In un fine settimana in cui si è disputato un Bayern-Dortmund scoppiettante finito 4-2, il derby di Manchester culminato con la sconfitta del City per 0-2 dopo 21 vittorie consecutive e la Juventus che strapazza la Lazio in rimonta per 3-1, il risultato che forse è passato più sottotraccia è stato quello del derby di Madrid dove il Real ha agguantato l’1-1 nell’ultimo giro di lancette di tempo regolamentare.
Nonostante il risultato possa essere un po’ bugiardo, la partita è stata molto divertente, piena di capovolgimenti di fronte a favore di entrambe le formazioni, un vero spettacolo sportivo, l’unico peccato è che a questo grande evento mancasse la partecipazione del pubblico sulle tribune del Wanda Metropolitano. Ho seguito molto attentamente questa partita, un po’ perché la Liga è il mio secondo campionato preferito e un po’ perché preferisco partite emozionanti ma che terminano con un goal decisivo allo scadere del tempo piuttosto di gare che finiscono con risultati rocamboleschi come un 4-4. Questo match credo sia stato la consacrazione definitiva del nuovo ciclo, che durerà per un po’ di stagioni, dell’Atletico Madrid, infatti dopo aver costruito le sue vittorie su un 4-4-2 roccioso e di contropiede, Simeone ha capito che non bastava più e, in accordo con la società, hanno cominciato la ristrutturazione della squadra, puntato più su giocatori di talento che di sola sostanza e garra. Ci sono stati svariati momenti di predominio di un team piuttosto che dell’altro ma quelli dell’Atletico sono sicuramente maggiori e anche AS, secondo quotidiano sportivo madrileno per importanza, ha detto che le Merengues meritavano la sconfitta. Il Cholo ha schierato i suoi con l’ormai consueta difesa a 3, linea a quattro di centrocampo con Koke regista e Llorente tuttocampista, chiamato ad inserirsi, a pressare e a servire i compagni mentre sugli esterni si è rivisto Trippier dopo l’assurda squalifica imposta dalla FA e dall’altra parte Carrasco, tornato dalla Cina un hanno fa con una mentalità diversa che sta facendo la differenza. Lemar trequartista, lui è uno dei due simboli, insieme a Llorente del lavoro di Simeone, un anno e mezzo di nulla e poi lo spostamento ad occupare zone più centrali e la tanto attesa fioritura dell’ex Monaco, Correa e Suarez punte. Suarez finalizzatore di una grande azione partita dal basso ma impostata in verticale, con Correa che ha liberato spazi preziosi e Llorente che ha dato un bellissimo pallone al Pistolero.

L’Atletico ha avuto tante occasioni per chiudere il match e per questo il Real, più che a Benzema, deve il pareggio a Courtois, autore di alcune parate fondamentali nella seconda frazione di gioco. I problemi del Real nascevano dalla tendenza di Nacho a lasciare Varane troppo solo al centro della difesa, proprio da questo scaturisce il goal di Suarez e dal fatto che i due esterni erano troppo spaesati, Asensio mai in partita e Rodrigo tornato titolare dopo un infortunio che lo teneva fuori da dicembre. La partita è cambiata quando Zidane ha tolto questi due per mettere Valvere, tornando così al centrocampo a 4 che però è più un rombo ma non è ben definibile sulla carta, che lo scorso anno gli ha fatto vincere la Liga e Vinicius, che aveva voglia di dimostrare dopo aver festeggiato la presenza numero 100 con goal nel posticipo di lunedì contro la Real Sociedad. Per me Vinicius è un giocatore dal potenziale ancora sconfinato, già adesso regala colpi da maestro, dovrebbe essere il titolare della fascia sinistra ed è uno dei fattori più importanti per i Blancos, tutto questo a 20 anni, dove ha già collezionato 101 presenze col Real Madrid, con 12 reti 20 assist 3 rigori procurati e 2 causati, quindi 37 partecipazioni dirette a reti, numeri da sballo se consideriamo che prima di lui ci è riuscito solo Raul Gonzalez, non proprio l’ultimo arrivato. Infine il solito super lavoro di Karim Benzema, attaccante splendido, sicuramente la prima punta col più alto tasso tecnico attualmente in circolazione, senza ombra di dubbio, scende a centrocampo per aiutare, recuperare palla e far ripartire l’azione, fa sponde, giocate favolose e l’immancabile firma sul tabellino dei marcatori di chi, da quando non c’è più Ronaldo, si è preso questa squadra sulle spalle e prova a trascinarla più in alto possibile.

