Non capisco neanche una parola della domanda che mi stanno facendo perché la voce mi arriva indistinta e da lontano; però anch’io, pigramente, non ci provo nemmeno a fare quel piccolo conciliante sforzo collaborativo per decrittare quella che penso sia verosimilmente una richiesta d’aiuto. Ho ben altro da fare, “io”! In quel preciso momento sono troppo impegnato a ricordare per applicarmi a queste umane scemenze. Infatti, all’improvviso e senza alcuna richiesta da parte mia, la memoria mi ha trasformato in Marty McFly e quindi è per me del tutto normale che sia… volato via, da un’altra immaginifica parte e che, in questo salto temporale all’indietro, mi trovi nella salumeria di Don Pasquale, e con me ci siano Rino ed i gemelli Franco ed Ernesto… Vi taglio il pane a fette o volete i panini? Ci metto capocollo e provolone o facciamo caciocavallo e mortadella?   Sono, come sempre mi capita in quella bottega, troppo affascinato a guardare fisso quel viso per decidere. Il suo capoccione è immenso, e su quel cranio lucido e spesso umido di sudore e fatica, non c’è neanche un capello; invece fra le orecchie ed il viso, immancabili, da una parte spunta una penna che serve per trascrivere gli ordini che gli arrivano per telefono e, dall’altra, anch’essa immancabile, fa capolino una “Stop con filtro”. Per cui ogni volta che varco quella soglia e guardo quel faccione mi faccio e rifaccio “quella” domanda: ma a questo non gli capita mai di cercare di scrivere con la sigaretta oppure di “accendere la penna”? Nemmeno una volta per distrazione? Giovanotti (Pasquale non usa mai il dialetto con nessuno dei clienti, e a noi dà abitualmente del “giovanotto” anche se ci conosce fin da bambini, sa perfettamente come ci chiamiamo “uno per uno”, di chi siamo figli e che scuola frequentiamo) di mortadella e caciocavallo “ne è sceso” un po’ di più! Che faccio…lascio?   Vengo però richiamato bruscamente a tornare alla cruda realtà quotidiana e devo smettere di sognare…

Ma mi senti o no? Man***** alla mis*** ed a me stesso che in un momento di (non lucida) follia ho promesso alla compagna della mia vita, alla luce dei miei occhi, al mio amato bene, all’angelo del focolare… insomma a mia moglie, che stavolta avremmo fatto insieme il “cambio stagione”, almeno nella parte dell’armadio che mi è stata magnanimamente concessa da “sua altezza reale” e che però, anno dopo anno, è ovviamente diventata sempre più minuscola perché ormai invasa dalle “sue” cose. Recriminare è inutile, Alea iacta est (mormorò Cesare mentre portava fuori le buste dell’indifferenziato che Calpurnia gli aveva ordinato di mettere negli appositi contenitori), mi sono fregato con le mie mani e quindi non posso proprio esimermi dall'assecondare il suo ulteriore invito, che definire perentorio è un eufemismo. Eccomi al tuo servizio pronto ad obbedire. E d’incanto si rinnova la tradizione secondo cui pantaloni, giacche, maglie e camicie, come pecore transumanti, percorrono il solito breve tratturo che le porta con cadenza semestrale “da sopra a sotto e viceversa”, nel settore “B” della mia parte di guardaroba (mi verrebbe l’istinto di dire Z… ma mi sono svegliato allegro).
Però poi a guastare il mio già solito instabile umore, anche questa volta e tragicamente, arriva “la domanda delle domande”; il suo braccio tira fuori “qualcosa”… e la bocca pure: Questi perché non li butti? Tanto sono vecchi! Ce l’hai da tanti anni, non vanno più di moda… che faccio… li butto o te li lascio?  Ma perché dovrei disfarmi di queste cose (provo ad eccepire)? Il maglione è di Shetland, la camicia è “su misura” ed è fatta pure con un oxford che ormai manco si trova più ed il pantalone è di vigogna; ma perché mai dovrei buttarli? Perché sono vecchiiiiiiii!!!!  (mi risponde l’amato bene utilizzando lo stesso medesimo tono con cui si relazionerebbe con uno pteurodattilo cerebroleso caduto da piccolo dal sediolone)… ma scusa, dico io riprovando ad essere ragionevole, vecchio mica significa inutile o dannoso, anzi, a volte l’usato sicuro, sai come si dice, è pure meglio dell’ipervalutato nuovo che avanza inesorabile! La discussione raggiunge presto il definitivo punto di stallo per cui, prima di pensare a chiedere il divorzio e prima che dentro mi “rugga lo spirto guerrier”…, decido di uscire.

