Verso la fine di ogni stagione si comincia già a pensare alla sessione estiva di calciomercato, con le prime trattative fantasiose e i sogni dei tifosi che sperano sempre che nella loro squadra arrivi il tanto famigerato top player che gli consenta di fare un salto di qualità. Tutto ciò viene aumentato dal fatto che verso la fine di marzo i campionati nazionali si fermano per lasciare spazio alle gare, spesso di poco conto, delle nazionali e perciò bisogna intrattenersi in qualche modo per un paio di settimane. Tra le categorie di calciatori che vengono segnalati come possibili acquisti di decine di club, i parametri zero sono sicuramente i più allettanti, in quanto hanno il potere, al termine del loro contratto, di scegliere liberamente dove andare a giocare in base alle offerte che ricevono. Fra di loro ci sono sempre grandi nomi, basti pensare che questo sarà il secondo anno di fila con Messi in scadenza e un destino ancora tutto da scrivere, ma oltre ai giocatori di altissimo rango, durante l’ultima sosta, è rispuntato fuori l’interesse della Lazio per l’attaccante colombiano del River Plate Rafael Santos Borré. In scadenza a giugno e in rotta con la società argentina, Borré ha già rifiutato la proposta di rinnovo avanzatogli dai Millonarios e, proprio il mese scorso, l’offerta del Gremio, aprendo quindi le porte al suo ritorno in Europa per consacrarsi al grande calcio.

Immagino che non tutti lo conoscano, andiamo quindi a tracciare un profilo sia storico sia tecnico-tattico de la Maquina. Borré cresce calcitsticamente tra le file dei colombiani del Deportivo Cali, con la cui prima squadra gioca 33 partite siglando 14 reti, numeri che, nell’agosto del 2015, neanche 20enne, gli valgono la grande chiamata dell’Altetico Madrid, che lo preleva da los Verdiblancos per 5 milioni di euro (dati Trasnfermarkt) lasciandolo in prestito nella sua terra natale per un’altra stagione. Appena arrivato in Spagna viene mandato in prestito per una stagione al Villareal, col Submarino Amarillo segna 4 goal tra campionato ed Europa League in 30 presenze, dopo un solo anno in Europa, l’Atletico Madrid lo rispedisce in Sudamerica, questa volta, però, a titolo definitivo ma non in Colombia, infatti dall’agosto 2017 fino ad oggi gioca con la maglia del River Plate, che se lo assicura per 3,5 milioni. Con el mas grande de Argentina impatta alla grande, sotto l’aspetto realizzativo va a rete per 51 volte in 133 match fornendo anche 16 assist e anche la sua bacheca comincia ad allargarsi, al primo anno vince la Libertadores in quell’assurdo Superclasico in finale disputata al Bernabeu, l’anno dopo vince la Recopa Sudamericana, la Copa Argentina e si conquista il titolo di capocannoniere del Mondiale per Club. Nelle sue prime due stagioni in Argentina non si è dimostrato un attaccante di quelli che ti fanno più di 20 goal a stagione e lasciando il compito di bomber al suo compagno di reparto, Matias Suarez e Ignacio Scocco per citare due più simili a lui e Lucas Pratto, centravanti fisico vecchio stampo. Gallardo gli ha sempre chiesto un po’ più di aiuto alla squadra venendosi a prendere palla per poi giocarla o creando spazi lanciandosi in profondità piuttosto che aspettare che i compagni gli servino l’assist perfetto, anche perché fisicamente non è la punta che in area di rigore svetta sui difensori avversari e le prende tutte, ma preferisce dribblare l’avversario nell’uno contro uno e concludere col suo piede preferito, il destro. Dalla stagione scorsa ha sviluppato sensibilmente il suo killer istinct, con 12 marcature in 18 partite nella Superliga, 7 in 11 nella Libertadores, dimostrando di esserci anche nelle gare che contano e nella Copa de la Liga di quest’anno, competizione creata a causa della pandemia, ha messo il suo nome nel tabellino dei marcatori 5 volte su 8 apparizioni.

