Non ce l’avete presenti? Ma come no? E’ impossibile! Se fate quest’affermazione, delle due l’una: o non avete “un minimo” di memoria fotografica, oppure siete dei distratti senza speranza.
Eppure li incontrate di sicuro e li dovreste vedete in azione tutti i giorni. Perché, ci fossero anche 60° all’ombra o, al contrario, il Padreterno la mandasse giù a secchiate dimenticandosela, come in un sequel di “La Bibbia” con annessi John Houston/Noè e diluvio universale…per “loro” non fa alcuna differenza! “Loro” ci sono, hanno una missione da compiere “loro” (!), e perciò non possono mancare MAI!
A dirla tutta, “loro” sono il vero e proprio prototipo dello studente modello: mai un’assenza! Ancora non avete capito? Ma dai…vi basta andare in un qualsiasi supermercato e a qualunque ora del giorno e della notte, li troverete immancabilmente già perfettamente operativi, equipaggiati di tutto punto con: volantino, palmare di ultima generazione, buste termiche e normali e sempre, sempre impegnati e determinati manco fossero tanti Albert Einstein (mentre è tutto preso a scoprire la teoria della relatività).

Sono gli unici ed indiscutibili veri professionisti della spesa! Li riconosci alla prima fugace occhiata mentre si aggirano fra corridoi e scaffali con una padronanza del compito e del territorio da bonificare che non teme paragoni; sanno tutto di tutto di qualsiasi “animale” sia esposto sugli scaffali: composizione, caratteristiche organolettiche, masticabilità e/o funzionalità, proprietà e controindicazioni.
Sono degli esperti, dei veri e propri “scienziati del supermercato” e sanno molto ma molto più di commesse e store-manager che, appena li vedono e li identificano, fuggono a gambe levate temendo l’ennesima domanda trabocchetto relativa a quel prodotto, che conoscono solo loro, e che comunque…non compreranno mai!
Ok, ho reso l’idea.
Io lo conosco in maniera approfondita questo sottotipo di ufficiale addetto alle salmerie e, almeno per qualche ora alla settimana, mi picco di fare fieramente parte dell’esclusivo club…del pensionato buttato fuori di casa dalla consorte (che esasperata se lo vuole levare dai piedi), e che quindi, non avendo null’altro di meglio da fare…va a rompere le scatole a quei poveri cristi degli addetti al supermercato che chiederebbero invece solo di poter lavorare in santa pace.

Ora, con questi brutti ceffi, non si può far altro che avere pazienza e, magari, accettare almeno una raccomandazione che non si stancano mai di farci: NON TI DIMENTICARE… CONTROLLA LA DATA DI SCADENZA!
La data di scadenza… Eh sì, una volta non era cosi, ma adesso non se ne può fare a meno. Tutto quello che c’è in commercio ha una vita e quindi, come tale, nasce, vive…muore.
Ma prima, quando usavi qualcosa, non pensavi alla sua fine. Certo, poteva rompersi, decomporsi, anche eventualmente abbandonare definitivamente la vita per cui era stata intuita, studiata e resa viva e reale, ma nessuno di noi, ripeto, nessuno poteva pensare che quella “cosa” già contenesse la data di fine validità. Adesso non è più così. Ma perché?
Sì, d’accordo, il mondo evolve e con lui gli uomini che lo popolano e perciò dobbiamo considerare normale, in un accettabile “ordine naturale delle cose”, che tutto scorra e si trasformi.

