Sono passati due giorni dalla qualificazione del Milan ai quarti di finale, traguardo che mancava dal lontano 2012. Stamattina, facendo una riflessione ad alta voce, mi chiedevo: cosa provoca una manifestazione come la Champions League, a livello emotivo, tra coloro che la giocano e coloro che la seguono?

Può sembrare banale parlarne, ma le emozioni che regala, a livello sportivo, la coppa dalle grandi orecchie, tolto il mondiale, lasciano una sensazione che rimane nel tempo, energia per affrontare gli impegni successivi.
È una competizione che tutti vorrebbero giocare, senso di vuoto per chi invece la guarda seduto sul divano. Sottolineo la parola “giocare” e non per forza vincere, perché anche coloro che in partenza sanno che non potranno farlo, cercano di conquistare la qualificazione per essere ogni anno ai nastri di partenza.
C’è soprattutto chi spende ad ogni sessione di mercato cifre importanti nei migliori e costosi giocatori, ma investire tanto non dà la sicurezza di essere campioni alla fine. Chiedere al Psg che anche stavolta è stato eliminato precocemente, nonostante fosse considerato uno tra i favoriti. Come ogni anno!
E poi c’è il Milan…
Ho sempre ricordato di aver legato la mia giovinezza alla Coppa dei Campioni. Il giorno della “Coppa” era il giorno della pizza da mangiare, come un rito, per seguire quella squadra di campioni. Era il giorno del vestito buono, un po' come accade la domenica, era un preciso momento in cui tifo e competizione diventavano un’unica cosa.
Un momento che ancora oggi conservo e accompagna le serate del martedì e del mercoledì, nonostante il Milan per un lungo periodo non vi abbia partecipato. Quella società che era entrata di diritto nella storia della manifestazione, e conquistato sette Champions League, doveva comunque prima o poi tornare a competere. Per farlo ha dovuto ripartire da zero, superando diversi ostacoli nel percorso, ma senza mai perdere quell’entusiasmo e quella voglia di rigiocare gare di un certo livello.
Quella coppa capace di dare vigore alla propria stagione sportiva, sia in campo tecnico che in quello economico.
Rivedere i rossoneri giocarla da protagonisti, quest’anno è stato fatto un passo in avanti rispetto alla stagione precedente, mi ricorda, e nessuno dovrebbe mai dimenticarlo, che noi tifosi, ma anche i protagonisti sul campo non possono fare a meno della Champions.
C’è chi la vorrebbe cambiare, chi sostituire creando qualcosa di più elitario, ma anche chi la vorrebbe preservare e proteggere perché tradizionalisti e legati ancora ad un calcio che non esiste più chiamato Coppa dei Campioni.

Ma c’è soprattutto chi non vede l’ora di sentire quella musichetta che scandisce i momenti prima della gara. Si comincia!
Ecco perché voglio ripartire dalla domanda iniziale, ovvero perché e da dove nascono tutte queste emozioni?
Dal punto di vista dei tifosi, tanti sono partiti da tutta Italia per assistere al match del “New White hart lane”, si sono mossi pur sapendo dei tanti chilometri e sacrifici annessi, ma con in testa la convinzione che il Milan non doveva esser lasciato solo, ma sostenuto in terra londinese. Con temperature molto basse e senza la certezza che la qualificazione potesse essere raggiunta. A Londra pareva di stare in un feudo milanista e non a casa loro, si sentivano le voci e i cori dei sostenitori rossoneri accompagnare, sollevare e, perché no, soffiare come capitato nell’unica occasione buona per gli inglesi in area rossonera.
Con la voglia e l’entusiasmo di continuare quel percorso di rinascita che andava fatto da molto tempo, Non in solitaria ma con il compagno delle notti europee, sicuri che l’atteggiamento messo in campo dalla squadra sarebbe stato all’altezza della serata.
E così è stato!
Ripensando a come era scesa in campo la squadra nel fine settimana (a Firenze) o in altre occasioni, dove già dall’inizio si vedeva un Milan più contratto, c’è tanto rammarico per le occasioni sprecate in campionato. Ma, allo stesso tempo, rimanda a quelle emozioni e a quelli atteggiamenti positivi che la Coppa di prepotenza riprende e fa sue.
A questo proposito non avevo dubbi che avremmo visto un Milan diverso. Veniva a mancare sola la certezza di portare a casa la qualificazione, ma sicuramente con una prestazione migliore le possibilità sarebbero aumentate. Troppo brutto quanto visto a Firenze per pensare che fosse normalità da ripresentare in una notte dove tutto era apparecchiato per cambiare in meglio il corso degli eventi.
In campionato ci può esser stato anche un cedimento perché il cammino perfetto, fino a questo momento, del Napoli, induceva a delle scelte che in maniera indiretta portavano a gestire il continuo della stagione in maniera differente.
Ma il distacco così importante dalla vetta è solo conseguenza della straordinaria stagione del Napoli o anche figlio di scelte europee?
Il magnetismo della Champions è cosa risaputa. Era un vecchio canovaccio anche ai tempi del Milan pieno di campioni che ogni anno portava a casa risultati soddisfacenti. Di solito il campionato subiva questo fascino e si vedeva un Milan bello di notte e uno normale, ma non sempre vincente a fine anno, nel fine settimana.
Anche stavolta non si può fare a meno di pensare che la gestione delle due competizioni poteva lasciare qualcosa sul campo a favore delle notti del Diavolo, perché la storia ci ha indicato anche questo…

