Per il vocabolario Treccani, il razzismo è una “Concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la 'purezza' e il predominio della 'razza superiore'. Si tratta di un problema che, da sempre, assilla l’umanità. E’ inutile cercare di nascondersi o coprirsi gli occhi non vedendo la realtà che ci circonda. Sono dell’idea che l’opinione di chiunque sia sacrosanta e l’articolo 21 comma 1 della Costituzione afferma: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Non mi stancherò mai di ripetere che si parla di un concetto base per la convivenza reciproca. Nel momento in cui viene a mancare la possibilità di possedere un ideale ed esprimerlo, si è spogli di ogni garanzia democratica di una società. Non si può avere paura del proprio pensiero. Purtroppo, però, questo è un malessere generale che sovente è provocato dal feroce giudizio altrui. I social e la possibilità di comunicare in maniera massificata hanno amplificato un simile problema. E’ chiaro che la chance di avere contatti con il resto del mondo è assolutamente importante e positiva perché le persone sono più facilmente raggiungibili ma, allo stesso tempo, pone alla berlina della valutazione. Una tale situazione sarebbe da scongiurare con tutte le forze, ma non è semplice e sfortunatamente, a volte, capita che la norma citata resti pura teoria. Accanto a questa, in ogni caso, si staglia l’articolo 3 comma 1 della Nostra Magna Carta: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ fantastico perché i Padri Costituenti sono stati mostruosamente abili e capaci nel riuscire a incastrare le regole originando una Legge che, non a caso, resta la più importante Fonte del Diritto italica. I dettami citati si intersecano perfettamente. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ma questa non può essere discriminatoria perché è vietato svantaggiare gli individui differenziando tra gli elementi stabiliti dal precetto. In tal modo, ognuno è ancor più libero di manifestare la propria indole e le sue caratteristiche. Il razzismo è quindi legalmente bandito.

Negli ultimi tempi, gli Usa sono devastati dal problema. Tutti sapranno della morte di Geroge Floyd rimasto ucciso in modo brutale da una Forza dell’Ordine a Minneapolis lo scorso 25 maggio. Descrivere la scena sarebbe un’inutile riproposizione macabra perché l’orribile e raccapricciante vicenda è stata descritta in ogni sua forma da miriadi di media. Questo tremendo accadimento ha riportato in auge un movimento nato nel 2013 e chiamato Black Lives Matter. La maggioranza delle persone ha una conoscenza quantomeno discreta della lingua inglese, ma leggere tale nome tramite il nostro idioma rende meglio l’idea: “Le vite dei neri contano”. Abbastanza palese e d’impatto. In America si è assistito a grandi proteste e manifestazioni che sono sfociate pure nella violenza. Il mondo intero è stato colpito dalla vicenda ed è ormai nota l’immagine dell’individuo inginocchiato con un particolare posizionamento del braccio. E’ il simbolo dell’attuale periodo. E’ un gesto di vicinanza e di lotta al razzismo. Non credo alla massificazione del pensiero. Non ritengo opportuno che qualcuno compia un gesto perché il popolo pensa sia il caso di effettuarlo. Quando si inscenano alcuni atti occorre che si abbia completamente il senso del messaggio lanciato. Altrimenti, è meglio evitare. E’ necessario essere convinti al 100percento del contenuto che si manifesta. In caso contrario diventa persino controproducente. Se da oggi l’intera specie umana compisse un determinato rito, quello perderebbe di forza perché non è credibile che chiunque abbia a cuore la situazione che verrebbe scambiata per una banale moda. E’ sempre una questione di equilibrio. Qualunque realtà sproporzionata non può determinare alcun vantaggio. Rispetto, quindi, chi decide di non compiere certi gesti non in quanto vi si opponga, ma perché non li percepisce come un suo grave problema personale. Si tratta di onestà intellettuale. Così facendo mostra massima attenzione nei confronti della vicenda e ne sancisce l’importanza. Pochi giorni fa, inoltre e purtroppo, si è vissuta un’altra triste realtà. Sempre negli States, l’afroamericano Blake è stato colpito da colpi di arma da fuoco sparati da una Forza dell’Ordine. Il ragazzo è sopravvissuto, ma patirà gravi problemi in futuro. Gli Usa sono sotto shock e anche il resto del globo vigila con attenzione.

