Vedere giocare questa Juventus è desolante, una pena al limite della depressione e sicuramente noioso, da cambiare canale o, ancora meglio, spegnere e fare altro, perché il tempo è una risorsa preziosa e non va sprecata per assistere a spettacoli tanto indecorosi, tediosi e per nulla appassionanti.
Qui non si tratta nemmeno più della contrapposizione tra bel gioco e gioco pragmatico, su cui il nostro allenatore spesso ci regala pillole di saggezza... qui si tratta proprio di non giocare a calcio, perché la Juventus attuale pratica una sorta di rituale ginnico piuttosto incomprensibile, se pensiamo che lo scopo del gioco del calcio è fare gol.

Nonostante ciò, la "filosofia" di Massimiliano Allegri, l'allenatore più pagato della serie A, ormai è chiara: la sua Juventus gioca per non perdere e quindi troppo spesso non vince, e poco importa che in effetti non perda, perché l'epoca della vittoria che valeva 2 punti è finita da un pezzo. Per chiarire basta pensare che, nonostante non abbia mai perso finora, la Juve ha gli stessi punti dell'Inter, che ne ha già perse due. La "strategia" del nostro allenatore è infatti opporsi al gioco dell'avversario, non giocare contro l'avversario per batterlo, e il risultato è una continua interdizione senza preoccuparsi minimamente di costruire l'azione per il gol, che quando arriva è quasi casuale, frutto di giocate estemporanee o, più raramente, del talento dei singoli giocatori. E se non bastassero le immagini a testimoniarlo, parlano i numeri: in 5 partite la Juventus ha tirato nello specchio della porta avversaria una media di 3 volte a partita, il che la dice lunga sulle scarse possibilità di fare gol (e di vincere).

E stasera Allegri ha candidamente ammesso - parlando di McKennie che, solo davanti al portiere, ha scelto incomprensibilmente di non tirare - che "di palloni così non ne capitano tanti in partita e quindi bisogna sfruttarli". Ecco, a queste parole andrebbe replicato che le occasioni non capitano se si oblia del tutto la fase offensiva, perché se l'impostazione tattica è che per 80 minuti ci si deve solo preoccupare ossessivamente di non prendere gol, è chiaro che negli altri 10 minuti fai poco o niente davanti, e infatti in tutta la partita contro la Fiorentina la Juve ha effettuato la miseria di un solo tiro in porta, il gol di Milik. Inaccettabile.

In linea di principio, io condivido anche l'impostazione pragmatica e un sano realismo, ma bisogna anche dire che senza una tensione ideale difficilmente si raggiungono gli obiettivi, e se l'obiettivo della Juventus - come pure continuamente ci dice Allegri - è la vittoria, allora questo allenatore fa davvero poco per arrivarci, a cominciare dalle scarse motivazioni che dà alla squadra, prima ancora dell'impostazione tattica iperdifensiva.
Dichiarare puntualmente, dopo prestazioni avvilenti come quella di Firenze, che tutto sommato la partita è andata bene perché non si è perso, oppure, in vista della trasferta di coppa a Parigi contro il PSG, che però noi la qualificazione ce la giochiamo contro il Benfica, serve solo a demotivare fatalmente i giocatori, a privarli di qualsiasi tensione morale verso la vittoria. Ed è così che la squadra si presenta spesso in campo senza tensione, senza una vera volontà di battere l'avversario, senza nemmeno lo scopo di tirare in porta.

In questo quadro desolante, quindi, l'immagine di McKennie (giocatore chiaramente non in condizione ostinatamente tenuto in campo da Allegri) che, invece di tirare una legnata sul secondo palo, butta un insipido pallone a centro area, è emblematica dello spirito di questa squadra, frutto dell'atteggiamento del suo allenatore, che una belva del calcio come Carlitos Tevéz - quando peraltro si vinceva - non a caso chiamò "cagón"!