Ieri abbiamo fatto un viaggio indietro nel tempo.
Non bastavano le donne relegate in settori dedicati nello stadio per riportarci al Medioevo. Così ci ha pensato l'arbitro Banti a cancellare in 90' buona parte degli sforzi fatti dal movimento all'insegna della trasparenza.
Sì perchè come si dice sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Specie quando si avrebbero a disposizione tutti gli strumenti per fugare dubbi che nuociono innanzitutto a chi ne beneficia.
Festeggiare un coppa è lecito per carità, ma di certo questa partita non la ricorderemo per la prestazione dei bianconeri. Al contrario continueremo a chiederci perchè un arbitro in campo, 2 guardalinee ai bordi e una pletora di assistenti dietro al video abbiano ritenuto corretto non fermare il gioco e verificare la liceità del presunto fallo su Conti. Siccome la risposta non arriverà, saremo autorizzati, ognuno a seconda dei propri colori, a pensarla come si vuole.
I fatti sono che mentre la Var è stata utilizzata correttamente per valutare tutti gli episodi che avevano la Juventus come protagonista - 2 gol annullati, fallo su Can - non è stata impiegata (oppure ascoltata) quando gli episodi riguardavano il Milan.
Così Cutrone veniva immediatamente (ed erroneamente, guarda un po') fermato sul filo del fuorigioco. Il piede a martello del già ammonito Matuidi su Calabria, ignorato manco fosse un buffetto e infine appunto un tizio, tale Emre Can che frana addosso a Conti in area di rigore. Quest'ultimo talmente macroscopico da spingere più di un filo juventino a lamentarsi per contro di un fallo da rigore su tiro di ronaldo sul braccio di Zapata ad  un metro, invocando un regolamento falso dal momento che il braccio come rilevato da tutti è aderente al braccio.
Il tutto per vincere 1 a 0, in 10 uomini contro una squadra senza centrocampo (niente Bonaventura, Biglia e sopratutto Suso), con un attaccante pronto a partire.
Se la partita fosse finita in 10 contro 10 e il rigore concesso è molto probabile che parleremmo di calcio e non di questa roba.