Un altro risultato degno di nota è la sconfitta per 2-1 del Siviglia sul campo dell’Elche. La squadra di Lopetegui sembra aver accusato la rimonta subita in settimana dal Barcellona in Copa del Rey, da 2-0 a 3-2 con goal della parità casa-trasferta al 94esimo e anche i tanti impegni ravvicinati che non hanno portato grandi gioie agli andalusi, battuti di in casa per 2-3 dal Dortmund in Champions League. Il Siviglia sembrava proprio stanco psicologicamente più che fisicamente e anche il quarto posto non sembra essere in dubbio vista la gara in meno rispetto alle avversarie e che da queste ultime c’è da registrare la vittoria della sola Real Sociedad contro il Levante e la sconfitta del Villareal contro il Valencia in un derby che ha dato un grande boccata di ossigeno ai Pipistrelli. Grandi meriti vanno giustamente dati anche all’Elche che da quando ha cambiato guida tecnica passando da Jorge Almiron al grande ritorno di Fran Escriba ha cambiato passo e può sperare veramente di giocare in Liga anche nella prossima stagione.

Fa un passo avanti verso l’Europa che conta il Betis di Manuel Pellegrini che nel posticipo di ieri, conclusosi sul risultato di 3-2, porta a casa 3 punti contro l’Alaves. I baschi avevano approcciato meglio la gara, volenterosi di ritrovare la vittoria che manca dal 5 febbraio contro il Valladolid, infatti quando il signor Arberola Rojas fischia la fine del primo tempo, i Biancazzurri si trovano in vantaggio per 0-2 in una gara fin lì controllata a piacere senza grossi problemi. Problemi che invece iniziano quando l’ex tecnico del Manchester City, dall’alto della sua sapienza, toglie Ruibal e Guardado per inserire Borja Iglesias, che dopo un anno finalmente sembra essere tornato quello dell’Espanyol e l’intramontabile Joaquin, che a 39 anni compiuti entra dalla panchina, prende per mano i suoi compagni, ti cambia la partita e a otto minuti al termine segna il goal che varrebbe il pareggio, a meno che, come è successo, non ne segni un altro e vinci. Alaves sempre più in crisi e sempre più immischiato nelle sabbie mobili della retrocessione, da qui in poi avrà molti scontri diretti ancora da disputare, la maggior parte in casa, anche se ormai non conta più molto, a partire da quello di domenica prossima contro il Cadice, vincerlo significherebbe forse risvegliarsi dall’incubo e, soprattutto, tenere in zona una diretta concorrente che altrimenti rischierebbe di uscire dalla contesa per le zone calde.

Per quanto riguarda le contendenti per un posto all’Europa League si sono affrontate Athletic Bilbao e Granada in un 1-1 molto differente dal derby di Madrid per un risultato finale che ai fini della classifica serve ben poco ad entrambe. L’Athletic si avvicinava al match col peso della semifinale di ritorno di Copa del Rey sulle spalle, seppur vinta ma dopo 120 minuti con un volenteroso Levante e il Granada doveva gestire le forze in vista della gara di andata degli ottavi di Europa League contro la sorpresa norvegese Molde e tutto ciò si è fatto vedere in campo. La sfida che attendeva il Celta Vigo sembrava abbastanza agevole sulla carta, ma in Spagna questo termine non è ben visto, soprattutto dalle squadre di bassa classifica, infatti sul campo dell’Huesca i galiziani hanno sconfitto a fatica 3-4 i padroni di casa ultimi in classifica in una partita che il fanalino di coda avrebbe voluto portarsi a casa ma il super goal di Rafa Mir non è bastato, qualità sì ma anche troppi errori in impostazione e in difesa da entrambe le parti.

La notizia che ha messo fine al weekend di Liga è arrivata nella tarda serata di domenica e tutto il mondo del calcio ha cominciato a tremare quando è arrivata l’ufficialità di quello che già trapelava da qualche giorno in quel di Barcellona, dopo 11 anni Joan Laporta è il nuovo presidente de Barca. I più romantici si immagineranno un ritorno di Guardiola, di un team che asfalta ogni avversario e vince ogni trofeo possibile. C’è da dire che se dovesse rimanere Messi, visto il suo rapporto con Laporta, sarebbe già un enorme traguardo, infatti il neo presidente deve prendere per mano una società disgiunta e con un debito che ammonta all’incirca al miliardo e mezzo di euro, ridurlo è una missione assai ardua anche per uno sceicco degli emirati.

Un weekend di Liga così emozionante non lo si vedeva da un po’ di tempo e visto che nei prossimi mesi si dovranno giocare il Clasico di ritorno e Barcellona-Atletico Madrid, speriamo di vederne altri di fine settimana così in un futuro non troppo lontano.