Una delle cose che mi ha colpito di più nell'involuzione della Juventus è stata la tendenza, poco sabauda e dunque poco juventina, ad anteporre le parole ai risultati. Solo per fare un esempio, a parte una generale enfatizzazione dell'ossessione Champions, mi hanno colpito nel corso degli anni le sconcertanti dichiarazioni di Pjanic. Vivendo a Roma, ho notato nelle sue parole una sufficienza e una prosopopea, sconosciute al mio dna juventino, e così stridenti rispetto al suo rendimento altalenante in campo: in poche parole, dichiarazioni che ricordano quelle di un baldanzoso tifoso giallorosso, più che di un giocatore bianconero.
Ma colui che nel tempo ha finito per stupirmi di più è Fabio Paratici. Eccellente numero due di Marotta, non appena assunto il timone della direzione sportiva ha preso invece una deriva senza senso, che ricorda quella di un dirigente dell'Arsenal: giocatori strapagati come se non ci fosse un domani, costosi esuberi svenduti se non proprio regalati, fino a fare della Juventus una squadra via via più debole, ma con un monte ingaggi quasi triplo rispetto al 2015, anno in cui arrivò a venti minuti dal triplete. Credevo che "ero a Linate con Branchini e Mendes per fare quel fenomeno di Cancelo" fosse il top: visto che, soltanto un anno dopo, pur di vendere quel fenomeno di Cancelo, si è dovuto accettare di strapagare un certo Danilo, il cui rendimento, a 4 milioni di euro netti più bonus all'anno, è sotto gli occhi di tutti. Ma quella dichiarazione non era affatto il top. Stasera, non avendo il coraggio di vedere la partita, mi sono soffermato sulle sue dichiarazioni nel prepartita. La prima è stata (riporto da Sky): "Douglas Costa un lusso? E' un giocatore straordinario, tra i più decisivi e determinanti del calcio a livello mondiale". Non so se Douglas Costa sia in vendita e quindi si tratti del "luminoso piano basso" che in realtà è un sottoscala con finestre a bocca di lupo, ma Douglas Costa aveva giocato, prima di stasera, 1054 minuti in tutte le competizioni: che brutalmente divisi per 90 minuti fanno la bellezza di 11,7 presenze in stagione, accompagnate da ben 3 gol, a fronte di un compenso annuo netto superiore ai 6 milioni di euro. Non male per uno dei giocatori più pericolosi del mondo. Ancora incredulo, ho cercato su Sky l'intervista completa e sono incappato in un lancio delle 19.44 che così recitava a caratteri cubitali "Tutti raggiungono gli obiettivi, ma lo scudetto lo vinciamo solo noi". Sono sobbalzato esultante sul divano, pensando di aver sbagliato l'orario d'inizio del match di Udine. Invece no, la partita doveva ancora cominciare: al termine della stessa, posso purtroppo confermare che la gioiosa macchina da guerra di Paratici non ha ancora raggiunto neanche un obiettivo stagionale e due, Coppa Italia e Supercoppa, li ha già irrimediabilmente mancati. A poco servono le precisazioni sulle effettive parole pronunciate da Paratici, se non a chiarire che si tratta di una specie di vendetta privata tra bambine dispettose a cui piace bisticciare e farsi invidia. E neanche riporterò il mio giudizio sulla direzione sportiva della Juventus, più volte articolato su questo blog, che fa purtroppo il paio con le improvvide dichiarazioni di Mattia Binotto, team principal dell'altro gioiello sportivo di casa Exor. Mi limito a riportare alcuni commenti che ho trovato su Twitter e che danno il polso di un più generale sentire juventino. @NicoKeane16 scrive "Paratici si metta a costruire una squadra di senso logico insieme a quegli altri due (omissis) invece che affrontare una stagione con 2 terzini, 2 centrali e 2 sacchetti di bottino in mezzo al campo". @FrancescoAbate3 scrive "Paratici faccia meno lo sbruffone perchè non abbiamo ancora vinto niente e se lo vinceremo sarà per demerito altrui e non per merito nostro". @dani in risposta a @pierfilosofo scrive "pensi a fare bene il mercato e non portare (omissis) come Ramsey e Danilo".

Stasera, in qualità di tifoso juventino dal 1982, mi sono davvero vergognato di essere rappresentato da un dirigente che vìola in modo così plateale quella regola base dello sport che invita a non stuzzicare mai gli Dei e gli avversari prima di aver vinto qualcosa. Come direbbe il Bomber Roberto Pruzzo dalle frequenze di RadioRadio: "Caro Paratici, male male".