Con la cessione a 777 Partners si chiude il capitolo più lungo e controverso della storia dirigenziale del Genoa; dopo 18 anni, Enrico Preziosi non è più il proprietario del Grifone e forse chiude così la sua vita imprenditoriale nel mondo del pallone.
Dal 2003 le vicende giudiziarie extracampo hanno sempre accompagnato a braccetto l’imprenditore irpino, addirittura non strettamente legate al Genoa ma strascichi di quando guidava il Como, anche se poi gli fu impedito a lungo di operare in prima persona sul calciomercato. Doping finanziario, evasioni fiscali, dichiarazioni inadeguate alla stampa e svariate partite finite sotto la lente di ingrandimento di varie procure italiane hanno fatto da cornice ad uno dei presidenti più vulcanici della nostra Serie A, la poca pazienza con gli allenatori e le immancabili rivoluzioni della rosa ad ogni sessione di mercato con decine di movimenti tra entrate esotiche e uscite molto remunerative sono le caratteristiche che più hanno contraddistinto Preziosi, specie negli anni post Gasperini. Ed è un bel paradosso se ripensiamo a come iniziò la sua avventura al comando del Genoa, con ripescaggio in Serie B dopo la retrocessione sul campo nella vecchia Serie C1 a discapito di un Catania colpevole di illecito sportivo. Categoria che, per sfortuna sua e di tutti i genoani, gli è stata imposta nell’estate del 2005 dopo aver conquistato la promozione in Serie A durante la regular season.

GLI ANNI TRA LA CADETTERIA E LO SPETTRO DELLA C1
I primi anni della presidenza Preziosi sono stati molto travagliati, ripescati, promossi in Serie A, retrocessi a tavolino, un anno di purgatorio in Serie C1 e dopo il ritorno in Serie B l’immediata promozione nella massima serie conquistata grazie ad un terzo posto alle spalle di Juventus e Napoli, seconda promozione consecutiva insieme agli ex amici Partenopei, senza passare dai play-off in quanto avevano 10 punti di vantaggio sulla quarta. Questa stagioni, che vanno dalla 2003/2004 alla 2006/2007, le andiamo a vedere un po’ più velocemente rispetto alle altre in questo paragrafo. Una caratteristica riscontrabile in questo lasso di tempo è la predisposizione a non spendere troppo ma andare a prendere giocatori a titolo gratuito, in prestito o giovani promettenti per cifre inferiori al milione o mezzo milione di euro. Nella prima sessione estiva sono da registrare gli arrivi dell’ex pilastro del Napoli Francesco Baldini e della stella del Racing Club Diego Milito. L’anno successivo la cessione a gennaio di Makinwa all’Atalanta permette di finanziare gli arrivi del giovane Nocerino, poi mandato via in vari prestiti, della certezza Italiano, mai ambientatosi e ritornato in Veneto per una seconda giovinezza e della promessa dell’Estudiantes Lavezzi, poi tornato in Argentina al San Lorenzo in seguito alla retrocessione per illecito sportivo. L’estate pre C1 solo le uscite sono eccellenti, Milito in Spagna al Real Zaragoza e Behrami alla Lazio. Nell’anno del ritorno in Serie A, il calciomercato ha un ruolo fondamentale, arriva infatti una nuova coppia d’attacco che entrerà nei cuori della Gradinata Nord composta da Adailton e Marco Di Vaio, arriva anche un gregario che ritroveremo pure più avanti nel racconto sebbene in altre vesti, tale Ivan Juric.

IL RITORNO TRA I GRANDI E NUOVE PROSPETTIVE EUROPEE
Nelle prime stagioni dopo il ritorno in massima serie la rivalità con la Sampdoria era, probabilmente, più accesa che mai, il derby andava onorato e anche durante tutte le altre partite si rispondevano a tono, se una conquistava una piazza valida per la partecipazione alla UEFA, l’anno dopo l’altra arrivava addirittura ai preliminari di Champions League. Nel 2007-2008 si va oltre una tranquilla salvezza con l’Intertoto mancata per due sole lunghezze dal Napoli, anch’esso neo promosso. Fondamentale l’apporto di Marco Borriello, una sola stagione ma condita da 19 marcature, mentre a gennaio è tornato alla base il prodotto delle giovanili e attuale capitano Domenico Criscito, dopo esser stato sei mesi alla Juventus. L’anno successivo si fa il colpaccio, le plusvalenze ottenute da Borriello, Bovo e Konko, permettono il riscatto di Criscito, l’arrivo di pedine importanti rivelatesi inadeguate quali Gasbarroni e Palladino, di nuovi perni del gruppo come Biava, Bocchetti, Sokratis Papastathopoulos, Mesto e i due top player della stagione, Thiago Motta da svincolato e soprattutto Diego Milito, più di 20 reti che valsero il quinto posto, quindi la qualificazione in Europa League dopo 17 anni senza partecipazioni alle coppe europee, a pari merito con la Fiorentina che per un soffio su posizionò sopra al Genoa andando ad occupare la piazza valida per l’accesso ai turni preliminari di Champions League. Nel 2009-2010 le partenze, molto remunerative per il bilancio del club, di Motta e Milito verso l’Inter, si fanno sentire e non si riesce a replicare la qualificazione alle competizioni UEFA, anche se i punti di distanza non sono tantissimi. I grandi investimenti su Floccari, Khadijah e Acquafresca deludono clamorosamente, mentre Amelia, Zapater, Moretti e Dainelli fanno il loro sporco lavoro mentre la davanti, in mezzo a tutti, emerge un altro argentino, arrivato dal Boca e che poi seguirà la strada del suo connazionale Milito, si tratta del Trenza Rodrigo Palacio. La stagione 2010/2011 si conclude con un altro ottimo piazzamento a poca distanza dalla zona Europa, con l’ingresso in rosa di pedine importanti anche negli anni a venire, come Kucka o Veloso e, seppur solo per quella stagione, gioca con la maglia Rossoblu anche il futuro campione d’Europa col Bayern Monaco Rafinha, in più ci sono anche le prime presenze di un protagonista di oggi, Mattia Destro.