Penso che occorra eseguire un ragionamento complicato e importante. Non è mia intenzione trattare dei metodi utilizzati dalla Polizia Statunitense e sostenere che non vi sia differenza razziale nella tipologia d’intervento adottata. Dichiarerei di conoscere una situazione di cui non mi intendo anche perché non ho mai avuto la fortuna di viaggiare Oltreoceano e frequentare quel Continente. Non mi sono, quindi, mai rapportato con detti professionisti di quelle parti nemmeno per una richiesta d’informazioni. Molti racconti parlano di una rigidità e intransigenza che qui non esiste e che è tipica delle Forze dell’Ordine Americane indipendentemente da chi si trova a subirla. Gradirei, in ogni caso, non affermare che si lotti per una giusta causa, ma contro un bersaglio sbagliato perché non ne sono all’altezza. Chiarito questo punto fondamentale, urge sottolineare come, a tratti, la realtà ci ponga di fronte a lugubri e crude situazioni utili a migliorare determinate vicende sopite dalla frenetica quotidianità, ma pronte a esplodere come una bomba a orologeria. Si ode il tintinnio lontano, ma non ci si accorge di nulla fintanto che un’esplosione deflagra e devasta tutto. Il covid-19 ci ha posto innanzi una realtà sovrapponibile. La Sanità Italiana aveva necessità d’interventi fondamentali come l’aumento dei posti letto nelle terapie intensive e questi sono giunti non appena la situazione è precipitata. La speranza è che tutte le morti a cui abbiamo assistito non siano vane. Si potrebbero apportare pure ragionamenti più filosofici e meno concreti ma, quando si tratta di tale disciplina, la soggettività è un must. E’ inutile quindi parlare di “giusto” o “sbagliato”. Quanto accaduto a Floyd e Blake potrebbe risultare determinante per un futuro migliore. La piaga del razzismo torna in auge e viene nuovamente combattuta dalla stragrande maggioranza delle persone. Il destino ha voluto che l’episodio fosse persino duplice ponendo massimamente alla luce dei riflettori una tragedia che già era arcinota. Ora non resta che lottare.

Lo sport ha già iniziato e, negli States, si è assistito a un moto di protesta unico per la sua forma e portata. I Bucks hanno deciso di non scendere in campo in una gara valida per i playoff dell’NBA. Sono stati seguiti da altre compagini sino a giungere anche a diverse discipline. In sostanza, una protesta enorme che ha rischiato di paralizzare il settore in America e la stagione cestistica difficilmente ripresa dopo il primo periodo dell’emergenza coronavirus. Fortunatamente, è stato scongiurato uno stop definitivo. Utilizzo questo avverbio perché, a mio modo di vedere, una situazione simile non sarebbe stata corretta. Ogni servizio ha un suo fruitore e, bando all’ipocrisia, perché i tifosi avrebbero dovuto rimetterci per una simile vicenda? Non sono loro ad avere le colpe del razzismo così come non le hanno i vari sponsor, i media e chi si è dovuto battere sacrificando fatica, denaro e sudore per costruire la bolla rimettendo in campo i giocatori in sicurezza. Credo che serva riguardo per gli sforzi di tutti anche in quanto persone terze rispetto alla vicenda. Lo sport non avrebbe dovuto fermarsi, ma manifestare in modo diverso. Come? Prima ho parlato dei social. Ecco, sarebbero potuti divenire molto utili. La simbologia e i messaggi degli atleti sono già stati tanti, ma non sufficientemente dirompenti ed eclatanti. I mezzi di comunicazione che credono in tale battaglia si sarebbero potuti offrire come supporto per quei contenuti. E’ chiaro che l’ascendete di un eroe sportivo è enorme e può smuovere le montagne. Occorre pure considerare che si crea un importante precedente e ogni battaglia ideologica rischia di divenire spunto per bloccare una competizione. Non credo che un breve periodo di assenza dell’agonismo possa modificare un comportamento becero. E’ un tentativo che rischia di restare fine a sé stesso. Mi auguro di sbagliarmi, ma nutro molte perplessità.

