Ha vinto Damiano Tommasi, il centrosinistra torna a vincere le elezioni comunali a Verona vent’anni dopo l’ultima volta. È questa la notizia dall’eco nazionale che ha aperto le edizioni dei telegiornali di lunedì, insieme agli esiti degli altri capoluoghi di provincia che si sono trascinati al ballottaggio, a Parma situazione analoga. Se questo cambio di rotta rappresenterà una svolta storica per la città, Damiano ha cinque anni per dimostrarcelo, ma per noi, che a Verona ci viviamo, i problemi principali sono sempre gli stessi e tra questi ci sono la mobilità e le infrastrutture, temi particolarmente discussi nell’ultimo dibattito prima delle votazioni, con Sboarina più tendente a investire per realizzare il traforo della Valpantena mentre Tommasi lo vede ancora come un sogno mentre l’attuale stadio è di proprietà comunale e rientra in un più ambio progetto di viabilità migliorata e riqualificazione del quartiere dove è situato.

Proprio le infrastrutture sportive sono uno dei grandi crucci del calcio italiano che non gli permette di elevarsi agli standard di campionati europei come la Premier League, che fa categoria a parte in quasi qualsiasi confronto col resto dell’Europa, o la Bundesliga, dove l’investimento negli stadi proprietà è stato un passo intrapreso da molte società durante la riforma del calcio tedesco.
Ciò che uno stadio di proprietà porta lo sappiamo benissimo: introiti maggiori, eliminazione dell’affitto al comune dai bilanci societari, possibilità di creare un piccolo centro commerciale e, vista dalla parte di chi lo stadio lo frequenta, offrire una migliore godibilità dello spettacolo sportivo ma anche dell’infrastruttura stessa, con anche visite guidate all’interno e nel probabile museo presente. In Italia le uniche società che dispongono di tale risorsa sono la Juventus e l’Udinese, solo 2 squadre su tutta la Serie A, nel resto degli stadi, eccezion fatta per le contenute aree hospitality create ad hoc, sono presenti giusto alcuni baretti dai prezzi assurdi e spesso pure il negozio ufficiale e il museo della squadra si trovano in altre zone delle città.

Si tratta anche del caso di Verona, che ha lo store in pieno centro, buona scelta strategica ma le partite non si giocano in Arena, mentre invece un museo non lo ha nemmeno nella sede di Via Olanda inaugurata 3 anni fa. La fortuna di Verona è quella di mantenere costante nel tempo l’indissolubile legame che lega l’Hellas, i tifosi e la città, vissuto nel quotidiano e visibile, possiamo anche dire palpabile, girando per le vie del centro, che da sole fanno la parte di un museo gratuito e aperto a qualsiasi orario e oggi vi porterò a fare un viaggio virtuale nella storia del Verona raccontandola attraverso i luoghi che incontreremo nel percorso.

