Dal giorno dei sorteggi si narrava di una storia già scritta, da raccontare ai posteri. Dal finale annunciato senza sorprese. Invece dopo due belle sfide, anche la miglior penna ha dovuto riscrivere quella storia che sancisce il ritorno del Milan in semifinale dopo sedici lunghi anni.

Sono state due gare di Champions dove l’equilibrio è rimasto fino alla fine, onestamente qualsiasi risultato sarebbe stato possibile, nessuno avrebbe avuto da ridire se fosse passata l’una o l’altra.
Senza fare dietrologia, senza fare nessun tipo di comparazione, senza trovare scuse, diventa semplice spiegare il perché di questo equilibrio. Sia all’andata che al ritorno!
Non ho mai pensato che il distacco in classifica avrebbe condizionato questa gara, non ho mai pensato che il distacco tra Milan e Napoli (un distacco importante e meritato) potesse spostare gli equilibri a favore di quest’ultima. Non ho mai pensato che l’uno a zero dell’andata potesse mettere al riparo il Milan da un Napoli mai domo.
La Champions è la Champions! Una competizione dove molte cose si azzerano. Dove tu scendi in campo e sai che non puoi e non devi sbagliare nulla. Dove contano i particolari e dove non hai spesso la possibilità di recuperare. Altrimenti sono solo rimorsi, e spendi il tempo a rimuginare su quello che poteva essere ed invece non è stato.
Senza citare condizione fisica e/o infortuni, durante l’anno sono presenti in determinati momenti della stagione e vanno saputi gestire, è capitato anche al Milan ritrovarsi in situazione d’emergenza, si cercano soluzioni alternative (un piano B) per poter comunque giocartela e fare risultato.

Non sarebbe stato giusto e non è giusto tirare fuori dal cassetto parole come sfortuna o altro. C’è equilibrio tra la squadra di Spalletti e quella di Pioli. Un equilibrio sopra la follia data dal fatto che, come da copione, solo una poteva vincere e andare avanti. E, in questo caso, sarà il Milan a giocarsi la semifinale.
E non c’entra nulla la sua storia europea, il suo blasone o il fatto che abbia vinto sette Champions League, ma solo il fatto di come ha preparato la gara. In modo magistrale Pioli ed il suo team hanno potuto studiare a tavolino le mosse per arginare i migliori del Napoli e mettersi nelle condizioni di poter controllare le fonti di gioco partenopee.
Tanto è vero che nelle tre sfide (una di campionato e la doppia sfida europea) non è stato battuto, al di là delle voci che lo avrebbero visto in difficoltà, sconfitto ed eliminato dalla competizione.
Nell’arena dialettica il Milan era considerato una comparsa che sarebbe svanita sotto il bel gioco napoletano. Ma era un errore il solo pensarlo. È vero che non è più quella squadra dove giocavano Van Basten, Shevchenko e Kakà (per citarne alcuni), ma è pur sempre una società dove la figura di Maldini è presente e rappresenta “il vecchio” e “nuovo” corso rossonero. Una figura capace di trasmettere non solo valori, ma anche emozioni che solo questa competizione sa dare.
Il Milan sa che il suo pass europeo per la prossima stagione sarà dato principalmente dalla posizione che otterrà a fine campionato. Il quarto posto è la strada maestra, ma l’occasione di andare a giocare una semifinale era troppo ghiotta e come ricorda Paolo, sono quelle occasioni che non sai quando ti possono ricapitare. Sono treni che non sempre passano e questo lo sapevamo sia a Milano che a Napoli.
Ed ecco perché Pioli ha proposto la miglior formazione in Europa, lasciando per strada qualcosa in campionato.