Si parva licet
Ripenso a quelle parole sentite poco fa (che il mio opinabile giudizio archivia con un “sono cose da pazzi”)…è vecchio (mancava solo il “bleah” disgustato come nei fumetti)…a Pitti Uomo hanno fatto vedere le nuove tendenze della moda “AI 23/24” (ehm, amore mio smemorato, l’ultima stilista che (forse) ha inventato qualcosa di veramente rivoluzionario nel mondo della moda è stata Mary Quant con la minigonna…e parliamo di sessant’anni fa!!!) e tu vorresti ancora indossare “il tuo caro” pullover di Shetland …ma perché non dovrei più metterlo mi interrogo parlando “fra me e me”? Mi tiene caldo…è di un colore che mi sta bene in viso… non ha un solo pelucco…e, facendo un paragone calcistico che mi viene facile-facile… è come se dicessi che Luka Modric, Oli Giroud e Leo Messi hanno la data di scadenza… che hanno l’obsolescenza programmata e che quindi si mettessero l’anima in pace in pace: SONO FUORIII… E se ne facessero una ragione.
Ma si può liquidare un uomo così con un “grazie di tutto ma non abbiamo più bisogno di lei”?
Ma stiamo scherzando? No che non si può, perché Modric sarà pure un brevilineo scheletrico, ma è “costruito” con l’acciaio più resistente che sia mai stato realizzato; viene da un villaggio, Zaton Obravcki, che fa parte della città di Jasenice e sa, perché la sua pelle e la sua anima ne portano il segno, di quali orrori è capace una guerra. Luka, che a quell’epoca aveva solo sei anni, ha sentito i soldati serbi inneggiare, ebbri di violenza, a Draza Mihajlovic e Slobodan Milosevic e forse quei militari erano proprio gli stessi soldati che avevano ucciso suo nonno mentre pascolava pacificamente le pecore. E suo nonno si chiamava proprio come lui: LUKA MODRIC.
E per sfuggire a quella guerra il piccolo Luka si trasferì a Zadar ed in quella casa dov’era nato, ridotta ad un cumulo di macerie annerita dallo scoppio delle mine, non tornò più.
E tu credi che un uomo così, diventato calciatore, possa arrendersi facilmente mentre fa una partita? Dopo quello che ti ho raccontato (cara la mia metà), anche se non capisci niente di calcio, riesci però a comprendere perché un vecchietto come il grande Luka riesca ad imporsi fisicamente ad un atleta più grosso e molto più giovane di lui: è di ferro, ha personalità e carisma, rimane di ghiaccio nei momenti difficili della partita è un uomo vero…
Sì perché, anche se molti non sanno o non lo ricordano, esistono (resistono?) oggi forse più di ieri, le cinque categorie di uomini di sciasciana memoria: “…umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà (Leonardo Sciascia “il giorno della civetta”).

E Olivier Giroud, senza ombra di dubbio, appartiene alla prima di queste! Un ragazzo di Chambery che non ha mai ricevuto la giusta ricompensa di quanto abbia, per contro, dato durante la sua carriera. Forse il centravanti più sottovalutato al mondo? Oppure è il “calciatore sottovalutato più forte di tutti”? Sembra incredibile ma ci sono ancora tanti che discutono classe ed importanza di questo taciturno gigante sempre lontano dai riflettori e dal mainstream e tutto ciò (metterlo in soffitta), nonostante sia il giocatore francese che abbia realizzato più reti con la maglia dei blues. E addirittura non volevano neanche convocarlo per i mondiali in Qatar questo “vecchio arnese ormai da buttare”…

