Non amo (eufemismo) il rito ipocrita e consolidato in cui si dice che l’allenatore “non è il responsabile”, che “lo spogliatoio è unito” e che quindi la società “rinnova la fiducia”.
Pioli è già fuori dal progetto, solo mancano le alternative credibili. Lui, intanto, si prende le colpe, ma è il primo a non crederci. Però dopo le vicende societarie, infortuni, il mercato… gli alibi sono veramente finiti, e così la pazienza dei tifosi e con tutta probabilità, della squadra stessa, che ormai fatica a seguirlo. L’impressione è che i giocatori, dopo le sberle nel derby, le sconfitte con J., PSG e il brutto pareggio di Napoli abbiano smesso di credere nell’allenatore. Troppe e troppo plateali le proteste per pensare che una cena e qualche scusa di rito, potesse sanare malumori profondi, figli di equivoci tattici, come Krunic playmaker, una difesa kamikaze e lo schema d’attacco 4-4-palla-a-Leao. Di quest’ultimo si dice che non è un leader e probabilmente è vero, ma senza di lui sono certo che questa squadra non sarebbe nemmeno in zona Champions.

A proposito, la leadership latita pure in panchina, se è vero come è vero che vorrebbero far tornare Ibrahimovic in panchina. A far cosa? Non è chiaro, spero solo non l’allenatore. Per quello ci vorrebbe qualcuno all’altezza di una situazione così complicata. Conte sarebbe quindi la risposta più ovvia, ma anche la meno percorribile.
Quindi? In questo momento di grande incertezza, l’unica sicurezza è che il tempo non sarà galantuomo tra Milan e Pioli perché dopo l’Udinese si è capito le cose non possono che peggiorare.