Gianpiero Gasperini è sempre stato un comunicatore a fasi alterne, non disdegnando di entrare in polemiche che sportivi di alto livello dovrebbero forse imparare a risparmiarsi. Troppo spesso si è notato in lui un certo risentimento un po' vittimistico, che poi finisce per essere smentito regolarmente quando da incudine passa ad essere martello. Questa primavera all'insegna della non normalità ci aveva già regalato le sconcertanti spifferate di Chiellini, a cui sembra che lo spogliatoio del primo Conte avesse affibbiato un curioso soprannome, che purtroppo non siamo in grado di pubblicare. 

Ora arrivano, leggiadre, le parole di Gasperini sulla malattia. Sembra in effetti che questa pandemia, vera o presunta che sia, abbia dato un po' il via libera ad una comunicazione emergenziale anche nel modo del calcio. Se dagli alti vertici si è detto tutto e il contrario di tutti, contraddicendosi senza particolare vergogna, tra gli addetti ai lavori, del presente e del passato, è stato tutto un fiorire di aneddoti e retroscena, anche ai limiti di quel galateo un po' omertoso che ci aveva sempre lasciato col dubbio se quanto si vociferasse fosse vero o falso. 
Qualche giorno fa un ex giocatore, ora procuratore sportivo, aveva addirittura insinuato che almeno tre giocatori di primo piano della serie A fossero risultati positivi al Covid19, ma che le loro società, preoccupate dagli stringenti protocolli di quarantena, avessero scelto di non comunicarlo ufficialmente. Qualche dirigente più avvezzo alle comunicazioni di Borsa che alle bugie del calcio, aveva finanche confermato indirettamente i sussurri, al contrario di altre società che, pur quotate in Borsa, avrebbero deciso di querelare. Se fosse vero ciò che dice il citato procuratore, si tratterebbe di un comportamento ai limiti del regolamento e forse ben oltre, almeno dal punto di vista della lealtà sportiva. 

In questo contesto già elettrico, arrivano come un fulmine a ciel sereno le dichiarazioni di Gasperini, che ci dice di aver avuto, nei giorni della trasferta di Valencia, sintomi molto simili a quelli del Covid19.
Ricordiamo che tale partita si svolse a porte chiuse, proprio per l'emergenza sanitaria già in atto, e che le evidenze cliniche sembrerebbero dimostrare come la partita di andata a San Siro già fosse stata un'occasione di contagio per tifosi e giocatori, soprattutto ospiti. Gasperini ci dice anche che successivi esami hanno dimostrato una sua pregressa positività al virus. Non è consuetudine di chi scrive "dare all'untore", ma certo dichiarazioni di questo tenore sono quantomeno improprie e potevano benissimo essere evitate o rese in una forma più consona al difficile momento che viviamo. Bene fa il Valencia a protestare ufficialmente e bene farebbe l'Atalanta di Percassi, grandissimo uomo di calcio e imprenditore, a prendere una posizione ufficiale. L'immagine del club, che ha sino ad ora stupito l'Europa come sempre più raramente, ahinoi, accade ai nostri club e all'intera Nazione, rischia di allinearsi al peggiore stereotipo italiano, un po' sbruffoncello e superficiale. 
Vogliamo bene all'Atalanta e a Gasperini, ma stavolta lo scivolone è stato davvero grave. A poco serviranno le inevitabili smentite o precisazioni. Alea Iacta Est.