…Perché, ovviamente, poi “la fame” ti aiuta a superare anche gli ostacoli che si frappongono, involontariamente o meno, nella vita, anche quella di tutti i santi giorni. E non è che per Lionel Andres Messi Cuccittini siano state sempre rose e fiori. Il padre era un operaio di un’acciaieria e la mamma faceva la donna delle pulizie; e siccome i problemi non vengono mai da soli, all’undicenne Leo viene pure diagnosticata un a forma di ipopituitarismo che comporta una ridotta secrezione di somatropina per cui il ragazzo non può crescere di statura.
Messi, che è nativo di Rosario, è già sotto contratto col Newell’s Old Boys, ma la sua società non crede tantissimo alle seppur evidenti doti della Pulce e non spenderà mai i 900 euro al mese che servono per curarlo… e Leo finisce al Barcellona.
Si racconta che Rexach  (il DS blaugrana), non avendo fogli a disposizione, fece firmare il contratto al papà di Lionel su un tovagliolo di carta ma mai e poi mai si sarebbe lasciato sfuggire un “cosino” capace di fare 113 palleggi con una arancia!
Leo inaugura così questa singolare tradizione che lo riguarda ed in cui il suo talento viene spesso guardato con sospetto, come se “dietro l’angolo” ci fosse una fregatura da cui stare ben lontani.
Anche Ariel Senosian, che a Leo ha dedicato il libro “Messi, un genio incompleto” racconta un simpatico aneddoto che riguarda La Pulce: El Loco Bielsa, che essendo pure lui nativo di Rosario avrebbe dovuto almeno sentire i commenti entusiasti che annunciavano l’arrivo del “Nuovo Diego”, si fece portare dal suo assistente Vivas un video di questo ragazzino, Messi, che frequentava le giovanili del Barca; alla fine della visione “pare” che il Loco abbia commentato: “Sì, ma adesso fammelo vedere a velocità normale”. Insomma, persino il rosarino Bielsa non riusciva a capacitarsi che Leo Messi fosse in grado di giocare il pallone a velocità supersonica.
Ora, mi domando, un ragazzino che ha dovuto affrontare malattie, lontananza dalla famiglia e dagli amici d’infanzia e dalle sue radici, insinuazioni di ogni tipo sulle sue capacità, può mai abbattersi al primo soffio di vento? Impossibile, non accadrà mai, o almeno mai per una di queste cose.
(e, sulle note di “Donne” di Zucchero Fornaciari)
Modric, Messi, Giroud
campioni dispersiii
per tanti tecnici cosiiiii
diversiiiii
perché anche se Dalic, Scaloni e Deschamps quasi sicuramente avranno (ammesso e non concesso che l’abbiano) una conoscenza appena accennata di Davide Ricardo e magari pure del concetto di Utilità Marginale, magari proprio scemi non sono e si rendono conto da soli che facendo scendere in campo quegli ultra-trentacinquenni, i risultati delle loro nazionali vengono raggiunti (efficacia ed efficienza) e quindi, a chi obietta con un superficiale “li lasciamo nell’armadio?” di sicuro hanno risposto: un attimo che ci penso bene prima di liberarmene! 

A furia di pensare e ricordare qualche ora è passata, anzi addirittura “s’è fatta ‘na certa”; la passeggiata ha fatto il suo dovere, mi ha rasserenato e sono… pronto a tutto.
Giro allegramente la chiave nella toppa… apro la porta… I tuoi cari ricordi di abbigliamento li ho portati in lavanderia raccomandandomi che avessero massima cura nel trattare i tuoi amati reperti del jurassico; gliel’ho detto che sono preziosissimi ed ormai introvabili… reliquie da conservare a Torino, nel museo egizio... (ed incongruentemente) ma chi gioca stasera? 
Croazia-Argentina, rispondo lasciando che la malevola provocazione cada nel vuoto.
E
 tu per chi fai il tifo? 
Oggi faccio il tifo per Messi e Modric e domani lo farò per Giroud.
Ma non è possibile, non puoi farlo… non giocano nella stessa nazionale; uno è argentino, uno croato e l’altro, se non sbaglio, è il centravanti francese del Milan!
No, non sbagli, ma sono tentato di adeguarmi al pensiero dei loro allenatori che, come il sottoscritto, probabilmente si disfano a malincuore delle loro certezze (gli atleti di cui si fidano ciecamente) come del resto faccio io con maglioni, camicie e pantaloni vecchi… però, a furia di sentirtelo dire, mi hai convinto: basta con ‘sto vecchiume, do finalmente spazio… al nuovo che avanza!!!
Che faccio lascio… o no????????? 

special thanks to mrs Nuresse (che inconsapevolmente mi ha dato l'idea)