Ieri sera, nella più grottesca delle cornici ambientali, si è consumato il primo trionfo di un ottimo allenatore e di un grande uomo: Rino Gattuso. 
Stendiamo un velo pietoso sullo sfregio del nostro inno nazionale, affidato ad un artista poco conosciuto di colore, evidentemente più a suo agio con la politica, visto il pugno in alto nel cielo e la pessima esibizione con amnesia. 
Stendiamo un velo pietoso sulla ridicola premiazione, sia per l'assenza dei rappresentanti federali, che per la goffa autopremiazione della Juve. Il tutto in una serata in cui, grazie al Cielo, nessuno dei tamponatissimi protagonisti in campo ha rispettato il distanziamento sociale. Da segnalare, nonostante la pessima figura della sua Juventus, il grande gesto di Andrea Agnelli, che ha voluto premiare i giocatori del Napoli, rendendo omaggio alla loro vittoria. 
Infine stendiamo un velo, pietoso ma pragmaticamente più sottile, sulla coreografia virtuale che ci hanno spacciato per surrogato del povero tifoso assente e invece abbiamo scoperto essere una sponsorizzazione.

Ciò premesso, il Napoli del grandissimo Rino Gattuso ha fatto la sua partita di attesa, facendo sfiancare la Juve del pressing e possesso palla fino a quando il nulla juventino non ha smesso di dimenarsi sul campo come la coda di una lucertola.
Apprendiamo dagli scienziati del calcio e dai loro sostenitori che due primi tempi quasi senza tiri in porta contro Milan e Napoli, squadre con una classifica mediocre, equivalgono a due ottimi primi tempi.
La realtà, fuori da queste masturbazioni mentali, è che da metà primo tempo in poi ha cercato di vincere solo il Napoli, con Buffon indubbiamente migliore in campo.
Abbiamo preso atto del fatto che Dybala conferma di essere un bluff ad alti livelli, visti gli errori - peraltro un déjà vu - sia sul passaggio a Ronaldo solo davanti a Meret che sull'ennesimo rigore tirato, Donnarumma ricorderà, senza guardare il portiere. Se lo hanno ricordato subito Cerqueti e Di Gennaro, lo avrà ricordato anche Meret, o no? 

Su Sarri, cosa dire: accampa scuse ridicole sulla condizione fisica, come se la stessa non dipendesse da lui e dal suo staff, tutto droni e computer; parla di "assenze nelle rotazioni" e sinceramente dovrebbe vergognarsi un po' rispetto alla rosa doppia, e che costa almeno il triplo, rispetto alle concorrenti; parla di "squadra con giocatori che decidono le partite con una giocata" come se fosse una colpa avere dei Platini e non solo dei Bonini.
Il penultimo accenno a Paratici, che ultimamente è molto più bravo a parlare che a fare mercato: il costo della rosa e degli ingaggi sono lievitati, il rendimento e la competitività della squadra sono drammaticamente calati.
A parte la partita con l'Inter, i risultati della Juventus sono pessimi e di questo passo bisognerà guardarsi più indietro, per non rischiare il tracollo, che avanti. 
L'ultima dedica alla curiosa distrazione del presidente De Laurentiis, che ha sportivamente dimenticato di premiare i giocatori della Juventus, come precedentemente concordato.