L’inizio del tour
Potremmo seguire la cronologia degli avvenimenti, ma comporterebbe un continuo girare in tondo, per cui partiamo dalla zona est per arrivare fino allo stadio. Consiglierei di fare questo tour in bici, sfruttando anche la possibilità di noleggiarle in vari punti del centro, che a mio parere è il miglior modo per girare e godersi la città. La partenza è a San Felice Extra, piccola frazione di neanche mille abitanti all’inizio della zona nord-est del comune, questo posto non rappresenta un qualcosa di significativo a livello storico per la squadra ma ci sono due cose da dire, la prima e più importante è che nelle sue vie si trova l’Associazione Culturale Hellas Verona, che dal 2009 continua tramite varie iniziative a tenere vivo il ricordo di ciò che il Verona è stato per tramandarlo ai giovani ed evitare di perderne memoria. Se non fosse per il lavoro da loro svolto non potrei scrivervi oggi, in quanto l’ACHV nei suoi 13 anni di attività ha inaugurato diverse targhe commemorative nei luoghi in cui sono accaduti fatti simbolo della storia gialloblu. Una di queste targhe è presente all’ingresso di recente parco pubblico di San Felice chiamato “Parco Hellas Verona campione d’Italia 12 maggio 1985”, tra l’altro fu al centro di una polemica in quanto il giorno dell’inaugurazione si scoprì che era stata incisa la data sbagliata, ma fu sostituita nel giro di poco.
Ci indirizziamo verso la prima vera tappa che porta un legame con la città e forse meno con la squadra, attraversiamo Borgo Santa Croce ed andiamo praticamente nel punto che segna il confine tra Borgo Venezia e Borgo Trieste, Piazza Isotta Nogarola, piccolo spiazzo dal perimetro quadrato con parcheggi e qualche negozio e baretto, nulla di particolare, una piazzetta come un’altra. Tra questi baretti c’è l’Eleven Café, l’attuale locale non ha nessuna importanza nella storia, ma in quello stesso posto, quasi 51 anni fa, quando ancora c’era il Bar Olimpia, nascevano ufficialmente le Brigate Gialloblu, di cui già parlai tempo fa (https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/20-50-anni-di-storia-non-si-cancellano-onore-alle-b-g). Anche qui l’ACHV ha di recente installato una targa commemorativa e molto emozionante fu la serata di inaugurazione con la presenza di una gran parte di Curva Sud a rendere omaggio al più grande gruppo ultras mai esistito in Italia con i bandieroni e gli striscioni storici che sentono il tempo che passa, ma lo portano benissimo dandogli un ulteriore fascino.
È ora di spostarsi verso il cuore della città e per farlo bisogna attraversare il quartiere di Veronetta, appena al di là di Porta Vescovo, zona che forse noi veronesi non consideriamo più di tanto, eccetto gli universitari, ma che conserva alcune gemme dal valore storico artistico importante, come la chiesa di Santa Maria del Paradiso, nascosta rispetto alle vie principali o quella di Santa Maria in Organo lungo l’Interrato dell’Acqua Morta in Piazza Isolo. Siamo quasi arrivati al nostro punto di ingresso nel centro storico, Ponte Pietra, ma c’è il tempo per una visita al Teatro Romano o una salita a Caste San Pietro per godersi la panoramica completa della città.

Il centro storico
Attraversato Ponte Pietra teniamo la sinistra sull’omonima via e arriviamo all’ingresso del Liceo ginnasio statale Scipione Maffei, il più antico ancora in attività in Italia. Grande personaggio storico veronese per il quale è stata anche scolpita una statua posizionata in Piazza dei Signori, il liceo a lui dedicato è l’origine di tutto, infatti nel 1903 un professore di greco e la sua classe decisero di formare una squadra sportiva che praticasse quel gioco che tanto piaceva agli inglesi e che si stava facendo sempre più spazio nella cultura italiana, da qui il nome di Hellas. Per quanto oggi dire Hellas, dire Verona o Hellas Verona sia la stessa cosa, all’epoca non lo era, infatti erano presenti diverse associazioni che iniziavano a giocare a calcio e le più importanti erano il già citato Hellas, nato come Associazione Calcio Hellas e la Bentegodi Verona, divisione calcistica della polisportiva comunale. Diventato poi Football Club Hellas Verona per fusione con una società minore, nel corso del tempo il nome cambiò ancora altre volte fino all’attuale Hellas Verona Football Club assunto nel 1995 in seguito al fallimento del 1991.  Anche per il Maffei è stata fatta fare una targa commemorativa che per un certo periodo sparì dalla sua locazione per poi essere riposizionata. Alla sinistra del liceo si erge imponente la più grande chiesa di tutta la città, Sant’Anastasia, che all’interno è un gioiello artistico meraviglioso, dalla quale poi si apre guardando verso sud il corso che, passando per Piazza Erbe, ci porta all’antico accesso romano della citta, Porta Borsari. Da qui parte Corso Cavour e lo risaliamo fino all’altezza dell’Arco dei Gavi e Castelvecchio, sulla sinistra rispetto al nostro verso c’è Vicolo Miracoli, stradina che ha dato il nome al gruppo che compose la colonna sonora dello scudetto ma più in generale di tutte le imprese del Verona, stiamo parlando di Verona Beat dei Gatti di Vicolo Miracoli, che tra l’altro si formarono durante il percorso di studi frequentando proprio il liceo Maffei.