L’ERA GASPERINI-BIS
Esattamente 8 anni fa, a Genova arrivava una bellissima notizia, dopo un paio di stagioni col brivido della retrocessione, sulla panchina del Grifone torna a sedersi Giampiero Gasperini, artefice del ritorno in Serie A e della qualificazione in Europa League, anche qui il merito è un po’ di Preziosi che pure con Liverani ha avuto poca pazienza. Nelle due stagioni precedenti poche gioie e tanti addi, tra cui quello della stellina delle giovanili Stephan El Shaarawy, passato al Milan per 20 milioni di euro, quello di Palacio per fare coppia con Milito a Milano, quello di Destro, passato alla Roma dopo 12 reti in prestito al Siena e quello di Veloso, che ha deciso di sposare la causa della Dinamo Kiev. In entrata il doppio colpo dalla Fiorentina Frey-Gilardino è quasi l’unica operazione che ha portato vantaggi significativi. Col Gasp la musica cambia nuovamente, dopo un anno di semitransizione, ritorna subito la qualificazione all’Europa League, poi revocata e assegnata alla Sampdoria, in quanto Preziosi non è riuscito ad ottenere la licenza UEFA e l’anno successivo si chiude con un soddisfacente decimo posto e il secondo addio di Gasperini, che passa all’Atalanta per scrivere la bellissima storia che noi stiamo vivendo oggi. In queste tre stagioni che vanno dalla 2013/2014 alla 2015/2016, l’ex presidente fa registrare acquisti e plusvalenze di alto livello anche dal punto di vista dello scouting e della programmazione, in ordine cronologico parliamo di Vrsaljko, Sturaro, Rincon, Izzo e Perotti, acquistati per meno di 1 milione complessivo delle due operazioni e rivenduti per un totale di 20 milioni di euro e prodotti del settore giovanile come Mandragora. C’è poi Iago Falque, riportato in Italia in cambio di 2 milioni al Tottenham, autore di una stagione stratosferica e venduto poi alla Roma per 8 milioni, Pavoletti al Napoli per 18 milioni per ritrovarsi sulla scia della stagione 2015/2016 dopo una prima metà di 2016/2017 completamente da dimenticare e Ansaldi all’Inter per 10 milioni.

GLI ULTIMI ANNI E L'ADDIO
Negli anni successivi la stabilità della rosa è la caratteristica che più è mancata al Genoa per continuare ad imporsi nella parte sinistra della classifica, infatti dal 2016/2017 in poi spesso i Rossoblu si sono ritrovati coinvolti nella lotta per non retrocedere, complice anche l’impazienza e i continui cambi di allenatore, tra il 2016 e il 2018 Juric è stato chiamato tre volte ed esonerato altrettante, Ballardini attualmente è alla sua quarta esperienza sotto la lanterna e da quell’anno il tecnico è cambiato ben 10 volte. Nel mentre anche i giocatori che più facevano bene o anche solo intravedere le loro qualità, sono stati venduti seduta stante a peso d’oro, è il caso di Simeone, Pellegri, Laxalt, Piatek, Perin, Radu, Salcedo, Romero, Kouamé, Rovella e Shomurodov come ultimo, le cui cessioni hanno portato nelle casse genoane la bellezza di quasi 190 milioni di euro.

Sicuramente nelle ultime stagioni il rapporto tra la Gradinata Nord e Preziosi è andato logorandosi, ma non si può negare che il 73enne irpino non ci abbia mai messo passione, volontà e soldi all’interno di questo progetto, portandolo a vivere forse alcune delle pagine più belle della sua storia del dopo-guerra, facendo innamorare i tifosi di molti giocatori che resteranno per sempre nei loro ricordi più belli ma anche facendo impazzire tutti gli appassionati di fantacalcio che ogni estate si sforzavano di intuire chi potesse essere il crack esotico del Genoa da prendere sotto prezzo all’asta e sicuramente sarà un personaggio che il mondo del calcio italiano difficilmente potrà dimenticare.