Sulla vicenda di Juve-Napoli del 4 ottobre, non giocata per l'assenza dei partenopei, si è detto e scritto di tutto, ma in modo troppo spesso superficiale, viscerale, poco "giornalistico" e molto "scandalistico". Soprattutto all'inizio, quando piuttosto che cercare di verificare fatti e consultare fonti, ci si è preoccupati solo di parteggiare per l'una o l'altra parte, come se di mezzo non ci andasse la sopravvivenza dell'intero sistema del calcio professionistico nazionale.
Un buon commentatore, prima di pestare la tastiera, avrebbe dovuto consultare immediatamente il testo della circolare ministeriale del 18.6.2020, a cui pedissequamente rimandano tutti gli atti della Figc, grazie alla quale è stato portato a termine lo scorso campionato ed è iniziato quello in corso. E avrebbe subito smascherato per l'ennesima volta l'avvilente pressapochismo in cui ci si muove in questo Paese e la slealtà di chi ne approfitta per i propri scopi contingenti, spesso miopi e deleteri per il contesto generale.

Cosa dice infatti questa benedetta circolare? Dice che, per quanto riguarda l’attività agonistica di squadra professionista, l'operatore di sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione territorialmente competente (ossia la ASL competente), nel caso in cui risulti positivo un giocatore, ne dispone l’isolamento ed applica la quarantena dei componenti del gruppo squadra che hanno avuto contatti stretti con un caso confermato. Lo stesso operatore può prevedere che alla quarantena dei contatti stretti possa far seguito, per tutto il “gruppo squadra”, l’esecuzione del test, con oneri a carico delle società sportive, per la ricerca dell’RNA virale, il giorno della gara programmata, successiva all’accertamento del caso confermato di soggetto Covid-19 positivo, in modo da ottenere i risultati dell’ultimo tampone entro 4 ore e consentire l’accesso allo stadio e la disputa della gara solo ai soggetti risultati negativi al test molecolare. Al termine della gara, i componenti del “gruppo squadra” devono riprendere il periodo di quarantena fino al termine previsto, sotto sorveglianza attiva quotidiana da parte dell'operatore di sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione territorialmente competente.

Tradotto, la ASL prescrive e notifica, come fa per tutti i cittadini, l'isolamento per 14 giorni del giocatore positivo e dei suoi contatti stretti tracciati, ma a differenza di quanto avviene per tutti, in questo caso può - si badi, "può", non "deve" - fare in modo di accertare la negatività dei giocatori per il giorno della gara, in modo che gli stessi possano uscire dall'isolamento, giocare la partita e tornare in isolamento.

Non c'è scritto nient'altro, da nessuna parte. Quindi è assolutamente vero che sia l'ASL - ogni singola ASL presente sul territorio italiano - a poter decidere se si gioca o meno. Non esiste alcun contrasto tra ordinamento statale e ordinamento sportivo: è facoltà dell'ASL competente fare i tamponi il giorno della partita per consentirne la disputa da parte dei giocatori negativi.

Viene quindi da chiedersi... ma finora come hanno fatto a giocare?
Sulla base di una prassi, una sorta di accordo tacito tra singole ASL e società di calcio per la creazione della cd. bolla, ossia l'indicazione - una volta ricevuta la notifica dell'isolamento fiduciario - di un domicilio comune per tutto il gruppo squadra dove trascorrere l'isolamento una volta accertata una positività e consentire così, con una certa sicurezza, il contenimento dell'infezione da un lato e la possibilità di controllo delle effettive negatività dall'altro.
Che cosa di diverso è quindi accaduto nel caso del Napoli? La società formalmente non ha violato alcuna regola scritta, ma ha di fatto disatteso la prassi, non stabilendo e comunicando un domicilio comune (la "bolla") per il gruppo squadra e rimandando a casa i giocatori, positivo incluso. Per questo le ASL competenti non hanno voluto assumersi la responsabilità di consentire egualmente lo spostamento dei giocatori negativi previo ultimo tampone, non essendo più possibile garantire il contenimento dell'eventuale focolaio, perché il giocatori ormai erano andati in ordine sparso.

Sulla base di questi elementi deve essere decisa la sanzione da applicarsi... e va da sé che si tratta di fare un processo alle intenzioni... da un lato il dolo o la colpa grave del Napoli nel creare i presupposti per non poter uscire dall'isolamento, dall'altro l'assenza di una violazione formale di una qualsiasi norma scritta.
È proprio per questo che nel comunicato della Lega della sera del 3 ottobre si fa espresso riferimento alla "lealtà sportiva"...