras ma pe un incidente dell’autobus, i calabresi volevano conquistare la loro seconda promozione anche per lui. Ma la partita cambia per la prima e unica volta al 25esimo del primo tempo: Zigogol apre sulla fascia per Luppi che al centro trova Mazzanti (discreto centrocampista che aveva vinto a Firenze da panchinaro e aveva fatto vedere buone cose a Padova, uno come tanti), controllo palla, tunnel all’avversario, aspetta che il portiere esca un minimo e sventola angolata imparabile, come scrive l’inviato da Terni. Fu la sua ultima partita con la maglia del Verona, quattro giorni dopo si trasferirà a Livorno, ma sicuramente rimane la più bella e importante di tutte.

La seconda volta della Fatal Verona
Dal 1973 al 1990, 17 anni di distanza e si ripete una scena già vista, il Milan perde lo scudetto a Verona e pure gli antefatti sono simili. Nel ’73 pochi giorni prima di prendere 5 reti al Bentegodi vinsero la Coppa delle Coppe contro il Leeds United, un dispendio di energie non indifferente, mentre nel ‘90 venivano da vittoriosa spedizione in Baviera dove conquistarono la finale della Coppa dei Campioni solamente ai tempi supplementari. Eppure strani segnali erano già arrivati due giornate prima della trasferta veronese, alla 31esima di campionato il Milan pareggiò in casa 0 a 0 col Bologna che recriminò anche un gol annullatogli ingiustamente, parrebbe essere una buona cosa, ma quella giornata il Napoli agganciò i rossoneri in testa alla classifica vincendo a tavolino contro l’Atalanta a seguito del lancio sul terreno di gioco di una moneta da parte dei tifosi orobici che colpi il giocatore azzurro Alemao, il quale due anni dopo si trasferì proprio a Bergamo.

Arriva quindi il 22 aprile 1990, non voglio parlare dell’operato dell’arbitro Lo Bello ma concentrarmi su quando accadde in campo, il Milan va in vantaggio con Marco Simone, pareggia di testa Sotomayor, su corner di Fanna, non è il protagonista assoluto della storia ma anche per lui si tratta di un lampo in una non proprio eccellente esperienza europea. Ci furono occasioni per entrambe le squadre, due belle parate di Pazzagli sui tentativi del Verona prima del gol del pareggio e poi Van Basten spreca tutto a porta libera. Sebbene questa vicenda sia ricordata solo per l’esito tragico del Milan, anche per il Verona questa gara valeva una stagione, i fasti dello scudetto e delle coppe europee erano ormai passati, si lottava per non retrocedere così, ciò che accadde all’89esimo minuto di quella gara avrebbe avuto un impatto enorme su entrambi i fronti. Davide Pellegrini riceve palla sull’out di sinistra nella trequarti avversaria, davanti a sé ha campo libero e si invola verso la porta, una volta arrivato al limite dell’area vede Pazzagli uscito male dalla porta e decide, con tutta la tranquillità del mondo, di scavare col mancino un dolcissimo pallonetto che si deposita docilmente in rete, Verona 2 Milan 1, a fine partite pure Bagnoli dispensa sorrisi e questo la dice lunga. Intanto il Napoli batte per 4 a 2, guarda caso, proprio il Bologna che gli aveva fatto un bellissimo regalo pareggiando a San Siro e stacca di 2 punti.
La domenica successiva, ultima giornata di quel campionato, non serve a nulla la goleada rossonera contro un Bari già salvo, il Napoli è campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia. Destino che non riserva nulla di buono nemmeno al Verona che alla fine retrocedere nello scontro diretto a Cesena subendo gol a 10 minuti dal termine della partita, visti i risultati degli altri campi non sarebbe bastata nemmeno la vittoria, la Fiorentina si salvò battendo nettamente l’Atalanta in casa per 4 a 1 e l’Udinese superò l’Inter tra le mura amiche in un rocambolesco 4 a 3, si sarebbe dovuti ricorrere ad uno spareggio e forse sarebbe stato un altro capitolo per questo pezzo.
Invece si torna in B dopo le tante glorie di quel decennio, Bagnoli saluta, nell’anno successivo arriva un’immediata e insperata promozione ma anche il fallimento societario, per Pellegrini sarà la sua miglior stagione in carriera con 11 reti, ma di certo la bellezza e la speranza regalate quel giorno contro il Milan, resteranno per sempre negli occhi e nel cuore dei veronesi, ai quali regalerà anche un’altra gioia, ma più avanti nel tempo e ci arriveremo.

