Ieri sera ho avuto finalmente il chiarimento che cercavo. Milan-Torino 1-0 spiega tanto dell'ultimo mese nero del Milan. Conferma la grande bravura tattica di mister Pioli nel preparare la singola partita, ma anche la sua inadeguatezza nel gestire le scelte strategiche, oltre che nel gestire la rosa e nello scegliere la formazione.

Pioli aveva programmato da tempo di passare alla difesa a 3, ma non era in grado di metterlo in pratica. Non sapeva come avviare la trasformazione, senza creare scompensi nella squadra. La necessità del passaggio alla difesa a 3 era chiaro da tempo, a causa della complessità della manovra del Milan in fase di possesso. Infatti da tanto tempo il Milan tende ad un 325 in fase di possesso, con vari meccanismi di assestamento per metterlo in pratica:

  • Un mediano deve scendere sulla linea dei due difensori centrali; Tonali o Bennacer scendono in mezzo ai due, sfruttando la loro bravura in costruzione, ma in passato Kessie scendeva sul lato sinistro, a coprire il buco lasciato da Theo Hernandez
  • Perdendo un mediano per la difesa, la sua sostituzione avveniva una volta facendo scendere il trequartista centrale, o di recente portando Theo Hernandez, privando la squadra della sua pericolosità in attacco, ma semplificando i movimenti
  • Portando i terzini sulla linea dei 5 d'attacco, nei due half-space, sfruttando le qualità di inserimento di Calabria e Theo Hernandez. Con il recente blocco di Theo Hernandez in mediana, Pioli aveva pensato di optare per un trequartista più offensivo come Brahim Diaz, da far inserire negli half-space

Inoltre, nella difesa a 4, in fase di non possesso, c'è sempre il problema della difesa a 3 virtuale e temporanea, quando la catena dei 4 difensori si sposta verso la fascia di possesso palla, con il terzino di fascia che va a pressare, e il terzino opposto che fa la diagonale difensiva per creare la cerniera a 3 centrale.
Il 3421 risulta senza dubbio la scelta più semplice per questo tipo di gioco, e probabilmente mister Pioli è forse arrivato anche tardi a capirlo o accettarlo. E ha gestito pessimamente il cambiamento, perché ci è costato nell'ordine:

  • Una qualificazione ai quarti di Coppa Italia
  • Una rincorsa scudetto
  • Una supercoppa italiana
  • Una qualificazione tranquilla alla Champions League per la prossima stagione.

In realtà, il periodo scelto per passare al 3421 era anche quello giusto. Il Milan, al rientro dopo la sosta, avrebbe affrontato in sequenza nei due mesi e mezzo successivi: Salernitana, Roma, Torino, Lecce, Inter, Lazio, Sassuolo, Inter, Torino, Tottenham, Monza, Atalanta, Fiorentina, Tottenham, Salernitana, Udinese. 16 partite di cui 12 avversari avrebbero giocato con la difesa a 3, potendo quindi sfruttare i vantaggi del gioco a specchio, oltre che a quelli intrinseci del modulo, rispetto alla tattica di Pioli. Ma la tempistica nell'arrivare a questo obiettivo è stata disastrosa. Resta ovviamente ancora da chiarire se Pioli abbia in mente un passaggio definitivo al 3421, o pensi di poter cambiare e giocare con il 4231 o 433 a seconda degli avversari. Questo è un discorso a parte, che meriterebbe una analisi dedicata.
Quando Pioli abbia deciso di passare al 3421, e come avesse originariamente in testa il passaggio, non è ancora chiaro. Di sicuro, nelle partite contro Salernitana, Roma e Torino si era capito che ci fosse un progetto di cambiamento in questa direzione. Con una improvvisa e dannosa retromarcia.

Qui si vedono subito i tre grandi errori di Pioli:

  • Iniziare il passaggio al 3421 nel corso del campionato, piuttosto che durante le amichevoli
  • L'idea conservativa, ma in realtà rischiosa, di pensare di poter passare piano piano al 3421, addirittura a partita in corso
  • La mancanza di determinazione e sicurezza nell'effettuare la transizione

Dal 13 al 30 dicembre il Milan ha avuto 3 amichevoli internazionali. Con il senno di poi, è legittimo pensare che quelle partite erano il momento ideale per iniziare a lavorare sul passaggio al 3421. Certo, mancavano Theo Hernandez, Leao e Giroud, ma il resto della squadra poteva assimilare il cambiamento, e il mister poteva capire di volta in volta cosa andare a sistemare. Avremmo sicuramente fatto figuracce, ma non credo sarebbero state peggiori di quelle che alla fine abbiamo fatto comunque. Saremmo però arrivati alla partita con la Salernitana molto più preparati di quanto non lo fossimo ieri sera contro il Torino.
L'unica spiegazione razionale che posso darmi, è che Pioli abbia maturato l'idea di passare al 3421 soltanto dopo la sonora sconfitta contro il PSV, che sminuirebbe di molto il merito della sua scelta strategica.
Nella partita contro la Salernitana Pioli tenta così l'esperimento: mettendo in campo Gabbia al posto di Calabria, e scalando Saelemaekers e Theo Hernandez sulla linea di centrocampo, passa in corsa al 3421. Nella confusione tattica che ne deriva, la Salernitana accorcia le distanze all'83esimo minuto, facendoci trascorrere un finale di gara sofferto.

