La misura è colma, si deve prendere definitivamente atto che il campionato di calcio di serie A 2020/21 non può essere considerato regolare e va pertanto annullato. Stessa sorte deve toccare ai campionati di serie B e lega Pro.

A prescindere dal completo azzeramento del fattore "casa", determinato dall'assenza del pubblico negli stadi uguale per tutti, sono troppe ormai le alterazioni del calendario, per la serie A iniziate già il 4 ottobre 2020, e troppe le disparità di trattamento tra le diverse società, con squadre che hanno dovuto giocare nonostante diversi giocatori positivi, anche con oltre dieci calciatori contemporaneamente in isolamento, come il Genoa, senza mai ottenere un rinvio, e altre che invece hanno potuto non giocare anche solo con pochi positivi, come il Napoli, il Torino e ora anche l’Inter, beneficiando – perché si tratta di un chiaro vantaggio a discapito di chi invece ha giocato lo stesso – di provvedimenti interdittivi (più o meno sollecitati) da parte delle ASL competenti. A questo aggiungiamo anche società che hanno barato sugli esiti dei tamponi, tuttora sub iudice.
La ragione ineludibile del necessario annullamento passa per la conclamata impossibilità sostanziale per la Figc e per la Lega Serie A di svolgere la propria funzione garantendo pari condizioni alle squadre in competizione, con perdurante violazione dei principi fondativi delle competizioni sportive.

Ma vi è anche una ragione giuridica, perché ormai il campionato italiano non è più omologabile secondo il protocollo stabilito dalla Uefa e obbligatoriamente condiviso dalla Figc e dalla Lega, secondo cui si devono giocare le partite fino a quando una società abbia a disposizione almeno 13 giocatori compreso un portiere, con una sola eccezionale possibilità di rinvio a richiesta in caso di 10 positività contemporanee rilevate, prevista dal solo protocollo attuativo della Lega.
Il corto circuito determinato dalla forza maggiore di un’epidemia che continua a condizionare pesantemente la vita quotidiana delle persone e della società tutta non può più essere ignorato. Nemmeno dal calcio professionistico.
La Figc deve essere chiamata a trovare una soluzione giuridica, di concerto con la Uefa e le altre federazioni, affinché vengano stabiliti i criteri di partecipazione ai tornei continentali della prossima stagione, mentre a livello nazionale deve procedersi con il congelamento di retrocessioni e promozioni.
Non possono assegnarsi titoli per meriti sportivi, quando il merito è pesantemente condizionato da fattori ambientali che determinano risposte e soluzioni non più omogenee e controllabili da parte del sistema.
È ora che se ne prenda atto.