24 giugno 2001: è festa grande all’Oreste Granillo
A due giorni dal 26° anniversario dello spareggio col Catanzaro, il Verona è chiamato a giocarsi la permanenza in Serie A in casa della Reggina, arrivate a pari punti al 14° posto in campionato. In quegli anni sembrava dover cominciare un nuovo importante ciclo per l’Hellas, l’anno prima al ritorno in massima serie con Prandelli in panchina, era arrivato un buonissimo 9° posto, dopo qualche tentennamento iniziale, che valeva la partecipazione poi rifiutata e concessa al Perugia per la Coppa Intertoto. L’estate del 200° vede però Prandelli accasarsi al Venezia in B e il ritorno di Attilio Perotti, dopo la promozione conquistata nel 1995-1996, ma le cose non vanno bene, la difesa non regge (è la seconda peggiore del torneo insieme a quella dell’Udinese con 59 reti subite) e per evitare la retrocessione si ha un moto d’orgoglio sul finale con 3 vittorie nelle ultime 3. Stesso percorso fatto anche dalla Reggina, i 37 punti di entrambe le condannano ad altre due partite di sofferenza totale. Andata al Bentegodi finita 1 a 0 per la squadra di casa, risultato minimo ribaltabile in qualsiasi momento anche se la squadra di Reggio Calabria non ha una gran vena offensiva avendo realizzato meno di un gol a partita in campionato. Il primo tempo del Granillo scorre senza grandi lampi finché al 42esimo e al 45esimo la Reggina pareggia e ribalta il totale della sfida, nella ripresa il Verona ci prova mentre gli Amaranto colpiscono i giocatori, riuscendoci e in contropiede, con meno effetto. Il loro portiere Taibi, però, non è chiamato a fare miracoli e si entra quindi negli ultimi 5 minuti di gioco con i calabresi salvi, ma su uno sviluppo da calcio d’angolo la palla arriva a Camoranesi, dribbling, palla alta a superare la difesa per l’inserimento di Michele Cossato che vede Taibi uscire, alza un'altra parabola a superarlo e poi vince il duello aereo insaccando la rete del 2 a 2 totale che significa salvezza avendola realizzata in trasferta.

Michele Cossato, nato a Verona, cresciuto nel settore giovanile del Chievo, con cui ha disputato ottime stagioni in cadetteria, segna un gol che rimarrà per sempre negli annali dell’Hellas, magari avrà avuto voglia di giocare il derby, perché quell’anno i Mussi impararono sul serio a volare, secondi in Serie B e per la prima volta avrebbero visto il più grande palcoscenico del calcio italiano. L’attesa del primo derby in A è amplificata in estate dalla firma dell’ex clivense Alberto Malesani, reduce dei successi europei con il Parma, per il Verona. Il 18 novembre 2001 si fa la storia al Bentegodi, davanti a più di 38.000 persone, il Chievo capolista e il Verona in zona coppe europee si contendono il primo derby in Serie A, con tanto di Inno di Mameli nel prepartita. Finirà con la rimonta dell’Hellas da 0-2 a 3-2 anche se il resto della stagione prenderà completamente un’altra piega, in città si cominciano già a sognare le trasferte europee in ricordo di Graz, Belgrado, Salonicco o Brema, ma da gennaio qualcosa si rompe, la mancanza di fondi del presidente Pastorello, che sarebbero dovuti provenire dalla Parmalat di Callisto Tanzi, non permettono il pagamento degli stipendi. Arriveranno 11 sconfitte in 17 partite nel girone di ritorno, tra cui il 2 a 1 nel derby di ritorno con doppietta di Federico Cossato, fratello di Michele, per il Chievo, di cui è il secondo miglior marcatore di sempre in Serie A, che culminò col tragico 3 a 0 subito nello scontro diretto dell’ultima giornata contro il Piacenza di Hubner che valse la salvezza agli emiliani, retrocessi l’anno successivo.