Serve ben altro. Il razzismo ha una connotazione riguardante l’origine degli individui o il colore della loro pelle. Non è, purtroppo, l’unica piaga legata alla discriminazione. Esiste il sessismo, i maltrattamenti dovuti ai vari orientamenti politici, l’omofobia, la religione o le differenze sociali. A questi si potrebbero aggiungere miriadi di esempi. Si rischia di creare un odio reciproco. Quando si parla di denaro, si compie il comune riferimento della mala considerazione che il ricco ha nei confronti del povero. Esiste, però, anche l’ipotesi contraria ed è dilagante. La guerra alla persona benestante è sovente subdola come una serpe che si annida nel perbenismo, ma esiste. Così vale anche in altri casi. In sostanza è il caos e tutte le questioni devono essere trattate con il medesimo fervore. Credo che si dovrebbe lavorare sulle nuove generazioni perché, purtroppo, ormai il male è avvinghiato come l’edera a quelle già cresciute. Occorre operare nelle scuole materne ed elementari, ma soprattutto medie e superiori dove inizia a crearsi una coscienza critica della realtà. Anche le università hanno un compito importante perché la persona, già matura, comincia ad affacciarsi a tematiche più adulte che magari, prima, erano soppiantate dalla giusta foga adolescenziale. E’ logico che non tutte le persone sono eguali. Vi è chi ha un determinato sviluppo psicofisico e chi altro. Sussiste chi non sarà mai affascinato dall’attualità o da dilemmi simili e chi, invece, lo è sin da subito. Non esiste, quindi, un momento univoco. Proprio per questo, urge che tutta la crescita sia accompagnata da determinati messaggi. La famiglia ha un ruolo educativo fondamentale e ben più importante, sotto questo profilo, rispetto all’istruzione. E’ chiaro che il padre, la madre, il nonno, la nonna, gli zii e tutti i parenti vari, così come gli amici, sono più spesso figure di riferimento rispetto ai professori. Ne consegue che l’ascendente è certamente maggiore. Ciò avviene anche solo per una semplice questione di tempistica. Il rapporto tra il ragazzo e il docente dura per un periodo che è ben più breve rispetto ai momenti trascorsi con le altre figure citate. Un tale approccio non significa la creazione di un unico pensiero massificato che rappresenterebbe l’antidemocrazia. E’ la Legge che impone giustamente una tale struttura.

Qualcuno si chiederà: “Cosa c’entra il calcio in tutto questo?”. Quanti sono i giovani che praticano tale attività in Italia? Un numero esorbitante. Capita spesso, soprattutto tra i più piccoli, che il mister divenga un importante simbolo nella vita del fanciullo. Questi deve ricoprire la medesima mansione del genitore creando, così, una coscienza civica nella persona. E’ un compito decisivo e fondamentale. Non è finita qui… Ci si chiede quale sia il rapporto tra il razzismo e il pallone? Non gioco a livelli elevati, ma milito in una compagine di borgata. In effetti, tra gli addetti ai lavori, non pare esista una manifestazione così eclatante del problema. Partecipano all’ambiente persone che giungono da tutte le parti del globo e, nella stragrande maggioranza dei casi, mi par di capire che nessuno sia considerato diversamente da altri. Vi sono differenti simili problemi? Sessismo? Omofobia? Ultimamente si è sovente parlato della difficoltà, in tale mondo, di ”fare outing”. Non sono abbastanza inserito nel settore per formarmi un’opinione concreta. Occorre, però, essere franchi. E’ inutile nascondersi dietro un dito. All’interno dello spogliatoio, qualche battuta goliardica poco consona può capitare di udirla riguardo a qualsiasi tematica. E’ chiaro che qualcuno rischia di sentirsi ferito anche dal solo scherzo. Trattasi sempre di questione culturale. In un’ottica di cambiamento generale, pure questo aspetto potrebbe subire importanti variazioni e venire cancellato. Il dilemma resta nel tifo. Forse, a livello di razzismo, la parte negativa del pallone è proprio il suo sale: il supporter. Ora la faccenda è meno percepita a causa della triste assenza del pubblico sugli spalti ma, nei periodi di “normalità”, si è assistito a scene disgustose. Anche di recente, tuttavia, alcuni uomini hanno gradito esporre questo striscione per accogliere il nuovo portiere della Lazio: “Saluti Romani Camerata Reina”. E’ assolutamente lampante che non si tratta di questioni razziali, ma politiche. In Italia, però, esiste “l’apologia di fascismo” voluta dalle Leggi Scelba e Mancino. “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Non è mia intenzione sostenere che lo scritto riportato possa rientrare in tale fattispecie, ma sarebbe stato sicuramente evitabile. Credo, in ogni caso, che in parte delle vecchie generazioni sia ormai impiantato il seme di certe idee e non siano modificabili. Libertà di pensiero ed evitare manifestazioni d’odio verso l’altro devono essere insegnate alle nuove e ciò vale anche per il calcio. Così avremo certamente un futuro diverso.

Ah dimenticavo…. Vorrei chiudere con un esempio palese perché assolutamente attuale. Si pensi a chi, negli ultimi tempi, ha desiderato manifestare l’importanza dell’economia all’interno dell’emergenza sanitaria. Non mi rivolgo ai negazionisti, che eccedono, ma a chi chiede un sacrosanto bilanciamento delle esigenze ed è sovente trattato come un “folle”, un “pazzo criminale” tanto da augurargli spesso il male. Vogliamo cambiare il mondo? Abbiamo l’occasione, sfruttiamola da subito. Ogni discriminazione e impossibilità di manifestare il proprio lecito pensiero dev’essere rimarcata e fermata.