NOTA della redazione per i blogger: per il mese di febbraio, sono stati sospesi i voti agli articoli, ecco perché tutti i blogger ricevono una bassa valutazione con il voto 1; vogliamo dunque chiarire che non è un giudizio negativo al pezzo qui proposto. Grazie per continuare a scrivere su VxL.


Cullato da dolci ricordi…
Il lift boy del Lincoln Centre mi vede arrivare ed assume un atteggiamento ancor più ossequioso di quello che ritengo sia il solito canonizzato. E forse è dovuto al fatto che deve aver notato l’uguale deferenza con cui il direttore ha salutato me e Frank; certamente non immagina, o non sa, che fra i due, me e Frank, quello VIP è il secondo. Eh già, il mio “american friend” è un top manager, ma di quelli top-top-top, della più importante factory americana dei computer e quindi, come si dice dalle parti mie, il boy ed il direttore… stanno rispettando il cane per il padrone!

E poi sono ancora sotto shock, completamente tsunamizzato, dalle due ore di concerto jazz del GBD trio in cui Frank mi ha trascinato con la forza e assolutamente contro la mia volontà; ed a nulla è valso difendersi asserendo che musicalmente il sottoscritto sia rimasto affezionato e fedele alla musica rock e che, per me, i Traffic  ed il loro John Barleycorn must die rappresentino ancora l’Everest musicale. Non c’è stato nulla da fare, Frank non si è lasciato commuovere dalle mie suppliche né dalle mie calde lacrime. Quindi, dopo i 120 minuti di supplizio che mi sono dovuto sorbire, mi ritrovo  completamente stordito e perciò non faccio nemmeno tanto caso al fatto che l’addetto all’ascensore, il “lift boy” come dicono qui a Manhattan, nel vedermi abbia appena abbassato la testa, quasi come non volesse farsi riconoscere. Poi qualcosa, istintivamente, torna a galla nella mia mente e quel suo movimento attira la mia attenzione, m’incuriosisce d’istinto anzi, guardando meglio, addirittura mi sembra che quel tizio che indossa quella livrea inamidata, fuori luogo e fuori dal tempo…arrossisca. Con voce appena percettibile si rivolge a me (né posso pensare che lo faccia ad altri essendo l’unico passeggero della navicella): “A che piano deve andare dottò?” Ma come gli viene questo “dottò” che profuma di “paisà”? La curiosità inizia a crescere da sola ed esponenzialmente e, anche se non ho voglia di fare conversazione, gli domando istintivamente: “Ma ci conosciamo?” Lo guardo con un poco più di attenzione…eh sì, forse quella faccia mi ricorda qualcuno, ha qualche cosa di familiare, e dopo un attimo mi convinco che l’ho già vista da qualche altra parte…ma dove?

“Dottò, mi avete riconosciuto? Vi siete ricordato di me? Sono proprio quello che nella nostra città, non qui a New York dottò…al paese nostro, fermò il suv in mezzo alla strada per andarsi a prendere il caffe e bloccò il traffico e VOI (e stavolta, per forza, lo squadro ridacchiando, perché è passato per  “malintesa tradizione” e per default al più meridionalistico e subalterno “Voi” senza che io, nel frattempo, spiccicassi una sola parola, insomma…si vuole portare il lavoro avanti) e VOI DOTTO’ faceste tardi in ospedale e non poteste farvi la TAC. Vi ricordate dottò? Era il 19 dicembre di due anni fa…vi prego DOTTO’ non fatemi una schifezza col direttore…questi ti licenziano senza pensarci un attimo, senza pieta! Ti mandano un messaggio whatsapp e ti ritrovi senza lavoro…per favore, non gli parlate male di me!”

