Che Rudiger sia un difensore spigoloso lo sanno un po' tutti: come diceva stasera in radio Sebino Nela è talmente fastidioso e insopportabile da avversario, che alla fine lo vorrebbero tutti come amico. Grande, grosso, affermato, arcigno e provocatore è l'ultima evoluzione dello stopper tutto corsa e botte.
Mascherato di tutto punto, particolarmente scintillante per contrasto cromatico nella divisa bianca della nazionale tedesca, stasera si è reso protagonista dell'episodio che fa entrare l'"unfair play" nell'Europeo eroico di Simon Kjaer e compagni. 

Un bel morso a Paul Pogba, stranamente sfuggito a tutti gli arbitri e al VAR, che dovrebbe portare ad una squalifica esemplare, almeno pari a quella comminata al "malandro" Suarez per la famosa "muccicata" a Chiellini, come disse Verratti.
Siamo infatti nello sport dei virtuosi, dove tutti si inginocchiano per ricordare il crimine più odioso perpetrato dall'umanità nella sua storia, a patto di tener fuori eventi marginali come l'Olocausto, il genocidio ruandese o la pulizia etnica in Jugoslavia, per i quali non si è mai inginocchiato nessuno.

Ma temiamo che non succederà niente: nero che morde nero non fa notizia né suscita sdegno al giorno d'oggi: al massimo ci vorrebbe un bianco che morde bianco o, ancor di più, bianco che morde nero
Come non pensare dunque alla tanto equivocata battuta di Lulic sui venditori di calzini a Stoccarda? Sicuramente fu eccessiva, ma il problema è reale: quanti sono gli emarginati che, una volta assurti alla fama o alla ricchezza, finiscono per fare i fenomeni al pari dei loro privilegiati aguzzini
Purtroppo i ragazzi di questa epoca molle, cresciuti a pane, fair-play e omologazione, non sapranno mai nulla della negritudine. Ovvero di quell'eccezionale movimento letterario, culturale e politico sviluppatosi poco meno di un secolo fa nelle colonie francofone africane. 
Alcuni scrittori di colore reagirono infatti alle angherie dei coloni e al tentativo di omologazione alla cultura francese attraverso l'orgogliosa rivendicazione di quelle qualità peculiari proprie dei neri (da cui il concetto di "negritudine").
Particolarmente degno di nota fu il tentativo dello scrittore, poeta e politico senegalese Leopold Sedar Senghor di dar voce ad un'epica che  contrapponesse - e allo stesso unisse nella presa d'atto delle differenze - l'emozione nera alla ragione ellenica.

Probabilmente, invece, Rudiger è più affine al poeta nigeriano Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura, che un po' minacciosamente rifiutava questo approccio: «La tigre non proclama la sua "tigritudine". Essa assale la sua preda e la divora
Probabilmente non il miglior modo per stemperare gli animi, ma di sicuro un'immagine più fedele a quello che la storia ci insegna.

In un mondo competitivo neri, bianchi, gialli, marroni e rossi si comportano infatti allo stesso modo: incudini quando non possono essere martelli e martelli non appena le circostanze glielo permettono.
Sarebbe bello se, prima della prossima partita, undici coppie di giocatori si mozzicassero un po', per ricordare a Rudiger e magari anche a quel Pogba attentissimo a sanzionare chirurgicamente la piaga del razzismo, che il fair play è una cosa seria e senza colori