L’eroe dell’est ci salva dal baratro
Da quella retrocessione del 2002 iniziarono una serie di campionati anonimi in Serie B che terminarono nel 2007 con il ritorno in Serie C dopo 64 anni a seguito dello spareggio salvezza perso contro lo Spezia, sarebbe bastato fare un gol in casa per salvarci, ma gli uomini di Gian Piero Ventura non riuscirono a completare la grande rimonta iniziata nel girone di ritorno. Per tale risultato fu bersaglio dei tifosi l’attaccante Aniello Cutolo, ritenuto colpevole di aver fallito una ghiottissima occasione da rete che avrebbe potuto salvare la squadra, il napoletano non la prese bene e quando nel 2011 permise al Padova di portarsi temporaneamente sull’1 a 1 al Bentegodi, scatenò una mezza rissa con tutta la squadra e lo staff gialloblu.
Il 2007-2008 è ancora peggiore, probabilmente la peggior stagione della storia del Verona, da Juventus della Serie C all’ultimo posto con 31 punti a pari merito del Manfredonia, con cui perdemmo l’ultima giornata di campionato permettendo così l’aggancio, ma la differenza rete ci consentì di affrontare la Pro Patria ai play-out, quella doppia sfida è di una sofferenza terrificante, l’andata si gioca tra le mura amiche il 18 maggio 2008, all’inizio del recupero del secondo tempo si è ancora sullo 0 a 0, Zeytullayev conquista e batte un calcio di punizione sul lato destro dell’area di rigore, il pallone arriva sulla testa di Daniele Morante che al 94esimo porta in vantaggio il Verona, reduce da 18 reti con la Sambenedettese doveva essere il bomber della squadra aveva invece floppato per tutto l’anno, ma al momento decisivo si è fatto trovare pronto. 25 maggio 2008, ritorno a Busto Arsizio, al 36esimo del primo tempo la Pro Patria si porta avanti con Negrini e basterebbe per mantenere la categoria, i 4.000 riunitisi in Piazza dei Signori davanti al megaschermo ormai sono rassegnati, ma al minuto 90, lo stesso autore dell’assist per la marcatura vincente dell’andata, Ilyas Zeytullayev, venuto dall’Uzbekistan, cresciuto nella Juventus e passato per un solo anno da Verona, realizza un gol simile a quello messo a segno da Belletti nella finale di Champions League del 2006 tra Barcellona e Arsenal, ma che forse ha un peso ancora maggiore, in fondo quel Barca la coppa dalle grandi orecchie l’avrebbe vinta ugualmente. A Verona è festa grande, Ilyas ancora oggi è, ovviamente, ricordato con grande affetto dalla città anche se la sua carriera sportiva prese poi un’altra strada, la Pro Patria alla fine fu ripescata, forse la C2 l’avremmo evitata lo stesso? Non si sa, ma in questo modo è stato decisamente molto più bello.

Altro derby (stavolta quello vero) e altra rimonta
Chiudo con la più recente di queste sfide ed è quella di cui anch’io ho il ricordo più vivo in quanto è l’unica che ho potuto vedere allo stadio. La stagione 2016-2017 vede il Verona affrontare la Serie B da dopo la brutta e dolorosa retrocessione dell’anno prima nella gestione Mandorlini-Del Neri e come prima candidata alla vittoria finale, condizione che solitamente non porta bene. Per buona parte del campionato i pronostici vengono rispettati ma qualche pareggio di troppo fa emergere il Frosinone, anch’esso neoretrocesso e la sorpresa SPAL, appena salita dalla Lega Pro ed effettiva vincitrice di quel torneo.
Siamo al primo maggio 2017, al Bentegodi arriva un Vicenza in corsa per raggiungere i play-out. Storicamente il vero derby veneto è proprio la sfida tra biancorossi e gialloblu e anche l’arrivo del Chievo ad alti livelli non intaccato questo sentimento, già in condizioni normali non è una partita tranquilla, quando entrambe le squadre sono in piena lotta per raggiungere i propri obbiettivi ancor meno, sia in campo che fuori i disordini sono all’ordine della cronaca, ma quel giorno fila tutto abbastanza liscio, la Curva Sud dovrà scontare un turno di squalifica per degli insulti razzisti rivolti ad un calciatore del Vicenza, ma non si tratta di una novità sconvolgente.
La partita è accesa, giocata su buoni ritmi da entrambe le squadre, si sente il peso dei tre punti in palio. Apre Siligardi al 26esimo e Bellomo pareggia per il Vicenza nove minuti dopo. Nella ripresa i magna gatti sembrano averne di più e all’ora di gioco Andrea Esposito sigla di testa il suo primo gol stagionale valido per l’1 a 2. Si susseguono poi occasioni da entrambe le parti, il portiere vicentino Vigorito salva due volte su Bessa e una su Pazzini mentre sul capovolgimento di fronte capitan Giacomelli potrebbe servire Signori libero al limite dell’area di rigore, ma sceglie di calciare, il tentativo finisce alto sopra la traversa, 1 a 3 sprecato e sospiro di sollievo per il Verona. A meno di due minuti dal novantesimo Daniel Bessa ci riprova dai 25/30 metri per la terza volta, la tercera es la vencida, 2 a 2 e tutto ancora in bilico. Minuto 95, dalle retrovie del Verona il pallone si alza in una traiettoria a campanile con destinazione area di rigore biancorossa, non arriva però centrale, ma spostato verso sinistra, lì c’è Romulo, appena rientrato lo scorso anno dalla fallimentare esperienza alla Juventus ma senza trovare spazio, era diventato un cardine di quella formazione, indosserà anche la fascia di capitano nella stagione successiva in assenza di Pazzini, in quel momento prova e riesce in qualche modo a coordinarsi per colpire con l’interno del piede destro, il pallone rimbalza davanti a Vigorito che non riesce a toccare, 3 a 2 Verona, delirio al Bentegodi e la partita finisce lì.

Quei 3 punti si riveleranno fondamentali per la conquista del secondo posto, sudato fino all’ultimo per un gol annullato al Cesena alla 38esima giornata, a pari merito col Frosinone, sfavorito dalla differenza reti negli scontri diretti e per il quale si riveleranno fatali i play-off, che premieranno invece il Benevento, per la prima volta nella sua storia promosso in Serie A.