Sarebbe troppo facile prendersela con Allegri. Le colpe del fallimento dopo i primi 3 anni straordinari erano evidenti: una rosa progressivamente depauperata del suo valore, tutti i giocatori più carismatici esiliati o ridotti a macchiette, un gioco inesistente. Un monte ingaggi lievitato anno dopo anno per inseguire la "tennica", dietro a giocatori senza "garra" come piacciono a lui: Pjanic, Bernardeschi, Douglas Costa, Dybala, Rasmey. Giovani giocatori mandati via che fanno le fortune dei club in cui giocano, con rendimenti di alto livello: Coman, Bentancur, Kulusevski, Cancelo. Una Juve che vinceva prima di Allegri e che ha vinto dopo Allegri. In realtà la magia si è rotta con la saldatura tra Presidente e Allenatore, vicini di casa e fieramente contenti delle loro vite private un po' troppo instabili (come non dimenticare i sorrisini compiaciuti tra i due, parlando di instabilità di coppia).

Se ne potrebbe parlare a lungo, ma per gli uomini di rappresentanza di imprese importanti valgono le stesse regole che dovrebbero valere per gli uomini di stato: basso profilo e riservatezza sulla vita privata, argomento troppo succulento per i rotocalchi e le dicerie della gente. Il problema è che rendendo manifesto il loro agio nel parlare di vicende dai contorni umani e relazionali a dir poco discutibili, i due - seguìti più recentemente quasi per inevitabile risonanza da un altro dirigente - hanno dato ragione al detto marsicano "chell e sott rovin chell e sopr".
Da quella saldatura compiaciuta tra datore di lavoratore e dipendente, infatti, il declino è stato drammatico ed evidente: risultati sportivi ed economici in caduta libera, programmazione tecnica e finanziaria priva di coerenza. Per quanto, naturalmente, il rapporto causa - effetto sia difficile da dimostrare, le coincidenze temporali sono evidenti.
Sarebbe facile, pertanto, anche invocare la rimozione di Andrea Agnelli, di cui si è vociferato più volte: come dice un grande juventinologo che scrive sul Giornale, l'unica difficoltà è che fa parte della Famiglia. E' vero: pensando a Boniperti, Zoff, Del Piero, Montezemolo e compagnia cantante, tra Fiat, Ferrari e Juventus, le brutali rimozioni di figure storiche sono state una costante. Quelle dei familiari, comprensibilmente più difficili.
Un po' come vorrebbero fare i tifosi Ferrari con Binotto e Rueda, i tifosi juventini si augurano di tornare a vincere con un bel repulisti da parte della Proprietà. 

Sorge però un dubbio: e se il problema di tutta la galassia Fiat - Fca fosse nel manico, cioè nella proprietà Elkann? Fino a qualche tempo fa, messe da parte le marachelle di Lapo, sembrava che la serietà di John "Jaki" fosse una garanzia. Ahinoi, dopo qualche servizio sui rotocalchi glamour non possiamo che riscontrare una certa "confusione" anche nel nipote prediletto dell'Avvocato, quantomeno a livello cromatico. 
Di certo, il presente non certo brillante di Fca - Stellantis (Montezemolo l'ha definita di fatto un'impresa francese), di Scuderia Ferrari e di Juventus non lascia ben sperare, né per lo sport italiano né per il nostro Paese.  
Perchè dunque non augurarsi un cambio di proprietà, come avviene nelle altre grandi squadre italiane ed europee?
Di certo, con un cambio di proprietà, insieme a tanti altri, tornerei sicuramente a tifare la mia Juventus tradita nel 2006.