Una storia da raccontare a grandi e piccini, abili e disabili, chi crede nei sogni e chi spera che la vita finisca al più presto. Perché la maggior parte delle persone alla prima difficoltà rimangono vittime dei loro pensieri negativi, intrappolati come nelle sabbie mobili, in un tornado di emozioni, sconforto, invidia, negatività, frustrazione, che di conseguenza portano ad azioni negative e alla lunga dei risultati non idonei ai nostri sogni e desideri.

Siamo schiavi di una società che se non segui le mode, come gli anatroccoli seguono mamma papera, vieni emarginato ed esiliato; se non ti ubriachi al sabato sera sei uno sfigato; se almeno non fumo e/o droghi sei uno sfigato; se aiuti una persona disabile lo fai solo per compassione e non perché fare un gesto carino, naturale per aiutare qualcuno più sfortunato di te dovrebbe essere una cosa che dovremmo avere come indole automatica, che non ci viene insegnata, lo abbiamo dentro di ognuno di noi.


La storia che vorrei raccontare oggi è quella di un ragazzo, la cui disabilità è diventata, non un macigno o una montagna insommortabile, ma un punto di forza e potere per affrontare l'inesplicabile percorso della vita. Si chiama Francesco Messori, per gli amici Messi, mancino anche lui come la Pulce, con una sostanziale differenza visiva: a lui la gamba destra manca fin dalla nascita...

Gioca nella nazionale amputati, ha 20 anni e fin dalla nascita la sua passione è incentrata in una sfera che basta che venga lambita nel modo giusto per regalare emozioni indimenticabili. La sua perseveranza l'ha fatto arrivare a incontrare Messi, a tenere una conferenza all'interno del palazzo di vetro dell'Onu. Un ragazzo che sta portando avanti, tra le innumerabili difficoltà giornaliere, un sogno condiviso da una miriade di ragazzi sparpagliati nel mondo, dove sperano di seminare per raccogliere un giorno, come Francesco, un raccolto prosperoso e che gli faccia sentire orgogliosi e soddisfatti di loro. 

Perché, per le persone avulse a questo sport, è solo una sfera da 32 pannelli di cuoio o plastica impermeabile, invece per milioni di persone è una sfera di cristallo dove specchiarsi e vedersi in un immenso stadio, circondato da uno stadio gremito di persone, conoscenti e non, e un unico grande obiettivo: far sì che un giorno non solo il CALCIO - MA LO SPORT IN GENERALE - possa essere un veicolo fondamentale per guidare la società ad includere tutti, senza differenza d'età, pelle, razza, sesso e anatomico.

Perché tutti possiamo dare un calcio sociale all'inclusione e urlare insieme G.O.A.L.: Great over all limits.