…Nella mia analisi iniziale sono voluto partire dai tifosi perché sono quelli che dal giorno della partita ad oggi hanno saltato, ballato, sostenuto, gioito, ma anche quelli che hanno dovuto fare i conti con una stagione che ha portato anche critiche e lamentele.
Ma oltre a noi tifosi, (anche quelli a casa non sono rimasti certamente impassibili nella notte europea), ci sono gli attori, i calciatori che sono scesi in campo e che con una prestazione attenta, ordinata, di compattezza e disciplinata tatticamente hanno scritto un pezzo di storia recente del Milan in Europa.
Per loro è una vetrina importante e capiscono l’importanza dell’evento. Sanno che stanno giocando la Coppa più importante, la coppa che tutti vorrebbero…

Il mio pensiero iniziale ricordava che ci sono club che vorrebbero giocarla tutti gli anni, perché non tutti possono vincerla. In questo frangente è difficile pensare ad un Milan, nonostante la sua storia (che da sola non basta), vittorioso al traguardo. Ad inizio stagione l’obiettivo minimo era fare meglio e quindi superare la fase a gironi per ritagliarsi un ottavo di finale. Un passo alla volta per migliorarsi!

Poi come ricorda quel film: Un passo alla volta, un pugno alla volta, un round alla volta è riuscito ad andare oltre e superare questo turno. E siccome l’appetito vien mangiando e le emozioni positive nel lungo periodo possono regalare sorprese inattese, rimanendo legati alla realtà senza scollegarsi da essa, tanto da far frullare nella testa un desiderio. Ovvero quello di provare a giocarsela fino alla fine, provando ad arrivare almeno tra le migliori quattro in Europa.
Tanto è vero che il primo gioco post qualificazione ai quarti è stato quello di chiedere ai tifosi, ma anche agli artefici del passaggio del turno, quale squadra avrebbero voluto incontrare. Spinti dall’onda emotiva del momento nessuno si è sottratto. C’è chi ha indicato un nome, chi invece vorrebbe evitarne qualcuna.
Un toto previsioni su chi sia meglio incontrare o evitare. E questo nasce tutto dal fatto che la Coppa ti prende, ti avvolge e ti coinvolge. Nonostante vengano a mancare ancora delle squadre per completare la lista delle qualificate la macchina previsionale è già in moto.
Questo perché c’è stato un contagio buono, quello che solo la Coppa sa dare, quello che ha invaso e contaminato tutto l’ambiente rossonero lasciando riflessi positivi che devono essere portati anche in campionato.

Non sappiamo come finirà, ma notti come quelle appena trascorse ci lasciano in bocca un buon sapore, nella testa immagini che non vorremmo cancellare ma soprattutto ci regalano emozioni sportive che non siamo disposti a rinunciare.