Scende il sipario sul 2023. La Juventus lo termina come lo aveva finito: vittoria per 0-1 contro la Cremonese il 4 gennaio con gol di Milik, vittoria per 1-0 contro la Roma il 30 dicembre con gol di Rabiot. Il “corto muso” espressione ormai affibbiatagli a Max Allegri, finita addirittura nel vocabolario Treccani, come ad esempio “Sarrismo”, che potremmo trovare anche nel dizionario dei sinonimi e contrari. La Juventus ha vissuto un anno dalla double-face: una prima parte di stagione costellata di problemi extra campo, che fisiologicamente si sono riversati anche nel rettangolo verde di gioco. Un uomo solo al comando: quel Max Allegri che Andrea Agnelli aveva richiamato per riportare la creatura della sua famiglia ai vertici in Italia ed Europa. Invece alla fine della stagione saranno ancora 0 titoli e la qualificazione alla Champions League compromessa per la definitiva penalizzazione di 10 punti.

La ripartenza e il non mercato

La delusione è molta, anche a causa del trattamento riservato alla società riguardo le inchieste che la coinvolgono: la nuova dirigenza, guidata da presidente Maurizio Ferrero ci mettono una pietra sopra: rinuncia alla Superlega e accordo sul caso plusvalenze, nonostante le molte incognite. Il risultato è che la squalifica dalle coppe europee dura sono un anno e non almeno due. Il mercato estivo c’è ma non si vede: arriva qualche giovane e Timothy Weah, figlio d’arte che andrà a sostituire Juan Cuadrado che andrà ad accasarsi ai rivali dell’Inter, lasciando sopresi molti supporters bianconeri. L’obiettivo è diminuire i costi e dopo il lavoro di Manna a giugno, arriva Cristiano Giuntoli dal Napoli, neo campione d’Italia. Il tira e molla è stato molto agognato, soprattutto perché il dirigente doveva liberarsi da Aurelio De Laurentiis, questione alquanto non facile. La parola chiave diventa sostenibilità visto la situazione economica del club, figlia della passata gestione: si pensa subito che qualche big debba lasciare Torino. Invece rimangono tutti: Chiesa, Vlahovic, Rabiot, con l’investitura di Allegri, Bremer. Se ne vanno Bonucci, Paredes, Di Maria, Cuadrado per motivi diversi.

Il duello Inter-Juventus

Il campionato vede la Juventus partire bene, con delle nuove idee calcistiche che si vedono immediatamente dalla tournee estiva: aggressione alta, linea difensiva più alta, coinvolgimento attivo di tutta la squadra. Ma nel calcio, come nella vita, una circostanza può cambiare l’andamento degli eventi. Si gioca Sassuolo-Juventus e la formazione di Max Allegri cade 4-2 in una partita dove Szczesny e Gatti diventano protagonisti in negativo; nella memoria rimarrà il clamoroso autogol del difensivo ex Frosinone, che con un retropassaggio cerca di servire il portiere polacco senza vedere che è ancora fuori dalla porta. Da lì Max ritorna al suo metodo: squadra organizzata difensivamente, difesa posizione e ripartenza fulminee: da quel momento la Vecchia Signora non conosce più la parola sconfitta, aggiungendo in saccoccia anche numerosi cleen-sheet, ultimo quello contro la Roma. Fuori Pogba, fuori Fagioli, Allegri ha saputo creare uno spirito di sacrificio ed abnegazione in una squadra con evidenti limiti, ma la quale sa sacrificarsi l’uno con l’altro, senza prime donne. Basterà per battere l’Inter? Chi vivrà vedrà come cantava Rino Gaetano.