Vabbè, gli concedo sussiegoso, ma tu però adesso mi spieghi che cazzo ci fai a New York a fare l’addetto all’ascensore? Inconsapevolmente mi tolgo il sassolino dalla scarpa e mi domando dove sia finito quel cog**** aggressivo ed arrogante abituato a parcheggiare di m**** sulle strisce, in doppia fila, creando un ingorgo da incubo? Ed il Suv, Il Daytona, la giacca di Tagliatore e la cravatta di Marinella che fine hanno fatto? Ed il boy, rassicurato dalle mie parole e dal mio tono di voce che è rimasto tranquillo e non vendicativo nonostante i suoi poco simpatici trascorsi, mi svela: ”Dottò, ma mica sono miei! Il suv lo noleggio all’aeroporto e gli abiti me li faccio dare da un amico che lavora nella meglio boutique del paese nostro (e dalli con sto “paese nostro”), glieli pago “a tanto al mese” … sapete, mi dice cercando di coinvolgermi nella sua complicità che non ho nessuna intenzione di condividere…è il dress code e al paese, che è la “nostra” comfort-zone, vestirsi griffato è fondamentale! Avete capito dottò? Il fatto è che noi, comportandoci in questo modo, diamo una ragione alla nostra vita perché altrimenti…poi Il tizio, Joseph, (il nome lo apprendo dal badge) s’interrompe bruscamente, corruccia la fronte e, come assalito da un  dubbio improvviso, mi domanda: “Dottò, scusate, ma lo conoscete l’inglese? Se no ve lo traduco.” A quella domanda, che più fuori luogo non si può, lo fisso indeciso se spaccargli il setto nasale con una testata oppure rifilargli un calcio nelle palle, ma Joseph non mi lascia il tempo di decidere sulla ritorsione più congrua e violenta che gli vorrei dedicare e continua imperterrito…”sapete, al “paese nostro” ho detto che faccio il broker e ci credono pure. Io lavoro qui nove mesi all’anno, mi faccio una cosa di soldi perché pagano bene e mettono pure i contributi e poi, per tre mesi, torno nella nostra città e mi atteggio a mago del trading on line”

Dai, portami all’ultimo piano, gli dico con voce brusca e rivolgendogli un sorriso infastidito e stiracchiato fatto solo di muscoli facciali e niente occhi, e soprattutto con un cervello che cinicamente si rifiuta di capire e perdonare quella sua vecchia aggressività che invece ha una drammaticità naturale, genetica, e una spiegazione probabilmente logica, non maligna, come avevo pensato fino a dieci minuti prima. Adesso sono “quasi calmo” e gli dico: “Forza Joseph, sbrigati, voglio andare a vedere lo skyline e voglio restare da solo, senza che finalmente nessuno mi scocci.” E quell’ascensore che per me si è trasformato nel modulo dell’apollo 13 finalmente parte ed in pochi secondi arriviamo in vetta al grattacielo; le porte silenziosamente si aprono e sono libero. Però nel salutarmi Joseph mi sussurra qualche parola: “Dottò, se posso, guardate che l’altra volta vi siete sbagliato…l’ascensore sociale c’è ancora e ci sarà sempre, solo che vi porta da tutt’altra parte e, per salirvi e raggiungere il piano dove volete andare, ci vogliono capacità diverse da quelle dei tempi vostri e dovete fare sacrifici di un altro tipo. Non ve lo immaginate neanche quello che possono chiedervi e se vi domandano se siete d’accordo non vi dimenticate di spellarvi le mani per applaudirli, questi vogliono essere riveriti ed ossequiati, approvati a prescindere ed eletti per acclamazione bulgara…non vi dovete fare scrupoli se volete sopravvivere…che ve ne frega dei principi morali…vi ricordate? lo diceva pure quel giornalista, “Anidro Montanelli”: “turatevi il naso e votate DC!” Dottò, vi devo fare un disegnino? Avete capito quello che dovete fare se volete vivere quieto? Certo, alla fine non so vi conviene…”. 

Le luci della ribalta
Le ultime parole che mi ha rivolto Joseph continuano a restare “in circolo” nel mio cervello per un bel po’…chissà cosa voleva trasmettermi il novello Swigert…Houston we’ve had a problem here…forse il silenzio ed ammirare il cielo di notte mi darà la risposta giusta…ma che ci vedranno poi i turisti in questo skyline lo sanno solo loro.

