Molti di noi si sono chiesti quale demone si fosse impossessato di Claudio Lotito al momento del gol di Luis Aberto: scattando come una molla dalla sua poltronissima in tribuna, il patron biancoceleste si è infatti diretto, ventre in poppa, verso la pancia dell'Olimpico.
Alcuni hanno pensato ad un improvviso deliquio, causato dalla tensione di vedere la gioiosa macchina da guerra di Simone Inzaghi steccare per la seconda volta al saggio di fine anno.
Invece della classica sciolta, però, il Presidentissimo Globale del calcio nostrano, già Capitano di (s)Ventura Nazionale, ha rifilato uno sgrammaticato tweet in faccia a quella metà d'Italia a suo dire ostile, il cui fegato sarebbe stato in pericolo per via della vittoria in extremis della sua SS Lazio "ho portato il calcio a Roma".
È difficile dire se la stima sia errata per eccesso o per difetto, ma è giusto esorcizzare subito una deriva epatorerapeutica del dottor Lotito, che poteva far presagire un rilancio, dopo la Lazio, delle acque miracolose di Chianciano Terme. Il Divo Claudio, per cui si è vociferato addirittura di un futuro consolare come Sindaco della Capitale, ce l'aveva col popolo di juventini, interisti e romanisti che, idealmente riuniti a falange di fronte alla tv, si auguravano un passo falso  della Lazio.

Mi è capitato, mercè il Ponte di San Pietro e Paolo, di essere in giro tra il Mugello, Fiesole e Firenze, dove ho potuto raccogliere le varie Madonne che i tifosi viola hanno voluto dedicare allo scandaloso furto dell'Olimpico. Vecchi e giovani uniti nella triste considerazione che neanche l'odiata Vecchia Signora era mai arrivata a tanto.
Proprio quando pensavo di aver udito ogni dettaglio della protesta popolare e radionifica, la calura di questa rovente domenica fiorentina mi ha indotto a cercare riparo in un famoso Caffè del centro, la cui meravigliosa presenza centenaria ha resistito intatta persino alla funesta ideologia covidista. 
Davanti all'elegante Caffè, intorno ad un tavolino imbandito di leccornie e giornali, tre amici discutevano animatamente dei fatti di cronaca nera dell'Olimpico. 
Il primo, un distinto uomo di mezza età, veniva salutato con l'appellativo di Onorevole. La sua tesi era che la partita di sabato sera avrebbe riaffermato l'ossequio delle istituzioni del calcio per il tentacolare potere di Lotito, alla cui onnipresenza in Federazione e Lega si deve un impulso decisivo alla ripresa del campionato, che ha salvato il sistema calcio dalla rovina finanziaria. A ciò si dovrebbe, ad esempio, l'inatteso endorsement del giornale colorato più ostile alla ripresa del campionato, che ha parlato, in linea con le norme sul distanziamento sociale minimo, di "rigore ok". 
Il secondo, che il primo chiamava Commendatore, era invece più concentrato sugli aspetti finanziari della vicenda: un nuovo passo falso della Lazio avrebbe significato una possibile perdita di interesse per il campionato, che avrebbe definitivamente dirottato i maschietti del Belpaese verso spiagge, litorali e balere. Nel momento in cui si discute della voce più importante del bilancio pallonaro, ovvero il rinnovo dei diritti tv, questo disinteresse del pubblico avrebbe fornito elementi inoppugnabili ai broadcaster televisivi per ridurre, audience alla mano, la propria offerta.
Il terzo, che aveva un viso più conosciuto e che tutti chiamavano Il Capitano, si era limitato a ricordare una cosa che gli disse un suo allenatore, nientemeno che il Mago Helenio Herrera. Sosteneva il Mago che un arbitro per condizionare un risultato abbia due strategie: la prima è di sbagliare il più possibile, in modo che l'elemento soggettivo del delitto possa essere facilmente declassato a colpa grave, per l'evidente negligenza e imperizia di un arbitro, magari internazionale; la seconda, a suo avviso molto più diffusa, è fischiare in modo confuso a centrocampo, inducendo una sensazione di smarrimento nel pubblico e nei protagonisti, per poi intervenire chirurgicamente in area di rigore.

Solo la Dea Eupalla, Musa ispiratrice del grande Gianni Brera, ci potrebbe dire se siano ricostruzioni vere o fantasiose. Di certo la quantità e qualità degli errori compiuti all'Olimpico dalla pattuglia arbitrale autorizza qualche riflessione e più di un cattivo pensiero.
Ad ogni modo, se di delitto si trattasse, saremmo di fronte ad un delitto perfetto, svelato, come si addice ai migliori thriller, proprio nei minuti finali. 
E forse lo stesso Lotito, attingendo alla sintetica saggezza della sua lingua madre, potrebbe ben dire: Tractant Fabrilia Fabbri.