Andare in semifinale era il sogno di tutte e due le squadre. Le quali, non si sentivano battute in partenza. Rispetto sì, ma non paura dell’avversario, e la consapevolezza che ogni minimo errore sarebbe stato fatale.
Possiamo metterci ora seduti comodi sul divano a fare retorica post partita e giudicare l’operato dei due tecnici e/o dei giocatori in campo, oppure se l’arbitro ed i suoi assistenti abbiano agito nel giusto. Ma vogliamo veramente guardare solo questo? O vogliamo dare i giusti meriti ai ventidue in campo?
Perché sia all’andata che al ritorno si è perso abbastanza tempo a guardare il dito e non la luna. Ci si è fermati alla superficialità delle cose, non andando a coglierne la profondità.
Perché Napoli e Milan sono stati capaci di regalarci 180 minuti di passione, di tifo, e lo hanno fatto ognuno a suo modo.
I primi giocando un bel calcio, i secondi con intelligenza tattica.
Guardando in casa rossonera non è stata solo la partita di Leao, capace di tagliare in due il campo e servire a Giroud il gol qualificazione. Ma anche di Kjaer e Tomori che hanno preso in consegna Osimehn; di Calabria che non ha mai mollato Kvaratskhelia, il quale veniva sistematicamente triplicato nella sua zona di campo; di Krunic utilissimo per arginare il centrocampo napoletano; di Maignan che non solo ha stregato il georgiano dagli undici metri ma ha messo in mostro le sue doti da fuoriclasse. Ma anche coloro che ieri erano sottotono, come Diaz che all’andata aveva messo il primo mattoncino per la qualificazione, sono stati utilissimi per la causa rossonera.
Ed è stata anche la partita di Pioli che ha centrato l’obiettivo grazie al contributo di tutti i suoi giocatori, portando avanti il suo disegno tattico ben sapendo che sarebbe stata una partita a scacchi.
Preparata nel modo giusto, curata in ogni minimo particolare per regalare a se stessi e ai tifosi rossoneri una meritata semifinale.

A Settembre, il solo a pensarlo, sarebbe stato utopistico e forse non ci avremmo creduto. Invece il Milan c’è riuscito a modo suo!
L’ha fatto con un gruppo che pian piano sta crescendo sempre più. Che sta procedendo nel suo percorso, al di là di prestazioni sottotono che hanno compromesso questo campionato. Andando oltre ai giudizi e cercando di trovare al suo interno le risposte per fare bene e vincere.
Cosa succederà ora?
Dire che il Milan vincerà la Champions è andare troppo oltre le reali aspettative. C’è prima una semifinale da giocare, con la consapevolezza che potrebbe essere o un derby con l’Inter o una sfida affascinante con il Benfica di Rui Costa.
Poi c’è da non perdere di vista il cammino in campionato per assicurarsi un “salvagente europeo” per la prossima stagione, nel caso il Milan non dovesse vincere la Coppa.
Ora è come esser tornati indietro nel tempo, perché queste emozioni mancavano dal 2007 (anno dell’ultima vittoria), era un Milan pieno di campioni che vinceva non con le chiacchiere ma sul campo.
Quelle chiacchiere che hanno accompagnato in maniera eccessiva le due gare tra Milan e Napoli. Per fortuna i giocatori in campo, al di là di qualche considerazione pre gara, ci hanno riportato dentro la sfida.
Lo hanno fatto dando tutto, dando il meglio di sé, consapevoli che poteva non bastare. Ma non si sono risparmiati. Hanno cercato in tutti i modi di rimanere in gara fino alla fine e spostare quell’equilibrio fragile.
È un vero peccato che in tanti non abbiano riconosciuto questo sottile equilibrio, regalando retorica lontana anni luce dalla realtà.
“Non c’è storia!”, “Sarà una passeggiata” erano infatti i termini più in voga.
Per fortuna poi c’è il campo e nessuno dei due allenatori ha mai pensato che sarebbe stato facile e lo hanno dimostrato giocandosela.

Il Napoli esce dalla Champions con l’onore delle armi, è stato eliminato da chi era consapevole di incontrare una squadra forte e meritevole del primato in campionato.
Per farlo ha dovuto giocare da Milan, per farlo ha dato tutto fino alla fine!