Si, d’accordo, vabbè, le rutilanti luci dei grattacieli illuminati ingigantite dai vetri a specchio delle finestre possono fare un certo effetto e affascinare le anime semplici…ma in questa megalopoli ci sono solo “effetti speciali che vi stupiranno” oppure, in fondo in fondo, nel suo ventre molle la città ci svela qualcosa che vale veramente la pena di conoscere?

Sarà la miopia, ma a me questo panorama da un milione di watt, sotto-sotto, più lo guardo e più mi appare per quello che è: solo la rappresentazione pubblicitaria di un mondo di plastica, senza più sentimenti, tranne forse quelli cattivi. E’ la Big Apple, è New York, ma potrebbe essere Doha o Sidney, Hong Kong o Taipei…tutte belle metropoli, che hanno un radioso futuro dietro le spalle.

E perciò mi ritrovo a sforzare la vista per provare a penetrare quel panorama confuso. E guardo più lontano che posso alla ricerca di qualcosa che spero esista ancora ma di cui io stesso ormai non ho più chiarezza e certezza. Dev’essere un problema solo mio e disperatamente forse cerco ancora e spero di incontrare un “Moro che suona la Campanella ballando triste sulle note di un vecchio sirtaki nella piazza principale di una città piena di sole e di speranze che non si realizzeranno. ”

Guardo il cielo e penso a Joseph ed alle sue ultime parole. Di sicuro non le ha dette a caso; forse semplicemente mi voleva costringere a capire il suo mondo, e dirmi che è anche il mio e che, volente o nolente, lo devo accettare. E stavolta, per convincermi, mi parlava senza presunzione, quasi con dolcezza.

Toh, guarda, ci sono le stelle persino qui nel cielo di New York; e si vedono anche le costellazioni e le scie luminose delle comete. Chissà quella laggiù qual è…però, a guardarla bene, è proprio strana. Non mi sembra una cometa e quella scia…sembra una cornucopia da cui escono continuamente soldi. Segui i soldi Frankie, contano solo quelli! Stai in campana, non perdere la traccia che lasciano i soldi ed arriverai alla verità! Ehi, vulgata popolare, ma chi ti dice che alla verità io non ci sia già arrivato? Quello che guardo e che vedo da quassù non mi rassicura per nulla e forse mi convince ancora di più, caso mai avessi bisogno di un’ulteriore conferma, che “l’uomo produce il male come le api producono il miele”. Ma non ti lasci proprio contangiare…il fascino dello Skyline, l’allegria delle luci rutilanti. Nani e ballerine, guitti e saltimbanchi…venghino signori venghino…vi accoglieremo nei nostri Blind Pig e, se avete i soldi e l’abbigliamento adatto, insomma se avete il dress code adatto, benvenuti nei nostri Speakeasy dove alcool e divertimento sono assicurati. No, non è cambiato niente, anzi i sacrifici umani sono talvolta interpretati da qualcuno come benevoli segni propiziatori che benedicono le loro attività. “A me interessa conoscere questa accumulazione primitiva del capitale mafioso…del denaro sporco, quelle lire rubate, estorte da dove arriva” (Giovanni Falcone) e ancora “la malavita invece usa l’arma più letale a sua disposizione: la corruzione” (Gian CarloCaselli).  Ma se perfino parole come queste non lasciano nessuna traccia sulla maggior parte di noi, se non riescono a scalfire neppure superficialmente l’attuale corazza sociale e scivolano via come l’olio…allora oggi cosa ha valore? Joseph, forse adesso capisco le tue parole: “Dottò il mondo di oggi è una guerra, come si dice…Homo homini lupus e noi, per entrare nei blind pig e, se ci va di lusso, addirittura negli speakeasy , per ottenere questo, siamo disposti a passare su tutto. Anche a vendere noi stessi”. Si Joe, il dubbio l’avevo avuto, ed adesso è tutto persino troppo chiaro. Però, che sia sessuale o culturale, della libertà o intellettuale, al “paese nostro”…sempre prostituzione si chiama!