Lasciamo un attimo da parte le qualità indiscutibili di Borré e concentriamoci su quella che potrebbe essere la sua destinazione, ossia la Lazio di Simone Inzaghi. Premetto che so della situazione contrattuale di Inzaghi ma sono fiducioso sul fatto che alla fine prolungherà il suo matrimonio con i Biancocelesti. Il principale problema che da anni affligge la squadra capitolina, è la mancanza di alternative valide, Tare e Lotito hanno sicuramente svolto un ottimo lavoro per quanto riguarda l’11 tipo, ma i sostituti raramente sono stati all’altezza della situazione e sono pochi i giocatori che il mister piacentino può alternare. Dal 2017-2018, non ci sono mai stati veri sostituti di Immobile, quell’anno erano lui, Felipe Anderson e un Caicedo poco incisivo, mentre dalla stagione seguente è arrivato Joaquin Correa per sostituire Felipe Anderson, volato a Londra per giocare nel West Ham United. Nonostante tutta la buona volontà che ci mette, Caicedo non è mai stato un rapace d’area di rigore, solo una volta ha superato le 10 marcature in campionato ed è successo più di 10 anni fa quando giocava nel Levante, nonostante ciò, queste stagioni alla Lazio sono probabilmente le migliori della sua carriera, in cui riesce ad arrivare con più costanza ad un buon numero di goal stagionali e si sta scoprendo anche utile per la squadra, sia giocando come pivot sia per quanto riguarda gli assist, è inoltre l’arma tagliente per i finali di gara dove non bisogna tirarsi indietro dal fare battaglia su ogni singolo pallone, infatti la zona Cesarini quest’anno è diventata zona Caicedo. Correa invece è il giocatore d’inventiva, da cui deve arrivare la giocata che fa saltare il piano tattico degli avversari, non certo una seconda punta costantemente in campo che diventa il secondo miglior marcatore della squadra, soprattutto all’inizio della sua avventura nella capitale è stato impiegato come sostituto d’eccellenza, entrando verso il 60esimo minuto e sfruttando la sua qualità nel dribbling e la sua velocità per fulminare gli avversari stanchi, per rendere meglio l’idea, quello con cui Muriel si è guadagnato la titolarità nell’Atalanta di Gasperini.

Quello che è sempre mancato alla Lazio è quindi un giocatore perfettamente integrabile con Ciro Immobile, ma che possa farne anche le veci senza variazione di rendimento, cosa quest’ultima che Caicedo non è riuscito a fare. L’arrivo di Muriqi quest’estate sembrava poter risolvere questo inghippo ma tra Covid, un paio di stiramenti muscolari e un ambientamento non facile, anche l’ex Fenerbache non ha mantenuto le aspettative e, a parer mio, anche avesse giocato, non credo si sarebbe creato un gran feeling con Immobile visto che il montenegrino è una punta che occupa l’area di rigore e si dovrebbe prendere il ruolo di prima donna nella coppia d’attacco, mentre all’attaccante di Torre Annunziata serve un giocatore più simile a lui, che si spenda un po’ per la squadra e che riesca a dialogare bene con lui, senza rubargli lo spazio in area ma che abbia comunque il giusto opportunismo. Rafael Borrè potrebbe rispecchiare benissimo queste caratteristiche, è abituato a giocare in coppia e a favore della squadra, ha un buon tasso tecnico, storicamente non è quello che va a prendersi i riflettori ma con l’istinto del goal mostrato negli ultimi 2 anni credo che sarebbe in grado di dare alla Lazio la spinta che gli manca. Forse l’ambientamento non sarebbe facile e, da buoni italiani, lo etichetteremmo subito come l’ennesimo acquisto sbagliato da Tare per allargare la rosa a disposizione di Inzaghi, ma la storia degli attaccanti colombiani in Italia porta a credere che potrebbe trovare la sua dimensione, così come hanno fatto Muriel e Duvan Zapata, passando per Bacca e finendo con l’indimenticabile sagoma di Faustino Asprilla.