Ma se lo “scorrere” e la “trasformazione” non sono una novità e stanno lì da sempre, con altrettanta sicurezza possiamo affermare che una simile velocità di consunzione non si era mai vista fino a pochi anni fa.
Senza alcun dubbio anche la pubblicità ha contribuito a queste accelerazioni e forse quando Flaiano diceva che “La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l’inutile al dilettevole” stava sottovalutando il problema che invece stava montando come una valanga che sarebbe venuta giù a valle travolgendo tutto quello che incontrava nel suo precipitare.
Forse a tal proposito la confessione “postuma” (in senso catartico) di Frederic Beigbeder ci chiarisce meglio le idee… "Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l'universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. (...) Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C'è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma."  
Beigbeder, attualmente romanziere e critico letterario di successo, non c’interessa però “solo” come il pubblicitario pentito che attualmente sbandiera una “redenzione etica” tutta da verificare, ma per poter analizzare correttamente e per intero l’importanza del suo messaggio (che usando un termine tecnologico potremmo definire un condensato di BIT), dobbiamo compiere uno sforzo mica da ridere cominciando saltare a piè pari l’inspiegabile fastidio epidermico che, almeno nel mio caso,  provoca l’arroganza dell’incipit del “biglietto da visita” con cui, forse inconsapevolmente, ci svela non solo chi è ma soprattutto la sua mission. Il suo cinico e serpentesco “farvi sbavare è la mia missione” ha sicuramente come genitore naturale Oscar Wilde ed il suo famosissimo liberarsi di una tentazione cedendo alla stessa. Ma il “cedere alla tentazione” non nasce per un caso fortuito ma, viceversa, è il punto di non ritorno di un percorso impostoci e che parte da molto lontano. La mission di Beigbeder non è “farci sbavare” ma costringerci a sbavare per qualsiasi cosa ci venga propinata; e se l’uomo ha sempre, in modo connaturato e naturale, l’istinto a desiderare il frutto proibito o non, bisogna fare in modo di trasformare questo desiderio, che in quanto tale è effimero, in un vero e proprio “bisogno esistenziale” che, essendo un “bisogno”, ci costringere a compiere “il salto di qualità” rendendoci indifferibile la conquista di questa sottospecie di nuova mela dell’EDEN, di questo inconquistabile nuovo frutto del peccato. E perciò, senza rendercene conto ed in modo molto soft, siamo cioè arrivati ad essere sempre dipendenti da qualcosa (qualunque cosa) ma anche da…qualcuno!

Ma Il “folgorato sulla via di Damasco” (sempre Lui, Beigbeder) ci dice anche dell’altro: “…c’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente”. Il messaggio, terribile, lo capite da soli o vi faccio un disegnino? Il pubblicitario redento ci ha dunque certificato che le cose, tutte le cose, hanno una data di scadenza e che quindi è pressocché inutile da parte nostra sforzarci di allungargli la vita. Bisogna però precisare che non è certo stato Beigbeder ad inventare quest’approccio, per così dire, innovativo all’universo della produzione e del consumo; Lui si è limitato a raccontarcelo, magari a farcelo capire in modo chiaro e crudo, tutt’al più, potremmo identificarlo come uno strumento per l’attuazione del programma o, estremizzando, come una parte del programma stesso e nemmeno la più importante. I soggetti che hanno intuito, studiato e messo in pratica questa rivoluzione copernicana di nuova identificazione degli utilizzatori finali del consumo, quelli che hanno messo in piedi questo loop infinito sono altri, e gli step che dovevano e dovranno compiere per raggiungere la quadratura del cerchio li conoscono perfettamente sin dall’inizio.

Sanno perfettamente che non basta generare il bisogno e che quindi, perché il loro obiettivo possa raggiungere il successo, è indispensabile che vada rimosso anche il “pensiero critico” dell’utilizzatore. E quando ciò (rimozione del pensiero critico) risultasse eccessivamente difficoltoso, perché bisognevole di una gestazione troppo lunga…c’è sempre il piano B: si sostituisce il vecchio utilizzatore (oggi lo chiamano “fruitore”) con uno nuovo…ed oplà, le jeux sont fait, e, con un gioco di prestigio, il “virus”  della data di scadenza viene trasmesso dalle cose alle persone che si sono dimostrate refrattarie a questo cambiamento. Tutto molto facile.
Ora, siccome ci hanno insegnato che spesso il mondo del calcio funge da specchio della società o, addirittura, come laboratorio dove alcune idee rivoluzionarie vengono testate prima della successiva immissione in commercio…cerchiamo di verificare se veramente ha avuto inizio l’obsolescenza programmata di paradigmi calcistici che credevamo eterni ed immutabili e anche se, contemporaneamente, è stata apposta la data di scadenza ad una parte di esseri umani ritenuta ormai improduttiva e perciò priva di interesse strategico dal punto di vista del profitto.
Gioco forza, essendo milanista, non posso che partire da lui…

Ipse dixit
(dall’intervista di Jerry Cardinale rilasciata il 25/2/24 a Luciano Mondellini di Calcio & Finanza)
“Ho 25 anni di esperienza di investimenti nello sport, sia creando società in partnership con i migliori detentori di diritti al mondo, che investendo in squadre e negli stessi campionati. Ho sempre creduto in un approccio agli investimenti che deve essere guidato dalla generazione di cassa e non dal semplice fatturato, e che deve essere guidato il più possibile da considerazioni non emotive. Devo però dire che l’unico caso in cui ogni tanto perdo questo approccio asettico è il Milan, dove la passione dei tifosi e l’importanza della squadra per tutti è qualcosa che non avevo mai sperimentato prima nello sport”.

