Quando cominceremo a chiamare le cose con il loro nome? Al Milan è in atto un'operazione speculativa spregiudicata.
In poco tempo sono andati via Ibra, Maldini, ora Tonali e tra poco forse Theo e Maignan. In pratica l'asse portante del Milan dello scudetto, ceduto inopinatamente in blocco al Gordon Gekko del prato verde: Gerry Cardinale. Uno talmente interessato al Milan da palesarsi in città solo per parlare di affari immobiliari: lo stadio di proprietà. Certo non ha debiti, anzi farà utili, che però si prende lui.

Cardinale e il suo team non stanno vendendo per rinforzare ma per incassare le plusvalenze, monetizzando il bel lavoro fatto proprio dall'ex DT insieme a Massara.
Però, per quel masochismo tutto italiano, si plaude a queste manovre spericolate dove si vende senza sapere se e chi comprare in cambio. Giocatori buoni ce ne sono, anche meglio di Tonali forse, però non sono italiani, non sono tifosi e sopratutto spesso costano molto di più.
Il senso di tutto quindi si riduce ancora una volta al un bel ' + ' nella colonna degli incassi che però si traduce in un ' - ' in quella del tifo, che è bene ricordarlo, è pur sempre quello che fa girare ancora tutto.

Eppure tra fondi sovrani arabi e yankee in cerca di gloria sta andando in onda uno dei peggiori derby della storia, dove si avvantaggiano tutti, tranne chi paga e che prima o poi, presto o tardi potrebbe decidere di guardare altro.
D'altra parte, ogni giorno a noi tifosi chiedono di appassionarsi a colpi contabili piuttosto che di classe, imprese ragionieristiche invece che sportive. Come al solito quando la politica, nazionale e del pallone lo capirà, sarà troppo tardi.
Eppure per mettere delle regole per chi compra, ripensare ai contratti con i calciatori, ridimensionare i procuratori, fare blocco per la salvaguardia di una delle pochissime eccellenze europee, non servirebbe altro che un po' di buon senso e di lungimiranza.