In tre anni da DS Paratici ha cancellato quel po’ di coerenza tecnica e di qualità che c’era nella rosa, riempiendola di esterni alti e assemblando un centrocampo di seconda fascia, ma l’idea presidenziale di Pirlo in panchina è stata la classica benzina sul fuoco, che ha fatto esplodere il giocattolo.

Pirlo non è in grado di creare una squadra, né nel senso di un gruppo di uomini unito e affiatato, né nel senso tecnico, con gerarchie e ruoli definiti e stabiliti in funzione di un progetto di gioco chiaro.

La prova del nove è la partita di Udine di ieri sera, 34ma giornata in cui mi trovo a fare le stesse osservazioni fatte ad esempio il 17 ottobre, quando giocammo a Crotone, o l’8 novembre, quando giocammo a Roma contro la Lazio… ed è sconfortante vedere che non è cambiato nulla. Dopo sei mesi Pirlo non ha ancora capito dove mettere chi, e quello che si vede in campo è anche peggio di allora.

A Udine schiera Bernardeschi titolare, e già questo è inconcepibile dopo averlo visto all'opera svariate volte per il disastro che è, e per di più a sinistra, dove ha sempre dato il peggio di sé, che è come dire il peggio del peggio. Poi a centrocampo si inventa l'ennesima coppia centrale inedita, pur avendo disponibili tutti, stavolta in Bentancur e McKennie, con l'americano che non ha mai giocato lì. E infatti pronti, via e si vede subito che la squadra è messa male in campo, con McKennie che proprio non ci si raccapezza e Bentancur che gioca quindi ai quattro cantoni da solo, subito in debito d’ossigeno, mentre Dybala – ectoplasma del giocatore che fu – perde costantemente l’orientamento in cerca di un pallone che dovrebbe invece aspettare tra le linee sulla tre quarti avversaria e che, quando finalmente lo trova, perde inesorabilmente in ogni contrasto.

Il gol preso dopo dieci minuti è da torneo serale di calciotto… punizione battuta veloce su Molina, solo a sinistra in piena area, mentre qualcuno, invece di stare davanti al pallone, protestava ancora con l’arbitro e gli altri accerchiano tutti il temibile Okaka al centro.

In tutto il primo tempo la magnifica macchina da guerra progettata da Pirlo produce un solo, innocuo tiro in porta e un colpo di testa di poco a lato su angolo, mentre l’Udinese, inesistente in attacco, ha buon gioco a triplicare ogni marcatura sul lentissimo giro palla orizzontale dello scarno e scarso centrocampo arancione (l’orrenda terza maglia, simbolo di una stagione disgraziata).

Intervallo fischiato con svizzera puntualità dal biondo Chiffi, con Paratici che eloquentemente non gradisce, dando l’ennesima prova di essere un ometto tracotante, collezionista di sanzioni per le sue sterili intemerate a bordo campo.

Manco a dirlo, squadra che perde non si cambia. Il nostro allenatore ci mette un'ora ad arrendersi all'evidenza di un Bernardeschi semplicemente indecente, ma ovviamente non ci pensa a mettere mano anche al centro, magari mettendo subito Rabiot... Pirlo manda dentro Kulusevski nella stessa posizione di Bernardeschi, a sinistra, dove lo svedese non ha mai giocato, e con Dybala ancora in campo. Il risultato è una Juve ancora più caotica e sconclusionata... ed era difficile riuscirci. Almeno, dopo qualche minuto Pirlo capisce che i due proprio non possono stare insieme in campo e fa accomodare l’argentino inesistente in panchina per Morata. Fatto sta che Kulusevski a sinistra proprio non va e comunque non si riesce a tirare in porta neanche per caso, eccezion fatta per una velleitaria telefonata di uno spento Ronaldo. Come si dice, ci vorrebbe un episodio per salvare la Juve dall’abisso. E allora, poiché Pirlo sarà senz’altro negato come allenatore, ma ha una discreta dose del fattore C, eccolo l’episodio. Punizione dal limite per fallo evidente su Cuadrado (checché ne dica un inutilmente polemico Pierpaolo Marino, che tira fuori il suo vittimismo partenopeo d’antan nel postpartita), sul pallone si porta manco a dirlo Ronaldo, il distruttore di barriere. Ma stavolta il nostro numero 7 sembra indovinare la parabola giusta, se non fosse per il gomito ad ala d’anatra di De Paul, che ci regala un rigore tanto netto quanto immeritato. E se le punizioni non sono il suo forte, i rigori CR7 non li sbaglia praticamente mai. A questo punto Pirlo porta a compimento il suo capolavoro: fuori McKennie dopo 84 minuti di partita schierato fuori posizione, per Rabiot – alla buon’ora – e fuori Cuadrado (!!) per rimediare al suo doppio errore di Bernardeschi titolare, sostituito con Kulusevski a sinistra, per spostare lo svedese a destra, dove gioca meglio, ma trovandosi costretto a mettere a sinistra Felix Correia, un anonimo under 23 che si ritrova a fare il suo triste esordio grazie alla dabbenaggine del nostro allenatore rampante.

Il resto è cronaca di una vittoria insperata e immeritata, con Rabiot, mancino, che da sinistra mette il primo cross decente da quella fascia e pesca un Ronaldo resuscitato dal gol, che si infila lesto tra due difensori sul secondo palo nell’area piccola e la mette di testa sotto le gambe di un goffo Scuffet, sicuramente meno affidabile del titolare Musso, squalificato.

Con questa partita, che ci dice ancora una volta come Pirlo non debba essere più l'allenatore della Juventus, la squadra resta in corsa per un piazzamento in quella Champions che dieci giorni fa non voleva più giocare e forse neanche ora, ma è una squadra penosa, umiliata e offesa dalla presunzione della sua dirigenza e del suo ineffabile allenatore azzeccagarbugli, una Juve che si scuce lo scudetto per consegnarlo a quelli che più odiamo… tutti indistintamente, che siano cinesi, che siano ex rancorosi o che siano proprio loro, quelli impuniti, campioni di un campionato fasullo anche stavolta.