Avrei voluto scrivere un articolo sull’addio al calcio di Ibrahimovic ma nel calcio il tempo è qualcosa di magico e volatile, ed una notizia può diventare vecchia in un solo giorno.

L’addio o l’allontanamento quasi certo di Maldini e Massara dal Milan ha spostato l’attenzione dei tifosi e messo in evidenza che, nel giro di poco tempo, il Milan perde certezze all’interno del mondo rossonero.
Probabilmente nell’aria c’era qualcosa di sopito da tanto tempo e la fine del campionato ha portato a galla decisioni che stavano maturando nella testa della proprietà.
Maldini è il Milan! Maldini resterà per sempre sinonimo di Milan! Di generazione in generazione il suo nome, e quello della sua famiglia, è stato tramandato in quanto legato indissolubilmente al club.
Maldini è un uomo forte. “È stato eletto dagli dei, lui non nasce su questa terra. Non sta in paradiso a dispetto dei Santi. Lui è Paolo Maldini!"
Nella sua vita ha sempre fatto parlare i fatti e prima di intraprendere questo ruolo ha ponderato bene, nel corso degli anni, quale scelta fosse la più giusta. Nel momento in cui l’ha accettata sapeva benissimo che tutto quello fatto in passato, da calciatore, non sarebbe stato utile per giudicare il suo operato. L’incarico, importante dal punto di vista operativo, lo avrebbe portato ad avere onori ed oneri.
Poteva scegliere un ruolo diverso, ma non avrebbe mai voluto essere solo una “figurina” all’interno della società. Ed ecco perché è passato tanto tempo prima di vedere Maldini ritornare all’interno del mondo Milan.
Essere a guida dell’area tecnica e incidere nelle scelte di mercato lo ha portato nel corso di questi anni a lavorare all’interno di paletti ben precisi perché sapeva che il Milan non era più quello in cui aveva giocato. E con lealtà lo raccontava ai tifosi che gli attribuivano il ruolo di garante del nuovo corso rossonero.
Ed ecco perché la notizia del suo addio ha lasciato strascichi e porterà molte discussioni in merito.

Io faccio parte della schiera “Nessuno tocchi Paolo”. Probabilmente qualcuno dovrebbe spiegare a Cardinale che i tifosi in questo momento sono Angry. Non accettano tempi e modi e vorrebbero chiarimenti in merito.
Se andiamo ad analizzare l’operato di Maldini troveremo, come capita ad ognuno nel suo campo lavorativo, anche degli errori. È vero che è stato eletto dagli dei ma anche lui si è umanizzato, e come tale va incontro al giudizio.
Bisogna eventualmente capire quali siano i motivi che hanno spinto la società a prendere una decisione impopolare agli occhi dei tifosi. Se è dovuta alle scelte di mercato che non hanno inciso positivamente nel corso della stagione o, se i motivi vanno ricercati da un’altra parte.