«Credo di poter fare del Milan il club numero uno e allo stesso tempo aiutare la Serie A a tornare competitiva. Anche perché nelle condizioni attuali l’unico modo per spingere stabilmente un club ai massimi livelli è anche quello di appartenere ad un campionato più forte anche come sistema. E la strada per assottigliare questo divario è che il nostro campionato riacquisti la competitività degli anni d’oro a livello europeo, con il contributo fondamentale del lavoro di noi proprietari».   

In buona sostanza, riassumendo a spanne, Cardinale ci manda questo messaggio …siamo degli innovatori ma nutriamo un rispetto profondo sia delle tradizioni centenarie di una società storica come è il Milan, che dei tifosi rossoneri che di queste stesse tradizioni sono i veri custodi e testimoni. Però, alla prova dei fatti e, forse nell’emozione e nella concitazione dell’evento, a proposito dello stesso “Capo” e della sua “visione imprenditoriale” si disse qualcosa che suonava appena appena contraddittorio … “Nonostante nel suo portafoglio ci siano molteplici investimenti in questo mondo, RedBird non è tanto guidata dall'amore per lo sport, quanto dalla passione di Cardinale per la proprietà intellettuale. La filosofia di RedBird consiste nell'investire in marchi Premium - che si tratti dei diritti televisivi delle partite di baseball o di Skydance, lo studio cinematografico dietro "Top Gun" - che possono essere utilizzati per costruire imprese più grandi, a volte partendo da zero.
Ed infatti, ai microfoni di Business Insider, Cardinale ha affermato: "Credo che il mio più grande vantaggio competitivo sia quello di non essere emotivamente coinvolto (nelle squadre sportive, ndr). Sono tutti patrimoni di proprietà intellettuale che hanno il legittimo diritto di essere monetizzati, fintanto che allo stesso tempo stesso bilanciano il contratto fan-social”.

Vabbè (direte voi) il mondo è in evoluzione continua e poi uno dei più grandi meriti dei veri rivoluzionari del pensiero è proprio quello di riuscire a saltabeccare con la massima naturalezza da una immarcescibile convinzione a quella opposta proprio…come se nulla fosse. Però, lasciando il romantico orticello rossonero e se andiamo un po’ più in generale, riusciamo ad accorgerci che il fenomeno diventa interessante e globale.

The next step
Allora adesso, forse, cominciamo a convincerci che in ballo c’è qualcosa di veramente grosso e che fa spregiudicatamente e cinicamente fa gola a molti investitori. E se persino “IL” gigante di consulenza e revisione, “financial e risk advisory” si preoccupa di assicurare ai tifosi (soprattutto quelli che verranno)  questo po-po di attenzione…(da Football Fan Experience – Deloitte Italia - Febbraio 2023) “Per questo Deloitte Italia presenta oggi la prima edizione della Football Fan Experience, report che ha come obiettivo quello di monitorare il sentiment, le aspettative e i comportamenti dei tifosi delle squadre in Italia. I risultati presentati sono frutto di 2.120 interviste di residenti in Italia di età compresa tra i 10 e i 75 anni che si dichiarano tifosi di una squadra della Serie A. La principale evidenza di questa prima edizione della Football Fan Experience è la presenza di un potenziale inespresso all’interno del primo campionato di calcio italiano. Tale potenziale deriva dalla propensione dei tifosi ad aumentare la propria spesa a fronte di nuovi investimenti del Club nei propri asset strategici, a partire da Stadio e Centro d’allenamento. Le società, infatti, possono ottenere significativi benefici economici tramite interventi che puntino a far evolvere le proprie infrastrutture, in coerenza con la più ampia concezione che oggi si sta sviluppando nei tifosi rispetto all’esperienza calcistica più tradizionale. “I tifosi, intesi più in generale come ‘consumatori’, stanno cambiando e chiedono nuove modalità di relazione e confronto con la propria squadra – commentano Francesca Tagliapietra e Luigi Capitanio, rispettivamente TMT Industry Leader di Deloitte Italia e Partner di Monitor Deloitte – Digitale, sostenibilità, nuove modalità di consumo e aspettative variegate cambiano il panorama con cui le squadre di calcio devono confrontarsi per restare competitive sul piano dell’offerta. Queste nuove esigenze implicano uno sforzo significativo da parte dei club italiani, che devono essere coinvolti in un approccio sistemico assieme a tutti i principali stakeholder del settore per una trasformazione del modello di business a 360 gradi”.  