Così nella partita successiva contro la Roma, Pioli decide di ripetere l'esperimento, ma questa volta con tre modifiche reputate forse più conservative:

  • Il minuto del passaggio al 3421 è spostato all'85esimo, probabilmente per ridurre i rischi
  • Ci sono tre centrocampisti in campo e non c'è Giroud, rendendo il modulo più un 352 più coperto
  • Sostituendo questa volta Saelemaekers con Gabbia, per avere Calabria in campo e abbassare ulteriormente il baricentro

Mai scelta fu più sbagliata, il destino ci ha punito severamente con i 2 goal giallorossi negli ultimi minuti.
A quel punto deve essere stato chiaro a Pioli che un passaggio al 3421 doveva avvenire in modo deciso, accettando almeno di sacrificare una partita di transizione. Così Pioli ha giustamente scelto di sacrificare la partita di coppa Italia contro il Torino, e così si è schierato con un incrocio tra 3511 e 3421, scegliendo gli interpreti in modo molto discutibile. Non si può pretendere di dare minuti di gioco a chi gioca meno, proprio mentre stai effettuando una transizione tattica così fondamentale per il prosieguo della stagione.

Quello che adesso sappiamo non essere stato un esperimento, fallisce ufficialmente al minuto 77esimo del match di coppa Italia, per ritornare al 4231 puro, quando Theo Hernandez entra a sostituire Gabbia. C'è anche da aggiungere che Pioli contribuisce ad alimentare l'incertezza con sostituzioni piene di confusione (Leao per Saelemaekers? Giroud per Pobega?), che finiscono per rendere il gioco del Milan caotico ed inconcludente. Sappiamo bene quanto il destino sia stato poi spietato con l'eliminazione dalla Coppa Italia. Probabilmente avremmo perso ugualmente, ma se la strategia a lungo termine era quella di passare al 3421, valeva la pena continuare sullo spartito tattico intrapreso. Un cambiamento, se lo si vuole fare, può costare delle partite, è inevitabile.

Ma Pioli ha le idee molto confuse, e invece di schierare contro il Lecce il miglior 3421, dando seguito alle scelte strategiche avviate contro il Torino, ritorna al 4231, per giunta quello meno coperto, con Diaz trequartista al posto di un Vranckx o Pobega. Forse nella speranza di ritrovare le vecchie certezze. Il fallimento è totale, e il resto è la storia di 3 partite perse incassando 12 goal, perdendo malamente la supercoppa e dicendo definitivamente addio al Napoli. Insistendo con il modulo delle certezze, che ormai erano state perse per sempre, a causa del crollo psicologico di gruppo della squadra, di fronte al caos decisionale e organizzativo del suo mister.

Pioli in questi anni ha dimostrato di saper gestire gli infortuni, di saper uscire con pazienza e convinzione dalle piccole crisi, ma questa volta ci ha fatto capire di essere in grande difficoltà nei tempi di reazione di fronte alle decisioni pesanti e i grossi cambiamenti.
È molto competente e intelligente, ma gli manca la rapidità di analisi e di comprensione. Lo vedi chiaramente nella grande dicotomia che c'è sempre stata tra la sua capacità di preparare le partite, e quella di aggiustarle in corsa, attraverso sostituzioni e cambi tattici. È questo lo step che gli manca per poter passare dall'essere un buon Zaccheroni, vincitore di un solo scudetto in carriera, all'essere un vincente come Ancelotti.

Così, dopo 2 pareggi e ben 4 sconfitte nelle ultime 6 partite ufficiali, si trova di fronte a un bivio inevitabile: passare a un più facile 433 nell'immediato, per recuperare punti e morale, o rischiare il passaggio a un 3421, accettando una ulteriore fase negativa? Io avrei optato da tempo per il 433, ma nel derby di domenica scorsa non sarebbe forse neanche bastato. Così Pioli decide di riprendere il progetto del passaggio al 3421, ma di farlo in modo diverso. Sacrificare una partita, giocandola in modo molto difensivo, per recuperare compattezza, subire pochi goal, e generare sicurezze per la settimana successiva. Il derby diventa così un sacrifico amaro per il tifoso, ma è in realtà una medicina, pur se amara, per la squadra, che subisce un solo goal, soffre e resiste, non subendo goal nel secondo tempo dopo 4 partite. Inizia così la settimana con più fiducia per il cambiamento tattico, e nella strada intrapresa da Pioli.