Nel parlare di Paolo non dimentico l’importanza di Massara in questi anni, soprattutto per quanto è stato capace di immergersi nella realtà rossonera pur non discendendo dalla storia di questo club. E con Paolo sempre vicini e collaborativi per il bene del Milan.
Se si arriva a sostituirli e si guarda agli errori di mercato, per correttezza, andrebbe pesato quanto hanno inciso dal momento del loro ingresso in società. Per farlo, nella bilancia, va messo in evidenza tutto quello che hanno fatto e solo così scopriremo se ci sono più pecche o meriti.
Se devo essere io ad analizzare il tutto la mia bilancia propende sul lato dei meriti. È vero che se prendiamo solo questa stagione tanti dubbi e tanti interrogativi sono emersi. I giocatori acquistati non hanno reso per quanto auspicato o in base a quanto speso. Ma dal lato economico, solo su quello, in questa stagione che ha visto il Milan arrivare in semifinale e conquistare il diritto a disputare la Champions anche nella prossima, il saldo non può considerarsi negativo.
Le spese di mercato sono ampiamente annullate.
Se prendo in considerazione non solo questa stagione, ma dal momento in cui Paolo ha preso le redini decisionali sulla parte tecnica, ed escludendo i risultati sul campo (scudetto e qualificazione Champions) vedo più meriti che demeriti. Ha portato nel corso degli anni giocatori che sono patrimonio umano ed economico del club. Giocatori che sono al Milan perché hanno visto in Paolo un attore splendido con cui interloquire e trovare fiducia nelle scelte da prendere.
La figura di Maldini non va analizzata solo sul piano economico, ma analizzata osservando con attenzione quelle foto che lo ritraggono a colloquio con i giocatori a Milanello. La presenza fissa era un valore aggiunto affinché ci fosse una linea di continuità tra la proprietà e la rosa. Theo e Leao, ma in generale tutti, vedono in Paolo un’immagine carismatica e utile per rappresentare il nome Milan nel miglior modo possibile.
Allora oso pensare che il problema non sia solo economico. Perché la bilancia pende a suo favore. Penso sia un problema di uomini.
Maldini è un uomo “forte”! E' la stessa persona che scendeva in campo con leadership. Sia quando interagiva coi compagni, con gli avversari e con i tifosi. È il classico personaggio da prima pagina che non si tira indietro e ci mette sempre la faccia.
È uno che vuole autonomia e, se gli viene negata, il risultato è scontato!

L’aver scelto il Milan, la squadra di Cesare suo padre, la sua squadra, anche nella sua seconda vita, lo porta sicuramente a vivere emozioni forti. Avrebbe potuto trovare un ruolo in qualsiasi club. Tanti prenderebbero Maldini in società. La Nazionale lo accoglierebbe a braccia aperte. Lui ha sempre detto che, dopo il Milan difficilmente avrebbe accettato altre soluzioni. Il Milan è sempre stato nei suoi pensieri. Tant’è vero che “ritornare a casa” è stato complicato. Più volte gli è stato proposto di farlo ma lui ha sempre detto che non avrebbe mai accettato un ruolo marginale.
Sicuramente avrebbe avuto meno problemi perché “da bandiera” sarebbe stato intoccabile; ma avere un ruolo di responsabilità lo porta a sentire quella adrenalina perduta nel momento in cui aveva smesso di giocare.
Poi la società fa le sue scelte perché sono investitori. Però a volte dimenticano che i tifosi non sono clienti. Se li tratti da clienti li perdi, se li tratti da tifosi probabilmente ti seguono nella buona e nella cattiva sorte.

In questo momento vorrebbero che ci fosse chiarezza e capire perché ogni anno il Milan parte a handicap. Perché non è una casualità quello che è accaduto. Ricordo bene quando si parlava di Rangnick, con Gazidis ed Elliot che avevano una visione diversa rispetto a quella di Maldini e Boban. O le firme del rinnovo di Paolo e Ricky che lo scorso anno tardavano ad arrivare. Con un mercato bloccato, con trattative congelate e/o saltate. E quest’anno sembrerebbe che siamo arrivati alla fine del rapporto.
È mai possibile che ogni anno il Milan si debba farsi male da solo? Ecco dove il tifoso non deve essere cliente ma vuole certezze ed esprime il suo pensiero.

Se la società ha deciso così vuol dire che aveva già tracciato la rotta da seguire. E i nomi “interni” che si fanno rispecchiano la vecchia idea di qualche anno fa.
Se mi fermo solo a quest’annata non posso pensare che Maldini e Massara siano gli unici responsabili. Non posso dare alibi a tutti gli interpreti chiamati in causa. Pur difendendolo, non posso pensare che l’allenatore sia fuori dal giudizio o esente da colpe.
Se si osservano solo i risultati ottenuti nessuno può rimanere escluso da questa analisi. Però, sono fermamente convinto che il problema non sia come sia stato speso il budget o i risultati ottenuti sul campo, ma di uomini.

Maldini è un personaggio “ingombrante” ma io lo vorrei sempre in società.
Uomini forti destini forti, uomini deboli destini deboli”. Non c’è altra strada.