A Milano è arrivato il caldo, ma a raffreddare gli animi dei tifosi ci pensa la ditta (non ancora premiata) Cardinale e Furlani con un calciomercato da addetti ai lavori.
Se è vero infatti che nessuno ha comprato nessuno, è altrettanto vero che per capire chi siano i nomi accostati al Milan spesso occorre ricorrere ad internet. Nomi che sembrano codici fiscali, statistiche emozionanti come una puntata del tenente Colombo e quell'incapacità cronica di portare uno straccio di entusiasmo e/o empatia.
Perché questo Milan assomiglia sempre più ad una puntata di Succession che ad una squadra di calcio e l'unico obbiettivo dichiarato è vincere tanti soldi.
Niente di male, solo che ci sono modi migliori se non si vuole correre il rischio di essere contestati pubblicamente. Sopratutto se si è deciso di farlo a "spese" di una bandiera come Paolo Maldini che nel calcio, a tutti i livelli, qualcosa di più e di meglio (eufemismo) ha fatto. Pure di Billy Beane, l'asso dell'algoritmo applicato al baseball, che però ha fatto vincere "zeru tituli" agli Oakland, una squadra che con le dovute proporzioni, per importanza assomiglia all'Atalanta, piuttosto che al Milan.

Qui vincere conta ancora tanto, specie dopo anni indimenticabili con il presidente Berlusconi e di qui questo duo non riesce a riprodurre nemmeno un grammo del carisma. Probabilmente questo era il senso delle parole di Maldini: siamo qui per vincere o per guadagnare?
La risposta è affidata a quella teoria di "underdog", giocatori sottovalutati (forse), che si pensa (spera) possano fare la differenza con il giusto approccio. Personalmente ci credo poco e dunque quest'anno non rinnoverò l'abbonamento, una risposta razionale a chi ha anteposto il portafoglio alla passione.
Mi rendo conto che è una goccia del mare, ma anche una goccia può far traboccare il vaso.