Il 22 dicembre 2020 non è stato un buon giorno per la Juve, ma è stato anche peggiore per la Figc e la Lega Serie A. Il Coni, nella sua articolazione giudiziaria sportiva, ha letteralmente preso a sberle Gravina & C., sancendo di fatto l'irrilevanza del protocollo Covid federale, anche al prezzo di fare scempio del codice di giustizia sportiva, accogliendo un ricorso inammissibile. Si dirà "ma la sentenza non c'è ancora, che ne sai?"... In realtà questo conta poco, perché è ovvio che questo verdetto sarà motivato, di fatto, con una rivalutazione della prova, cosa che il CGS vieta al collegio di garanzia, e che perciò esso ha una matrice eminentemente politica. Perché la questione non è tanto se sia giusto e legittimo giocare sul campo la partita tra Juventus e Napoli o no, ma se sia giusto allora che il protocollo sia stato imposto fino a oggi ad altre 19 squadre (senza contare serie B e Lega Pro) in buona fede, che rispettandolo si sono messe nelle condizioni di giocare tante partite con l'handicap di non poter schierare i propri giocatori positivi, quando invece sarebbe bastato loro non rispettarlo per non giocare, con buona pace della Figc, degli accordi presi all'unanimità nell'assemblea di Lega Serie A e della lealtà sportiva. La questione derivata, poi, è ancor più rilevante, e cioè se sia ancora percorribile la strada intrapresa a giugno, per completare il campionato scorso e iniziare quello in corso, il tutto con il dubbio sempre più forte che questo campionato sia del tutto fasullo, senza pubblico, senza giocatori, senza lealtà, con la benedizione del Coni, alla faccia della Figc.
Il bello è che il tronfio presidente della SSC Napoli, che pensa di essere un gran dritto in un mondo di fessi (convinzione della maggior parte dei napoletani...), ne gioisce, come quel marito che, per far dispetto alla moglie, se lo taglia... Auguri!

Nello stesso giorno, però, la Juventus si è sbriciolata sul campo, giocando la sua peggior partita stagionale (ma non era quella contro il Barcellona in casa? Ah no, era quella contro il Crotone... No? Quella contro il Benevento? No, contro la Lazio... ho perso il conto delle peggiori partite...) perdendo 0-3 (quale l'ultima sconfitta in campionato con tre gol di scarto?) in casa contro la Fiorentina, una squadra, con tutto il rispetto possibile, davvero scarsa, che ha infatti giocato una partita mediocre, valorizzata solo da una Juve inconcepibile.
Inconcepibile nelle scelte dirigenziali, nel comportamento dei giocatori in campo e nelle scelte tecniche del suo allenatore.
Ma andiamo con ordine.

Sulle scelte dirigenziali - senza voler riaprire la pure attuale questione della stolida prova di forza estiva tra presidente e dirigenza sul cambio in panchina, voluto dai capi-spogliatoio e imposto da Agnelli ai sarriani Nedved e Paratici - sulla partita pesa innanzitutto la decisione improvvida (di chi? Il DS? Il vicepresidente? Il presidente...?) di far scontare autonomamente la reviviscente squalifica di Rabiot prima del tempo, senza che cioè vi sia stata ancora la pubblicazione della sentenza del collegio di garanzia e senza che il giudice sportivo si sia eventualmente pronunciato sugli effetti. L'eccesso di prudenza ha sortito indubbiamente un danno sportivo, sottraendo un centrocampista già dato titolare e costringendo il tecnico a rivedere in fretta e furia la formazione, di fatto con un centrocampo contato. Ma rischia di risultare anche una beffa sul piano disciplinare, perché se la reviviscenza della squalifica di Rabiot non ha effetto se non dopo la pubblicazione della sentenza, allora non risulterà nemmeno scontata. Un vero capolavoro di dabbenaggine e pressapochismo.

Sul comportamento dei giocatori in campo non può che prendersi atto con sconforto della ricorrente presunzione indisponente di alcuni, che danneggia tutta la squadra. Il "capitano" su tutti. Bonucci è l'emblema di certa Juve sbruffona, supponente e sopravvalutata, che pensa di vincere le partite per grazia ricevuta, giochicchiando con superficialità e commettendo errori che ti portano a prendere gol finanche dagli zombie viola (0 vittorie in 8 partite di fila) dopo 3 (tre) minuti e a farsi espellere un giocatore dopo 15 (quindici) minuti.

E qui veniamo alle scelte tecniche di Pirlo.
È accademia che quando ti espellono un difensore, togli una punta... ma Pirlo no, lui è diverso, lui è un altro furbo - di una furbizia diversa da quella partenopea però... - lui toglie Ramsey, un centrocampista di raccordo in un centrocampo già contato, non avendone altri in panca (di Rabiot ho detto, Arthur è convocato ma non arruolabile...), per Danilo (questo lo ha azzeccato) e la Juve si ritrova con un uomo in meno reale in campo e uno virtuale in meno a centrocampo. Risultato: 0 tiri in porta e praterie per la Fiorentina, che da squadra scarsa qual è non ne sa approfittare. All'inizio del secondo tempo, poi, altra sostituzione non proprio vincente: toglie Morata, una punta (e ci sta, anche se in colpevole ritardo), ma mette dentro Bernardeschi, sempre lui, quello che cento ne fa, ma una ne pensa e pure male, e infatti le sbaglia tutte. Resistiamo, ma il risultato non cambia, e allora il colpo di genio: al minuto 73 fuori McKennie - il centrocampista più in forma e che stava giocando letteralmente per due - e dentro Kulusevski, che di fatto fa l'esterno alto, copre poco o nulla e infatti la Juve crolla, prendendone altri due dai morti viventi della viola in dieci minuti. Chapeau!
Poi Pirlo si presenta ai microfoni e alle timide domande degli amici di Sky - che si guardano bene dal parlare dei suoi cambi - dice che "qualche giocatore ha avuto una serata storta, la squadra non era al 100%, perché pensava al panettone e alla famiglia e va be' dai, non sono preoccupato, tanto le favorite sono le milanesi"... no comment (se lo avesse detto Sarri non oso immaginare... gli avrebbero fatto la bambolina voo-doo).
A margine, è il caso di avvertire la dirigenza che la linea del fair play a ogni costo e dell'aplomb inglese di fronte a ogni nefandezza non funziona per niente, ci mandano arbitri che nemmeno La Penna in mano sanno tenere...