La partita di ieri contro il Torino, a parte il risultato fortunato, è stato un altro piccolo passo avanti. La squadra è sembrata meno timorosa e più convinta, più aggressiva. Molti giocatori non sono ancora guariti dalla malattia di gennaio, ma ci sono segnali di ripresa. Il gioco ancora latita, ma ci sono dei passi avanti. I frutti della semplificazione tattica in fase di possesso devono essere ancora raccolti. Adesso che Pioli è riuscito ad avviare il cambiamento che aveva in testa, è giusto che lo porti avanti con convinzione, apportando di volta in volta le modifiche necessarie.
Ma la partita di ieri ha anche un protagonista inaspettato, che porta con sé altre osservazioni importanti. La prestazione di Thiaw è stata ottima, il giocatore è stato puntuale negli anticipi, insuperabile di testa e nei corpo a corpo. Chi diceva che Romagnoli non era stato sostituito affatto, si sbagliava di grosso. Il problema semmai è stato che Pioli ha tenuto Thiaw in panchina per 1387 minuti in serie A, offrendogli soltanto 233 minuti di gioco. Quello che è interessante notare, è che in quei 1387 minuti il Milan ha subito 26 goal, 1 ogni 53 minuti, mentre in quei 233 in cui Thiaw era in campo, ne ha subito solamente uno. Coincidenza statistica, o correlazione affidabile che sia, lo scarso utilizzo del tedesco rispetto a Gabbia è inspiegabile. E questo non è soltanto una sensazione superficiale, basata sulle apparenze, le simpatie o le antipatie, perché le statistiche di Gabbia sono impietose da questo punto di vista.

Gabbia è stato in panchina in serie A per 1290 minuti, durante i quali il Milan ha subito 15 goal, 1 ogni 86 minuti. In campo è stato invece in totale 600 minuti, durante i quali il Milan ha subito ben 14 goal, uno ogni 43 minuti. Mentre con Thiaw si assiste a un netto miglioramento statistico, con Gabbia il peggioramento è evidente. Le statistiche quindi parlano abbastanza chiaro, e soprattutto rivelano sia l'incapacità di Pioli di scegliere i giocatori migliori da mandare in campo, ma soprattutto il suo forte pregiudizio nei confronti dei nuovi acquisti. Per rimettere in sesto la stagione, non basterà per Pioli completare la transizione al 3421, ma dovrà anche riuscire a vincere questo pregiudizio, che forse ci ha penalizzato ancora di più di quanto sembri, considerato lo scarso utilizzo di Vranckx e Adli, e la gestione sbagliata di De Ketelaere.

In conclusione sembra che Pioli si stia riprendendo dal suo periodo buio, costellato di errori, incertezze e idee confuse. Quel periodo che a mio parere ha causato il crollo psicologico della squadra, portando alla terribile serie di sconfitte e goal subiti. Almeno c'è un'idea chiara, ottimale o sbagliata che sia, per i ruoli e il modulo da portare avanti. Non sappiamo ancora se sia l'inizio di un nuovo ciclo con Pioli, diverso dal precedente, e se la crisi sia veramente passata. La situazione è ancora precaria, e bastano pochi errori nel gestire il timone della nave, per cadere di nuovo nell'oblio. Ma tutto l'ambiente deve remare adesso nella stessa direzione, verso l'unico obiettivo rimasto, l'accesso alla prossima Champions League. Senza desiderio di vendetta nei confronti dell'allenatore, che ancora potrebbe essere un candidato valido per raggiungere l'obiettivo.
Riguardo al futuro, resta un grosso punto interrogativo. Il Milan deve continuare il suo percorso evolutivo, e ha bisogno di giocatori e allenatore con margini di crescita, ma anche con la capacità di fare gli step di crescita necessari. E provare che Pioli sia davvero cresciuto, nell'esperienza disastrosa dell'ultimo mese, è qualcosa di difficile. Sarà una valutazione che la dirigenza deve fare in modo onesto e calcolato, perché con l'improvvisazione non si può evolvere. Di certo, la macchia dello scarso utilizzo dei nuovi acquisti (anche validi, come provato da Thiaw) non può passare inosservata.
Senza avere il budget per acquistare campioni, è fondamentale che l'allenatore del Milan sia in grado di valorizzare da subito gli acquisti della dirigenza, altrimenti il calciomercato del Milan diventa un lavoro inutile.