Non è più sufficiente – sottolinea Francesca Tagliapietra – accontentare i “fanatici” del calcio, che rappresentano a oggi una fetta importante ma parziale della torta, ma è necessario coinvolgere anche il resto della fanbase composta da fruitori più originali e meno coinvolti, che manifestano il loro interesse attraverso nuove modalità. Da un lato i tifosi chiedono alla propria squadra di investire nella televisioni e nei canali digitali per favorire l’interazione; dall’altro lato chiedono anche un maggiore focus e un ulteriore miglioramento nei contenuti che vengono offerti, a prescindere dal canale. Anche il tema del metaverso comincia a trovare un proprio spazio nelle aspettative dei tifosi di calcio, anche se resta ancora contenuto: un tifoso su tre inserisce nella propria lista di desiderata la possibilità di poter accedere ad uno Stadio virtuale per aumentare il proprio coinvolgimento”.

Il poderoso studio di Deloitte, ben 32 pagine zeppe di diagrammi, slide e proiezioni matematiche e da cui ho stralciato solo un breve ma, credo, significativo paragrafo (per non tediarvi oltremisura), comunque analizza, approfondisce, sviluppa ma soprattutto chiarisce quali immensi ed inesplorati margini di guadagno ci siano in questo settore (il calcio inteso globalmente), e quanti ancora ne possa fornire ai futuri visionari investitori. Certo, abbastanza crudamente, senza sforzarci di leggere fra le righe, ci avvisano pure che verranno spazzati via (accantonati con romantica malinconia vi suona meglio?), tutti quei valori, cioè, in qualche modo “storicizzati” e che, fino ad oggi, abbiamo erroneamente ritenuto inossidabili nel tempo e che abbiamo puerilmente identificato col tifare.
Signori miei, tutta questa impalcatura è andata a put**** e perciò niente più “bandiere”, niente più “appartenenza”, niente più “emozioni incontrollate ed incontenibili”… Deloitte ci ha in qualche modo certificato che “tutto questo” verrà sostituito dal più puro ed effimero “divertimento” con un orizzonte di vita di qualche ora; né più né meno che… una gita fuori porta.

Insomma, che ve ne siate accorti o meno, in questo momento siamo proprio nel mezzo di una rivoluzione epocale dello sport entertainment, ed il calcio ed il suo praticamente infinito bacino d’utenza rappresenta, con relativa certezza, la fetta più ambita, perché assai remunerativa, dell’intera torta; ma non fatevi ingannare dalle apparenze perché l’obiettivo strategico, come ci ha spiegato Deloitte, non siamo mica noi, vecchi inguaribili nostalgici ed innocui tupamaros del tifo, che non mangiano per tre giorni se la loro squadra perde coi gobbi o coi bauscia. Nel mirino ci sono invece tutte le generazioni future, tutti quelli per cui il calcio, alla fin fine, non è passione ma “solo” divertimento, un due/tre ore, full-immersion, col visore VR calato sugli occhi pronti ad entusiasmarsi nel guardare il loro Meta-Calcio…i fan-token del XXI° secolo.

Ma adesso, cari compagni di tifo e di sventura che fate? Vi intristite e mettete il muso come i bimbi a cui hanno perfidamente bucato il pallone? All’improvviso vi siete resi conto che è giunta la vostra “data di scadenza” e non lo volete accettare? State col morale sotto i tacchi perché vi accorgete tardivamente che vi/ci hanno messo “fuori dal giro” e non ve/ce ne siete accorti…fatevene una ragione…ormai il cambiamento è in atto ed è pure inarrestabile.

…Tesoro, io oggi non vado al supermercato…voglio darmi “una botta di vita” e vado a controllare i lavori stradali che stanno facendo giù all’incrocio fra Via Montenapoleone, via Del Corso, via Toledo e via Maqueda… tranquilla, non mi allontano; a mezzogiorno sto qua che poi alle 12,30 c’è l’anticipo della XXIV giornata in TV.
Che pensi… segna Rafa?