Con l’indecorosa sconfitta rimediata dalla Juventus in casa dalla neopromossa Benevento, a valle di una stagione costellata da insuccessi deprimenti, l’occasione è di quelle da non perdere per Agnelli
L’occasione di ammettere di aver sbagliato ad affidare la panchina della squadra campione d’Italia da nove anni consecutivi a un principiante senza esperienza e – soprattutto – senza umiltà.
Non vi è più alcun margine di incertezza sull’inadeguatezza di Pirlo a sedere sulla panchina della Juventus come allenatore della prima squadra e, anche per il bene della sua nuova carriera, il presidente Agnelli farebbe ottima cosa a non confermarlo per la prossima stagione, augurandogli di potersi riprendere come è successo alla sua nemesi Pippo Inzaghi, che, dopo una fallimentare prima esperienza sulla panchina del Milan, ha avuto la determinazione e l’umiltà di riprendere in mano la sua carriera da allenatore con tanta gavetta, ripartendo dalla Lega Pro e arrivando dopo tre anni a battere la Juve allo Stadium.
Sarebbe ormai un futile esercizio dialettico star qui a enumerare la lunghissima sequela di errori madornali commessi da Pirlo nella sua breve carriera di allenatore della Juventus… tutti sorprendentemente determinanti del fallimento stagionale, che ora rischia di essere catastrofico se non verrà centrato almeno il quarto posto, seriamente a rischio. Al di là degli stonati proclami di circostanza sugli obiettivi che non cambiano.

Ma al di là dei tanti, gravissimi errori tecnici commessi in serie dall’attuale allenatore della Juventus (formazioni, cambi, idee tattiche, valutazione delle condizioni dei giocatori ecc.), l’inadeguatezza principale di Pirlo si rivela nella sua assoluta incapacità di guidare gli uomini, la mancanza di leadership, che si traducono nella sostanziale inesistenza della squadra come gruppo, prima di tutto il resto.

La squadra non lotta, non ragiona, non si sacrifica, non ha motivazioni. È questa la lacuna più grave della Juventus attuale… lacuna che abbiamo iniziato a vedere già da gennaio dello scorso anno, quando il gruppo dei “senatori” (ex giocatori di fatto), che inspiegabilmente continua a dettare legge nello spogliatoio, ha sostanzialmente decretato l’ostracismo di Sarri, dettando la linea alla dirigenza.

Dirigenza che ha il primo responsabile in Agnelli, appunto. Negli oltre dieci anni della sua gestione, Agnelli ha raccolto un numero incredibile di successi sportivi, segnando un record storico forse imbattibile, con nove scudetti consecutivi, piazzando spesso la squadra tra le prime otto in Europa, con due finali di Champions League disputate, e ha determinato la più importante crescita economica nella storia del club. Dieci anni in cui la Juventus ha vinto tanto, cambiando anche tanto, dalla rosa alla guida tecnica, come giustamente sottolineato da Paratici.
Ma l’ultimo biennio è stato segnato da decisioni sbagliate, su tutte l’esonero di Sarri per ingaggiare Pirlo. Sta ad Agnelli ammettere di aver scelto male e cambiare strada.
È il momento dell’intelligenza, non dell’orgoglio. Perché ciò che conta non sono gli uomini, ma la Juventus.