L'espressione dialettale di Higuain definisce perfettamente la partita di ieri sera alla Stadium. Juve e Napoli quando si incontrano sono artefici di uno spettacolo esaltante, coadiuvato da una cornice di pubblico bella e appassionata. Uno sponsor per il calcio italiano, esaltato anche all'estero dove il riassunto del varie testate si pone nella parola Loca, una partita pazza.

Inizia bene per gli uomini di Martusciello, ancora in panca, al posto del claudicante Sarri, il quale spodesterà il suo vice dopo la sosta per le Nazionali. Primo tempo dominato dai bianconeri che chiudono col risultato di 2-0, con sprazzi di gioco e idee Satriano, frutto di azioni costruite in modo diligente, pressando alto e con un centrocampo che faceva esattamente il suo lavoro. Arriva, a sorpresa, il vantaggio di Danilo, appena dopo 26 secondi dal suo ingresso, al posto dell'infortunato De Sciglio, concludendo un contropiede perfetto. Poi il raddoppio, un azione di default, resa semplice da un 9 che semplice non è. Dimostratosi voglioso, ancora una volta di dimostrare al mondo intero, il suo valore. Il pipita, con una finta di sgambetto, illude Koulibaly, e d'esterno collo piede trafigge Meret, quasi come scalciare in rete tutta la rabbia e frustrazione e propenso ad inaugurare un nuovo ciclo vincente.

Sì aggiunge alla sua prestazione sponde raffinate, pressing sui difensori e avversari e aperture delle fasce degne di un 9 poliedrico. Poi nel 2° tempo cala, insieme a tutta la Juve, e ai cambi azzeccati da Carlo, con l'ingresso di Mario Rui e Lozano. La Juve trova il 3° gol con CR7, su altro assist di Flash Costa, facendoti aumentare i rimpianti su un giocatore che se mantenesse la continuità sarebbe un crack mondiale. Sembra l'inizio di una partita finita e scritta e invece il Napoli trova, dal nulla, un gol da palla inattiva, di Manolas, simile a quello siglato al Barcellona. Poi arriva subito il raddoppio di Lozano, probabilmente Ancelotti ha superato nella buona tradizione del Messicano con i debutti. Nel mezzo c'è la seconda traversa bianconera di Douglas, su deviazione imponente di Meret, paragonabile a quello del primo tempo di Szczesny su Allan; arriva così un altra palla inattiva, un calcio di punizione e di Lorenzo sbuca dietro a De Ligt, indietro di forma e ancora di testa, così da completare la serata dei gol dei nuovi arrivi sotto il Vesuvio.

La vecchia signora non demorde, è un leone ferito, ma sa di doverla vincere, di poterla portarla a casa; la Joya di porta a casa un calcio di punizione che Pjanic trasforma in assist per il gol, pardon, autogol, di Koulibaly, che un anno prima aveva trafitto la stessa Juve, facendo incendiare Napoli. Si chiude questo ciclo di partite, che prevedevano la sosta delle nazionali, mettendo in cascina 6 punti. Sarri può ritenersi contento, anche se non lo sarà del tutto, perché alla Juve deve funzionare tutto al meglio, quindi in questa pausa dovrà rileggere il block notes con gli appunti segnati e cercare di fare assorbire gli schemi il più velocemente possibile, perché alla ripresa inizierà riecheggiare la musica europea, di nuovo, e la Juve deve essere già pronta per vivere notti magiche da protagoniste, facendo una buona scalata per arrivare alla vetta sperata.