Da Castelvecchio tagliamo dentro in Via Roma che ci spalanca le porte di Piazza Bra, location che ha fatto da teatro a tutte le feste per i traguardi raggiunti dal Verona, dalla celebrazione dello scudetto, le promozioni con anche il megaschermo se si giocava in trasferta, le più di 20.000 persone scese in piazza a festeggiare gli eroi di Salerno quel 19 giugno 2011 a seguito della vittoria nel doppio confronto con la Salernitana, valido per la finale play-off di prima divisione che ci restituì la Serie B dopo quattro anni di play-out persi contro lo Spezia e l’evento svoltosi in Arena nel 2013 per festeggiare i 110 anni di storia, con gli inevitabili e ormai caratteristici bagni di gioia nella fontana del giardino. Passando Palazzo Barbieri, girando a destra e uscendo dalle mura comunali del XIII secolo, percorriamo via Carlo Montanari, superando Piazza Cittadella e fermandoci davanti ad un parcheggio sotterraneo e a un Burger King, posto che non è tanto raccomandabile oggigiorno in quanto spesso le forze dell’ordine sono costrette ad intervenire a sedare gli animi, storicamente è anche più importante liceo Maffei. Infatti in questa zona compresa tra via Cesare Battisti e via Marcantonio Bentegodi si trovava il Vecio Bentegodi, campo che fu calcato da squadroni leggendari e grandi giocatori come la Juventus di Boniperti, Charles e Sivori o il Milan del Barone Leidholm, unico rimasto dei 3 svedesi, che da allenatore riportò il Verona in Serie A nel 1968 e poi Hamrin, Angelillo e Vinicio. In quegli anni nel Verona passarono Pivatelli, grande bomber del Bologna nato nella bassa veronese a Sanguinetto, Sante Begalli, che lasciò dopo la prima promozione, due cannonieri storici quali Sergio Sega e Guido Tavellin, a cui è dedicato l’antistadio dove gioca la formazione primavera e il collegamento tra due epoche Osvaldo Bagnoli. Di quella struttura da che conteneva fino a 20.000 persone oggi è rimasto un solo muro sul lato ovest e anche qui l’ACHV ha piazzato una targa che serva da remind per tutti dei vecchi fasti vissuti in quel luogo. Si può ora riconsegnare le bici, spostarsi in Corso Porta Nuova e usufruire degli autobus urbani per raggiungere la tappa conclusiva di questo tour.

La zona stadio
Scendendo alla fermata di Piazzale Olimpia e, ovviamente, la prima cosa che si nota che sorge imponente è il nuovo Bentegodi, lo stadio dei quarantamila, come fu chiamato dopo l’inaugurazione nel 1963, anche se ora ne ha solo 31.000 omologati. Lo stadio, già da solo potrebbe fare da museo, probabilmente lo conoscete e magari qualcuno ci è anche stato a vedere una partita, ciò che forse non si sa è quello che c’è attorno e sotto all’impianto. Vicino al già citato antistadio in memoria di Tavellin e dietro Palazzina Masprone sono stati realizzati ormai 4 anni e mezzo fa due murales di due dei momenti più iconici della storia del Verona, un sorridente Bagnoli che alza il pugno al cielo sul terreno dell’ex stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo in quel 12 maggio 1985 per festeggiare lo scudetto appena conquistato e il mitico gol di Elkjaer realizzato senza una scarpa nella 5a giornata del campionato 1984-1985 contro la Juventus. Nei tunnel sotterranei che collegano gli spogliatoi con la sala stampa e le strutture presenti sull’altro lato della via, sono esposte numerose bacheche con immagini e ricordi per ogni decennio e ogni campionato o singolo avvenimento degno di restare per sempre impresso nella nostra memoria. Terminiamo ufficialmente il giro con un posto dal valore sentimentale molto importante per i tifosi, ossia la parte sinistra dei giardini esterni alla curva sud rinominata Memorial Garden, il simbolo e colori del comune con una scala bianca sopra e la dedica “A i Butei dell’Hellas Verona” dove ogni anno si svolge una giornata per stare in compagnia e raccogliersi insieme in un momento di ricordo per chi ora tifa l’Hellas da lassù perché “Per sempre voleremo in alto, sempre in alto fin lassù, lassù nel ciel, insieme a voi, perché il Verona noi amiam, forza alé Verona, forza Gialloblu, noi siamo le Brigate e seguiam soltanto voi…”