"La morte, che esagerazione". Con questo suo aforisma Fausto Gianfranceschi, per anni Responsabile della Cultura a Il Tempo di Gianni Letta, saluta i visitatori dalla sua tomba. In Oriente si dice che l'uomo può resistere a tutto ciò che sa sdrammatizzare. Nella nostra cultura, invece, c'è una completa rimozione della morte, nonostante sia l'unico evento certo nelle nostre esistenze. "Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive. Nuje simmo serie, appartenimmo à morte!" scrive il Principe Antonio De Curtis nella sua Livella. Chissà se all'Heysel ci furono marchesi o netturbini accomunati dalla morte: di sicuro ci furono uomini e donne per bene, insieme a qualcuno degli assassini che fu vittima della sua stessa follia.

Ricorre oggi il trentacinquesimo anniversario dell'assurda tragedia in cui la violenza degli hooligans mise a nudo la vetustà delle strutture e l'impreparazione dell'Uefa e delle autorità belghe, contro cui il grande patriota Gianni de Michelis urlò feroce sul posto la sua rabbia, in barba alla falsa diplomazia dei lacchè. In campo, fu partita vera, con Stefano Tacconi a respingere come un gatto le sfuriate di quella grande squadra che era il Liverpool, campione in carica e più volte salito sul trono d'Europa negli anni precedenti. Si fronteggiavano in campo due squadre meravigliose, mentre sugli spalti gli emigranti italiani e la classe operaia della Kop sognavano, per una notte, il riscatto sociale. Fu un lancio millimetrico di Michel Platini per Zibì Boniek, il Bello di Notte, a decidere il match. E certo ci fu un errore, evidente in TV, meno sul campo: roba da Carlo Sassi con la sua moviola. Come il fuorigioco non fischiato a Mijatovic ad Amsterdam o il rigore non concesso a Jugovic a Monaco di Baviera, il calcio e la storia vivono di episodi. Quella d'altronde era una Juve zeppa di Campioni del Mondo e di fuoriclasse assoluti, al pari di quella derubata nel 2006. Moltissimo si è fantasticato su ciò che avverrebbe dopo la vita terrena: paradisi e inferni, metempsicosi e reincarnazioni, miracoli, apparizioni, fantasmi e luci in fondo al tunnel. Chissà cosa direbbero i 36 uomini, le 2 donne e il bambino undicenne morti all'Heysel del nostro mondo ferito e dolente, della Juventus di Sarri e del Liverpool di Klopp. Forse nulla o forse riderebbero della nostra umana vanità.
Noi, che siamo rimasti qui, siamo addolorati, ma fieri di quella Coppa vinta anche per loro. Affinché lo slancio della Vita trionfi sempre sulla morte (a-mors): Omnia Vincit Amor.